Giacinta Marto: offerta di sé a Dio

Maria a Fatima propone a tre bambini, Lucia, Francesco e Giacinta (e tramite loro ad ognuno di noi), di vivere il Vangelo, con alcune specificità contenute nel suo invito: «Volete OFFRIRVI a Dio per sopportare tutte le sofferenze che Lui vorrà mandarvi, come atto di riparazione per i peccati da cui è offeso e di supplica per la conversione dei peccatori?» (stupendo programma di vita!!!).Maria a Fatima propone a tre bambini, Lucia, Francesco e Giacinta (e tramite loro ad ognuno di noi), di vivere il Vangelo, con alcune specificità contenute nel suo invito: «Volete OFFRIRVI a Dio per sopportare tutte le sofferenze che Lui vorrà mandarvi, come atto di riparazione per i peccati da cui è offeso e di supplica per la conversione dei peccatori?» (stupendo programma di vita!!!).
Quindi chiunque voglia conoscere, o approfondire, il messaggio di Fatima, e la sua spiritualità, deve leggere e meditare la vita dei tre pastorelli, perché loro hanno capito e vissuto integralmente. Di questi tre veggenti voglio parlare di s. Giacinta, la più piccola dei tre; personaggio che probabilmente già conoscete per aver letto o ascoltato in altre occasioni. Ma oggi la vogliamo ricordare insieme, alla luce di quanto già detto precedentemente.
Giacinta, nata l’11 marzo 1910, entra nella storia degli eventi di Fatima nel 196, a circa 6 anni, con le apparizioni preparatorie dell’Angelo del Portogallo, e a circa 7 anni, nel 1917, con le apparizioni della Vergine SS.ma, rivelatasi poi in Ottobre con il titolo di Madonna del santo Rosario.
Giacinta è una bambina normale con le qualità e i difettucci comuni a tutti i bimbi della sua età, ed è cresciuta in seno ad una famiglia profondamente cattolica. Ma gli avvenimenti del 1916 prima, e del 1917 poi, marcano profondamente l’anima di Giacinta e, a partire da queste esperienza, la grazia di Dio e la santità irrompono nella sua vita, provocando in lei una vera inondazione di soprannaturale.
Al dire di Lucia, questa bimba fu un vero “angelo di Dio”, a tal punto che dopo le apparizioni, chiunque ne aveva la possibilità desiderava stare, anche per poco, in sua compagnia, parlare con lui, ascoltarla, o soltanto starle vicino in silenzio quando lei si ammalò allettandosi. Questo è talmente vero che nelle disposizioni per la causa di beatificazione, molti hanno testimoniato che la vicinanza di questa bimba comunicava, trasmetteva, emanava una grande pace, come quando si è in chiesa; aggiungo io: perché era diventata un tabernacolo vivente…, era posseduta dalla presenza di Dio.
Ciò che sappiamo s. Giacinta Marto lo dobbiamo principalmente alle “Memorie” di suor Lucia, scritte per obbedienza al vescovi di Leiria-Fatima; in modo speciale alla prima Memoria del Dicembre 1935, la più ricca di informazioni sul messaggio di Maria e di notizia sui suoi cuginetti, in modo speciale su Giacinta, la sua carissima amica di infanzia.
Giacinta ha “ascoltato” e “accolto” le parole di Maria. Ha accolto il suo invito e lo ha vissuto perfettamente, secondo la volontà di Dio, diventando una perfetta fatimina, una perfetta incarnazione del messaggio di Maria, diventando un’offerta a Dio gradita!
Io non sono un esperto di Fatima, ma soltanto un conoscitore “fai da te” e, secondo la mia modesta opinione, l’elemento che più colpì Giacinta del messaggio di Fatima, fu la visione delle conseguenze del peccato, cioè l’offesa a Dio e il castigo eterno dei peccatori che finivano nell’inferno. (Il Ven. Lanteri voleva che noi Oblati ci mettessimo sulla bocca dell’inferno per salvare le anime!) 
La piccola rimase molto impressionata dalla visione dell’inferno avvenuta il 13 Luglio, e non soltanto in maniera sensibile come era naturale, ma soprattutto nel suo spirito e questo si incise profondamente nel suo cammino spirituale. Dopo la visione del castigo eterno dell’inferno, Giacinta apparve la più preoccupata dei tre per la sorte delle anime, che con il loro modo di vivere si autocondannavano all’inferno. Cercò quindi di fare tutti i sacrifici a lei possibili per ottenere la salvezza dei peccatori; anche perché la Madonna nel mese di Agosto aveva affermato che «molti vanno all’inferno perché non c’è chi si sacrifichi e preghi per loro» (questa è un’affermazione che deve farci riflettere molto).
