b) fortifica: il pane sostiene il cuore dell’uomo (cf. Sal 104,15);
c) diletta: dal cielo offristi un pane… capace di procurare ogni delizia (cf. Sap 16,20);
d) serve per accrescere la fede: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà più fame e chi crede in me non avrà più sete» (Gv 6,35);
e) per sostenere la speranza: «ecco, io sono con voi tutti i giorni, siano alla fine del mondo» (Mt 28,20);
f) per dilatare la carità, perché è il memoriale dell’amore che si è donato a noi e ci invita a donarci a nostra volta con la stessa vita: «fate questo in memoria di me» (Lc 22,19);g) per la remissione dei peccati veniali e la prevenzione da quelli mortali.San Bonaventura offre inoltre altre preziose indicazioni, quando scrive: «In questo sacramento c’è la pienezza della consolazione»; esso «sostiene nell’azione ed eleva alla contemplazione».Infine, il CCC, raccogliendo la ricca tradizione della Chiesa sui frutti dell’eucaristia, ne indica i seguenti: accresce la nostra unione a Cristo (n. 1391); ci separa dal peccato (1393); fortifica la carità che, nella vita di ogni giorno, tende a indebolirsi; la carità così vivificata «cancella i peccati veniali» n. 1394); fa la Chiesa e realizza la sua unità (nn. 1396-1398); impegna nei confronti dei poveri (n. 1397); ci dà il «pegno della gloria futura» (nn. 1402 ss.). - Inoltre va ricordata anche l’importanza dell’adorazione eucaristica, raccomandata dalla Chiesa. Il trattenersi in preghiera presso il Signore Gesù, vivo e vero nel Santo Sacramento, matura l’unione con lui: «la contemplazione prolunga la comunione e permette di incontrare durevolmente Cristo, vero Dio e vero uomo, di lasciarsi guardare da lui e di fare esperienza della sua presenza».Papa Benedetto XVI nell’omelia del 8 giugno 2012 ha ricordato che l’adorazione eucaristica è necessaria per vivere a pieno l’Eucarestia nella Messa perché stare «in silenzio prolungato davanti al Signore presente nel suo Sacramento, è una delle esperienze più autentiche del nostro essere Chiesa, che si accompagna in modo complementare con quella di celebrare l’Eucaristia, ascoltando la Parola di Dio, cantando, accostandosi insieme alla mensa del Pane di vita». Benedetto XVI ha poi spiegato perché «comunione e contemplazione non si possono separare». Si comunica davvero con Gesù come si fa con un’altra persona: «Devo conoscerla, saper stare in silenzio vicino a lei, ascoltarla, guardarla con amore. Il vero amore e la vera amicizia vivono sempre di questa reciprocità di sguardi, di silenzi intensi, eloquenti, pieni di rispetto e di venerazione, così che l’incontro sia vissuto profondamente, in modo personale e non superficiale». Quindi se manca questa dimensione che ritroviamo nell’adorazione Eucaristica, «anche la stessa comunione sacramentale può diventare, da parte nostra, un gesto superficiale. Invece, nella vera comunione, preparata dal colloquio della preghiera e della vita, noi possiamo dire al Signore parole di confidenza».Tale adorazione, inoltre, in un atteggiamento ricettivo nel quale lasciamo lavare i piedi dal Signore stesso, che è venuto per servire, ci matura anche la coscienza e diviene «scuola di amore attivo verso il prossimo»: «Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i vostri piedi, anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri» (Gv 13,14). L’amore si comprende proprio come partecipazione all’amore: «Non soltanto conosciamo l’amore, ma noi stessi cominciamo ad amare».
Infine c’è anche il richiamo alla pace, alla penitenza e alla preghiera per la conversione dei peccatori. Invito che è comune con quello della Vergine Maria,
I richiami della Vergine di Fatima
A Fatima la Vergine Maria apparve in una località chiamata Cova da Iria, nel comune di Ourém in Portogallo. Nelle visioni della Madonna, che vanno dal 13 maggio 1917 al 13 ottobre dello stesso anno, i richiami sono molteplici.
