Articoli filtrati per data: Lunedì, 07 Ottobre 2024

Il Rosario della Vergine Maria, sviluppatosi gradualmente nel secondo Millennio al soffio dello Spirito di Dio, è preghiera amata da numerosi Santi e incoraggiata dal Magistero. Nella sua semplicità e profondità, rimane, anche in questo terzo Millennio appena iniziato, una preghiera di grande significato, destinata a portare frutti di santità. Essa ben s'inquadra nel cammino spirituale di un cristianesimo che, dopo duemila anni, non ha perso nulla della freschezza delle origini, e si sente spinto dallo Spirito di Dio a « prendere il largo » (« duc in altum! ») per ridire, anzi 'gridare' Cristo al mondo come Signore e Salvatore, come « la via, la verità e la vita » (Gv 14, 6), come « traguardo della storia umana, il fulcro nel quale convergono gli ideali della storia e della civiltà ».(Rosarium Virginis Marie)

La preghiera del Santo Rosario è al cuore dei messaggi che la Madonna ha trasmesso ai tre pastorelli portoghesi nelle sue apparizioni nel 1917.

Nel contesto delle apparizioni di Fatima nel 1917, la preghiera del Santo Rosario emerge come un elemento centrale nei messaggi che la Madonna ha trasmesso ai tre pastorelli: Lucia, Francisco e Giacinta Questi eventi, che hanno segnato profondamente la spiritualità cattolica, non solo hanno richiamato l’attenzione sul valore della preghiera, ma hanno anche sottolineato l'importanza della devozione mariana.

Le apparizioni di Fatima si sono svolte tra maggio e ottobre 1917, in un periodo caratterizzato da tensioni politiche e sociali, soprattutto in Europa. La Madonna si è manifestata ai pastorelli per incoraggiarli a pregare e a convertire i cuori. Durante queste apparizioni, ha esortato i bambini a diffondere il messaggio della pace, della penitenza e della preghiera, invitandoli a rivolgersi a Dio attraverso il Rosario.

-13 maggio: “Recitate il Rosario tutti i giorni, per ottenere la pace per il mondo e la fine della guerra”

-13 giugno: “Voglio che continuiate a recitare il Rosario tutti i giorni”.

-13 luglio: “Voglio che continuiate a recitare il Rosario tutti i giorni in onore di Nostra Signora del Rosario, per ottenere la pace del mondo e la fine della guerra, perché soltanto così Ella lo potrà aiutare. Quando recitate il Rosario, dite alla fine di ogni decina: ‘O Gesù, perdona le nostre colpe; preservaci dal fuoco dell’inferno; porta in cielo tutte le anime, specialmente le più bisognose della tua misericordia’”.

-19 agosto: “Voglio che continuiate a dire il Rosario tutti i giorni”.

-13 settembre: “Continuate a recitare il Rosario per ottenere la fine della guerra”.

-13 ottobre: “Io sono la Madonna del Rosario, che continuino a recitare la Corona tutti i giorni”.

La preghiera del rosario, con la sua struttura di preghiere ripetitive e meditazioni sui misteri della vita di Cristo e della Vergine Maria, offre un momento di riflessione profonda e di connessione spirituale. La Madonna ha raccomandato questa pratica come mezzo per affrontare le sfide del mondo, per chiedere la conversione dei peccatori e per invocare la pace nel mondo.

La ripetizione delle Ave Maria, accompagnata dalla meditazione sui misteri, permette di entrare in un dialogo intimo con Dio. La Madonna ha sottolineato l'importanza di questa preghiera non solo per la propria vita spirituale, ma anche per il bene dell'umanità.

Tra i messaggi chiave della Madonna a Fatima, l'invito alla preghiera è stato accompagnato da un forte richiamo alla penitenza e alla conversione. Il Rosario diventa quindi un atto di amore, un modo per offrire al Signore le proprie tribolazioni e le proprie speranze. La Madonna ha chiarito che, attraverso la preghiera, è possibile intercedere per gli altri e contribuire a portare la luce di Dio nelle tenebre del mondo. «Recitate il Rosario tutti i giorni per ottenere la pace per il mondo e la fine della guerra» (Fatima 13 Maggio 1917)

Lucia, Francisco e Jacinta hanno vissuto intensamente gli insegnamenti ricevuti dalla Madonna. I due più giovani, Francisco e Jacinta, hanno abbracciato la penitenza e la preghiera del Rosario con fervore. La loro vita è diventata un esempio luminoso di dedizione e fede, dimostrando come anche i più piccoli possano avere un grande impatto nel mondo spirituale.