Giacinta ripeteva spesso ad alta voce, come una giaculatoria: «Quanta compassione sento per i peccatori! Se potessi mostrare loro l’inferno!». E durante la sua malattia diceva a Lucia: «Io vado in cielo, ma tu che rimani quaggiù, mi raccomando, dì a tutti com’è l’inferno, perché non facciano più peccati e vadano là». (Ed io? Ho questi sentimenti?...
A questo punto della mia riflessione ritengo doveroso fare una precisazione importante per dare “luce teologica” a questo tema.In un suo discorso sul tema di cui stiamo riflettendo, san Giovanni Paolo II affermava: «Noi crediamo che Dio nel suo Amore Misericordioso può volere soltanto la salvezza di tutti gli uomini; in realtà è la creatura che si chiude al suo Amore. E l’inferno sta ad indicare, più che un luogo, la situazione in cui viene a trovarsi chi liberamente e definitivamente si allontana da Dio, sorgente di vita e di gioia». Infatti, aggiungo io, Dio non ci ha creati per mandarci all’inferno, ma per donarci il suo Paradiso, per farci partecipi della sua Beatitudine eterna.
Giacinta era un bambina sensibile e delicata, ed essendo rimasta particolarmente addolorata per le persone in via di perdizione, come ho già detto, spessissimo si soffermava a pensare al loro ostinato rifiuto dell’Amore di Dio. I peccatori, e la loro salvezza eterna, erano diventati i suoi prediletti nella preghiera e nei sacrifici. E sottolineo che, quello di Giacinta, non era uno sterile ed emotivo dispiacere, NO! La piccola si preoccupava in modo vitale per coloro che erano in pericolo, pregando e sacrificandosi in ogni modo e senza sosta per loro.S. Giacinta per i peccatori accettò ogni tipo di sacrificio, spirituale, fisico, psicologico, affettivo, TUTTO! I suoi sacrifici abituali erano: digiuni, privarsi del bere, alzarsi di notte per pregare prostrata per terra, gli interrogatori assillanti che la stancavano molto, accogliere tutti con amore e pazienza: i visitatori, gli invadenti, subire serenamente gli insulti, le calunnie, le umiliazioni, le malattie, la solitudine in ospedale, il morire da sola senza la compagnia della sua adorata mamma e di Lucia. Dio stesso dovette intervenire per “alleggerire” l’entusiasmo penitenziale dei tre pastorelli. Infatti il 13 Settembre la Madonna disse ai veggenti che Dio era contento dei loro sacrifici e preghiera, ma vietava loro di portare di notte la cordicella che stringeva loro la vita (“delicatezza” del Signore…!!!!)
In questa bimbo rinasciamo una delle più belle espressioni della carità cristiana, che la fa partecipare liberamente, con tutta se stessa, all’opera redentrice di Cristo. Veramente e con ragione possiamo esultare nello Spirito Santo esclamando con Gesù: «Ti benedico, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e agli intelligenti, e le hai rivelati ai piccoli. Sì, o Padre, perché così è piaciuto a te» (Mt 11,25).
Lucia stessa, quando scrisse le Memoria, affermò che Giacinta si lasciò compenetrare da un grande spirito di mortificazione e di penitenza «per una grazia speciale di Dio, ricevuta per mezzo del Cuore Immacolato di Maria»; grazia che, a suo dire, le fu concessa perché potesse diventare una grande messaggera di Fatima.Voglio offrirvi una breve riflessione di Lucia perché è interessante. Lei dice che alcune persone, anche pie e devote, non vogliono parlare dall’inferno ai bambini per non spaventarli; ma dio, tramite Maria, non esitò a mostrarlo a tre bambini, una dei quali aveva sette anni, sapendo benissimo che ne avrebbe avuto un orrore enorme! Riflettiamo!
Ma oltre l’amore per la salvezza dei peccatori la piccola Giacinta aveva nel suo cuore altri due grandi amori: al Santo Pare, che vedrà in una visione, e al Cuore Immacolato di Maria.
Questi erano quasi sempre le tre intenzioni principali, anche se non esclusive, che si proponeva nell’offerta delle sue preghiere e dei suoi sacrifici.
Possiamo porci al domanda: questi bambini come sono arrivati a capire come vivere la loro offerta a Dio? Leggendo qua e là ho scoperto che, oltre l’azione dello Spirito Santo, il primo aiuto venne loro dall’Angelo della Pace, quando nella sua seconda apparizione al pozzo di Lucia, nell’estate del 1916, alla domanda posta da quest’ultima, di come potersi sacrificare, l’Angelo rispose: «Di tutto ciò che potete fatene un sacrificio». Poi un sacerdote che successivamente diventerà il suo primo direttore spirituale, don Faustino Jacinto Ferreira, prevosto di Olival, dietro richiesta dei bambini, che chiedevano come mortificarsi, suggerì loro: «Figli miei se avete voglia di mangiare qualcosa, lasciatelo e mangiatene un altro, così offrirete un sacrificio a Dio; se vi piace giocare, non giocate, così offrirete un sacrificio a Dio; se vi interrogano e voi non potete evitarlo, pensate che è Dio che così vuole e offritegli anche questo sacrifico». Ecc….!Questi suggerimenti ci dicono qualche fu l’atmosfera religiosa in cui crebbero i tre bambini, che persero molto sul serio questi insegnamenti.
