FESTA SANTI FRANCESCO E GIACINTA MARTO

  • SANTA MESSA ORE 8,00 - 10,00
  • ORE 10,30 - ACCOGLIENZA DEI RAGAZZI PER UNA GIORNATA CON I PASTORELLI
  • GIOCHI PREGHIERE ALL'INSEGNA DEI PASTORELLI
  • ORE  12,00 PRANZO AL SACCO - GIOCO LIBERO
  • ORE 15,00 RASSEGNA CANORA A CURA DEL CORO DELLA SCUOLA "MARIA IMMACOLATA"
  • ORE 17,30 SANTA MESSA SOLENNE
  • PREGHIERA AI PASTORELLI E BACIO DELLE RELIQUIE

È a Giacinta e Francesco Marto, i due fratelli di appena nove e dieci anni, che insieme alla cugina Lucia dos Santos, apparve la Madre di Dio in quel lontano 13 maggio 1917 e riapparve loro ogni 13 del mese fino all'ottobre di quell'anno. Quel 13 maggio era per i bambini un giorno come tanti altri. Avevano portato le pecore in un campo chiamato Cova da Iria, di proprietà della famiglia di Lucia e, come al solito, tra qualche screzio, stavano giocando.

Nelle sue semplici memorie Lucia racconta così quello che accadde:«Vedemmo all'improvviso qualcosa come un lampo. “È meglio che ce ne andiamo a casa” dissi ai miei cugini “perché sta lampeggiando, potrebbe venire un temporale”. E cominciammo a scendere il pendio, spingendo le pecore verso la strada. Arrivati all'incirca a metà pendio, quasi vicino a un grande leccio che c’era lì, vedemmo un altro lampo e, fatti alcuni passi più avanti, vedemmo sopra un’elce una signora, era vestita di bianco e diffondeva una luce più chiara del sole... Sorpresi, ci fermammo. Eravamo così vicini che ci trovavamo dentro alla luce che la circondava o che lei diffondeva. Forse a un metro e mezzo, più o meno, di distanza. Allora quella signora ci disse: “Non abbiate paura. Io non voglio farvi del male”. “Di dove siete?”, le domandai.“Sono del cielo”. “E che cosa volete?”. “Sono venuta a chiedervi che veniate qui sei mesi di fila, il giorno 13 a questa stessa ora. Poi vi dirò chi sono e che cosa voglio. Tornerò qui ancora una settima volta”. “E anch’io andrò in cielo?”. “Sì. Ci andrai”. “E Giacinta?”. “Sì. Ci andrà anche lei”. “E Francesco?”. “Pure”. Poi ci disse di recitare il rosario tutti i giorni e che avremmo avuto molto da soffrire ma che la grazia di Dio sarebbe stata il nostro conforto».

La fama di santità dei due pastorinhos aveva già fatto il giro del mondo subito dopo la loro morte. Francesco era morto a causa della febbre spagnola il 4 aprile 1919 e Giacinta dieci mesi più tardi, il 20 febbraio 1920.Giacinta, dopo molte sofferenze offerte per la conversione dei peccatori, morì sola in un ospedale di Lisbona e venne sepolta a Vila Nova de Ourém, il comune a cui appartiene il villaggio di Fatima. Di Francesco, che chiamavano “il consolatore”, per il suo desiderio di consolare con la preghiera la Madonna, si perse memoria del punto esatto della sepoltura; solo più tardi i resti vennero riconosciuti dal padre per il particolare rosario che il bambino stringeva tra le mani. Nel settembre 1935 il corpo incorrotto della piccola Giacinta fu rimosso da Vila Nova de Ourém e portato aFatima. Venne scattata una fotografia e il vescovo di Leiria-Fatima, José Alves Correira da Silva, ne mandò una copia a Lucia, divenuta nel frattempo suora dorotea.

Fu questa occasione che indusse il vescovo a ordinare a Lucia di scrivere tutto quello che sapeva sulla vita di Giacinta. Nacque così la Prima memoria, che era pronta a Natale del 1935. Successivamente lo stesso vescovo le ordinò di scrivere anche i suoi ricordi su Francesco e sui fatti avvenuti a Fatima. Le fughe dalla gente e dai preti che volevano interrogarli, e che per loro erano «una vera e propria tortura», l'ingenuità e la voglia di continuare a giocare, i bambini analfabeti di Fatima, che nel 1917 videro quella che chiamavano «la signora», vissero questo incontro sempre da bambini. Il linguaggio di queste memorie è perciò semplicissimo e disarmante, a volte sgrammaticato, così come semplicissimi e assolutamente normali i due ragazzini. Ma se non fosse stato per i ricordi scritti lasciati da Lucia sulla loro breve vita, forse nessuno avrebbe pensato di aprire una causa di canonizzazione, anche perché a quei tempi non era ancora stato decretato il riconoscimento di «esercizio delle virtù in grado eroico» anche per i piccoli. L’inchiesta canonica venne infatti avviata dalla diocesi di Leiria solamente nel 1952.

E solo molti anni più tardi, nel 1989, la loro causa venne portata a conclusione con il decreto sulla pratica delle virtù in considerazione dell’età dei due bambini. L’ostacolo era una questione di fondo dibattuta a lungo nel corso del Novecento riguardo alla possibilità o meno di prendere in considerazione dei fanciulli come candidati alla canonizzazione. Questione che venne definitivamente risolta nel 1981 con un documento ad hoc della Congregazione delle cause dei santi.

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