La preghiera del Santo Rosario, come suggerito dalla Madonna a Fatima, rimane un faro di speranza e un potente strumento di intercessione. In un mondo spesso caotico e incerto, questo semplice atto di fede continua a richiamare milioni di persone verso una vita di preghiera, riflessione e pace. Rivolgerci a Maria attraverso il Rosario significa riscoprire la bellezza di una fede viva e operante, capace di trasformare i cuori e di illuminare il cammino verso Dio.

 La contemplazione di Cristo ha in Maria il suo modello insuperabile. Il volto del Figlio le appartiene a titolo speciale. È nel suo grembo che si è plasmato, prendendo da Lei anche un'umana somiglianza che evoca un'intimità spirituale certo ancora più grande. Alla contemplazione del volto di Cristo nessuno si è dedicato con altrettanta assiduità di Maria. Gli occhi del suo cuore si concentrano in qualche modo su di Lui già nell'Annunciazione, quando lo concepisce per opera dello Spirito Santo; nei mesi successivi comincia a sentirne la presenza e a presagirne i lineamenti. Quando finalmente lo dà alla luce a Betlemme, anche i suoi occhi di carne si portano teneramente sul volto del Figlio, mentre lo avvolge in fasce e lo depone nella mangiatoia (cfr Lc 2, 7).

Da allora il suo sguardo, sempre ricco di adorante stupore, non si staccherà più da Lui. Sarà talora uno sguardo interrogativo, come nell'episodio dello smarrimento nel tempio: « Figlio, perché ci hai fatto così? » (Lc 2, 48); sarà in ogni caso uno sguardo penetrante, capace di leggere nell'intimo di Gesù, fino a percepirne i sentimenti nascosti e a indovinarne le scelte, come a Cana (cfrGv2, 5); altre volte sarà uno sguardo addolorato, soprattutto sotto la croce, dove sarà ancora, in certo senso, lo sguardo della 'partoriente', giacché Maria non si limiterà a condividere la passione e la morte dell'Unigenito, ma accoglierà il nuovo figlio a Lei consegnato nel discepolo prediletto (cfr Gv 19, 26-27); nel mattino di Pasqua sarà uno sguardo radioso per la gioia della risurrezione e, infine, uno sguardo ardente per l'effusione dello Spirito nel giorno di Pentecoste (cfr At 1, 14).

 

 

Ci sarà idealmente tutto il popolo mondiale della pace insieme con il Papa, nella Basilica di Santa Maria Maggiore a Roma, domenica pomeriggio alle 17, a recitare il Rosario. Iniziativa straordinaria annunciata da Francesco mercoledì scorso nella Messa di apertura del Sinodo. Cui si aggiunge la giornata di lunedì 7 ottobre dedicata al digiuno e alla preghiera (senza particolari eventi), nell’anniversario della inumana strage perpetrata da Hamas ai danni dei cittadini israeliani, tra i quali anche molti bambini.

Tutti gli occhi, dunque, saranno puntati sull’icona dalla Salus Populi Romani nella Basilica liberiana cara al Pontefice, per invocare che cessi il fragore delle armi. A cominciare dagli occhi dei partecipanti al Sinodo, che si uniranno al Vescovo di Roma, raccogliendo così il suo invito a pregare insieme in questo momento così preoccupante. «Per invocare dall'intercessione di Maria Santissima il dono della pace - aveva annunciato papa Bergoglio mercoledì scorso -, domenica prossima (oggi per chi legge, ndr) mi recherò nella Basilica di Santa Maria Maggiore dove reciterò il santo Rosario e rivolgerò alla Vergine un’accorata supplica; se possibile, chiedo anche a voi, membri del Sinodo, di unirvi a me in quell’occasione. E, il giorno dopo, 7 ottobre, chiedo a tutti di vivere una giornata di preghiera e di digiuno per la pace nel mondo». «Fratelli e sorelle - aveva aggiunto nel corso dell'omelia - riprendiamo questo cammino ecclesiale (cioè il Sinodo, ndr) con uno sguardo rivolto al mondo, perché la comunità cristiana è sempre a servizio dell’umanità, per annunciare a tutti la gioia del Vangelo. Ce n’è bisogno, soprattutto in quest’ora drammatica della nostra storia, mentre i venti della guerra e i fuochi della violenza continuano a sconvolgere interi popoli e nazioni».