Ma un’altra domanda che possiamo porci è: «Come era intesa dai tre pastorelli la dinamica sacrificale per cui tanto accettavano di soffrire per offrire?». Nei carteggi che parlano di questi bambini si esclude categoricamente qualsiasi forma di patologie psichiche, psichiatriche e neurologiche. La dinamica sacrificale è questa: il credente offre al Signore una rinuncia, cibo – acqua – affetti – cosa che piacciono, oppure una sofferenza del corpo o dell’anima, unendo tutto alla passione, morte e risurrezione di Gesù Cristo e mettendo a questa offerta un’intenzione salvifica: riparazione dei peccati, conversione dei peccatori, liberazione delle Anime sante del Purgatorio, o anche la richiesta di grazie particolari, ecc. Il Signore accoglie e benedice “l’amore” con cui si offrono le cose suddette e, in risposta, agisce secondo quanto richiesto, se è secondo la sua volontà.
Velocemente dico qualcosa sull’altro grande amore di s. Giacinta: il Santo Padre. La Madonna aveva detto loro: «Il Santo Padre avrà molto da soffrire», e i pastorelli rimasero fortemente impressionati e addolorati da questa rivelazione. Nella terza memoria Lucia racconta che un giorno i tre andarono a trascorrere le ore della siesta presso il pozzo della famiglia Marto. Giacinta sedette sul pozzo, mentre Francesco e Lucia si recarono a cercare miele selvatico tra le spine. Poco dopo Giacinta chiamò i due, chiedendo loro: «Avete visto il Santo Padre?». «No», risposero. «Non so come è stato – disse la piccolina – io ho visto in una casa molto grande, inginocchiato davanti a un tavolo, con le mani sul volto, il Santo Padre in pianto. Fuori dalla casa c’era molta gente, alcuni tirano sassi, altri imprecavano e dicevano molte parolacce. Povero Santo Padre! Dobbiamo pregare molto per lui».
Giacinta ricordava le parole della Santa Vergine che disse: «Se i peccatori non smettono di offendere Dio, scoppierà una guerra peggiore di quella in corso e il papa avrà molto da soffrire» (come poi realmente è avvenuto).Quella visione del “vescovo vestito di bianco”, con il volto in lacrime, fu per lei un nuovo grande monito. Da allora ogni volta che offriva i suoi sacrifici a Gesù aggiungeva sempre: «e per il Santo Padre».
Quanto amore, quanto carità cristiana in questa piccola bambina morta il 20 Febbraio 1920, all’età di dieci anni, con una maturità immensa!
Concludo questo mio intervento con l’invito a voi, e a me, di chiedere ai santi Pastorelli, in particolare a s. Giacinta, di intercedere per noi, perché se nel cuore sentiamo ammirazione e siamo attratti da questa piccola grande santa, potrebbe voler dire che, nel nostro piccolo, abbiamo anche noi la chiamata a vivere ciò che la Vergine santa ha chiesto a Fatima nel 1917.
La Chiesa canonizzando Giacinta e suo fratello Francesco garantisce, con la sua infallibilità, che questo cammino spirituale, percorso da loro, conduce alla santità, conduce alla perfezione evangelica a cui tutti siamo chiamati.

Articolo tratto da: Myriam "Lasciamoci salvare da Cristo" (n. 1 del 2020)

Contatti

santuarionsdifatima@gmail.com

Please, enter your name
Please, enter your phone number
Please, enter your e-mail address Mail address is not not valid
Please, enter your message
Acconsento al trattamento dei dati ai sensi del DLgs 196/2003 e del Reg. UE 2016/679.
Leggi l'informativa

Iscriviti alla newsletter

Iscriviti alla nostra newsletter: sarai costantemente informato sulle nostre iniziative, eventi, etc...

Donazioni

  • Il Santuario N.S. di Fatima nato per la generosità di tante persone e per chi ha donato tutto per la maggior Gloria di Dio, si sostiene con il contributo libero di quanti devolvono a suo favore offerte. Chi volesse contribuire può farlo:

    IBAN: IT55 G 03069 39450 100000009531

    Banca Intesa San Paolo
    C.C. POSTALE 439018
    intestato Istituto degli Oblati di Maria Vergine, Santuario N.S. di Fatima