Il Papa ha ricevuto Raphael Bedros XXI Minassian, patriarca di Cilicia degli Armeni in Libano. Nel frattempo il tema della pace è risuonato più volte nell’Aula Paolo VI in Vaticano dove è in corso l’assemblea sinodale. E ieri se n’è avuta conferma anche nel corso del briefing giornaliero in Sala Stampa. Particolarmente toccante la testimonianza di Mounir Khairallah, vescovo di Batrun dei Maroniti (Libano), cui alcuni uccisero madre e padre quando aveva cinque anni, lasciandolo orfano insieme ad altri tre fratelli e sorelle dai due ai sei anni. Le sue sono state però parole di perdono. Un perdono insegnatogli da una zia religiosa, che accolse in convento i quattro nipotini. «Ci disse: “Non preghiamo tanto per i vostri genitori, sono martiri presso Dio; preghiamo piuttosto per quello che li ha assassinati e cercate di perdonare nel corso della vostra vita. Così sarete i figli del vostro Padre che è nei cieli”». «Noi libanesi - ha aggiunto il vescovo - vogliamo sempre condannare l’odio, la vendetta, la violenza. Vogliamo costruire la pace. Siamo capaci di farlo. La guerra ci è stata imposta, ma il Libano è un “Paese-messaggio”, come diceva sempre san Giovanni Paolo II. Un Paese messaggio di convivialità, di libertà, di democrazia, di vita nel rispetto delle diversità. Anche papa Francesco è convinto di questo». Il Libano «è un messaggio di pace e dovrebbe restare un messaggio di pace - ha proseguito il presule -. È l’unico Paese nel Medio Oriente dove possono vivere insieme cristiani, musulmani, ebrei, nel rispetto delle loro diversità, in una nazione che è una “nazione modello”, come diceva papa Benedetto XVI. Noi libanesi vogliamo sempre condannare l’odio, la vendetta, la violenza. Vogliamo costruire la pace. Siamo capaci di farlo». Quanto alla stretta attualità, il vescovo ha rimarcato: «Purtroppo il mondo tace oppure dà il semaforo verde a tutte queste violenze perché ci sono troppi interessi politici ed economici. Ma nonostante tutto quello che succede - 50 anni di guerra cieca, selvaggia -, noi come popoli di tutte le culture di tutte le confessioni, vogliamo la pace. Lasciamo da parte i nostri politici, i nostri e quelli del mondo, le grandi potenze: loro fanno i loro interessi sulla nostra pelle. Però noi come popoli non vogliamo tutto questo: lo rifiutiamo. Verrà il giorno che avremo l’occasione di dire la nostra parola al mondo intero: basta con questa vendetta, con questo odio, con queste guerre. Lasciateci costruire la pace almeno per i nostri bambini».

La voce del vescovo libanese non è isolata. Anche l’arcivescovo maggiore di Kiev, Sviatoslav Shevchuk, capo della Chiesa greco-cattolica ucraina, che è a Roma per il Sinodo e che pregherà con il Papa per la pace, ai media vaticani ricorda: «È già il terzo anno che viviamo nel contesto di questa orribile guerra che il Papa ha chiamato “sacrilega”, e “blasfema”. Oggi, come diceva san Paolo, siamo diventati uno spettacolo per il mondo che guarda la tragedia dell’Ucraina e non sa cosa fare con questa tragedia».

Un appello urgente per la pace da parte di tutto il Sinodo è emerso venerdì pomeriggio. I partecipanti all’assise, come riferito nel briefing, hanno condannato «tutti i fondamentalismi: e la causa principale di tutti i mali», ovvero il commercio di armi. «Ogni volta che parte un missile, qualcuno si arricchisce». Una sottolineatura che spesso ritorna anche nelle parole del Papa. (Avvenire Mimmo Muolo sabato 5 ottobre 2024)

Sante Messe ore 8.30 - 10.00 - 18.00
Rosario 9.00 - 10.30 - 17.30
Adorazione Eucaristica 10.30 / 12.00 -15.30 / 18.00
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