Innanzitutto l’importanza della preghiera, e in particolare la richiesta di recitare ogni giorno il rosario. Ascoltiamo le parole della Vergine:Fin dalla prima apparizione del 13 maggio 1917 la Vergine chiese ai pastorelli: «Recitate il Rosario tutti i giorni per ottenere la pace per il mondo e la fine della guerra». Chiese anche di fare innumerevoli sacrifici per la conversione dei peccatori.Nella seconda apparizione del 13 giugno la Vergine chiese: «Voglio che veniate qui il 13 del mese prossimo, che diciate il rosario tutti i giorni, che impariate a leggere. Poi vi dirò che cosa voglio».Nella terza apparizione del 13 luglio la Vergine disse: «Voglio che veniate qui il 13 del mese prossimo, che continuiate a recitare tutti i giorni il rosario in onore della Madonna del Rosario per ottenere la pace del mondo e la fine della guerra…». Lucia presenta allora una serie di richieste di conversioni, guarigioni e altre grazie. La Madonna risponde raccomandando sempre la pratica del rosario, con cui otterranno le grazie entro l’anno.Tra le grazie chieste in questa occasione da Lucia alla Madonna fu la guarigione del figlio paralitico di Maria Carreira. La Madonna rispose che non lo avrebbe guarito e che non lo avrebbe tratto dalla sua povertà, ma che recitasse tutti i giorni il rosario in famiglia e gli avrebbe dato i mezzi per vivere.Nella quarta apparizione del 15 agosto ribadisce: «Voglio che continuiate ad andare alla Cova da Iria il 13 e che continuiate a recitare il rosario tutti i giorni».Nella quinta apparizione del 13 settembre oltre a chiedere che si continui a recitare il rosario ribadisce anche l’efficacia di tale preghiera: «Continuate a recitare il rosario per ottenere la fine della guerra».Nella sesta e ultima apparizione del 13 ottobre 1917 alla domanda che Lucia pone alla Madonna: «Che cosa vuole da me Vostra Signoria?», la Vergine risponde: «Voglio dirti di fare in questo luogo una cappella in mio onore, che sono la Regina del Rosario, di continuare sempre a recitare il rosario tutti i giorni». È chiaro che per la Vergine la preghiera del rosario che insistentemente ci raccomanda è legata una misteriosa efficacia. Che di per sé vale per ogni preghiera in genere, in quanto in essa ci rivolgiamo nella fede a Cristo risorto, unico Mediatore, che intercede per noi presso il Padre. Ma ancor più vale per il rosario, preghiera cristologica, nel quale ci rivolgiamo unitamente a Cristo e, in quanto pienamente associata a Lui nell’opera della salvezza, a Maria, che Gesù ci ha dato come madre dall’alto della croce (cfr. Gv 19). Come per dire che Egli vuole che veniamo a Lui tramite la mediazione di Maria. Di Maria che, tra l’altro, è anche la perfetta discepola che ci guida maternamente ad essere autentici discepoli di suo Figlio.Nelle visioni, inoltre, Maria ci educa ad allargare lo sguardo sul mondo. Ricordiamo la richiesta di far consacrare la Russia al suo cuore Immacolato:«Se ascolterete le mie richieste, la Russia si convertirà e avrete la pace; diversamente, diffonderà i suoi errori nel mondo, promuovendo guerre e persecuzioni alla Chiesa; i buoni saranno martirizzati, il Santo Padre dovrà soffrire molto, diverse nazioni saranno annientate».C’è poi la richiesta di fare sacrifici e preghiere per la conversione dei peccatori, e in seguito, anche per sostenere il Papa.Proviamo a immaginare la portata di queste richieste della Madonna sui pastorelli di Fatima. Essi, che erano nati in un piccolo villaggio ed erano stati incaricati dai genitori e pascolare le pecore per contribuire così al sostentamento della propria famiglia, quanto conoscevano del mondo esterno? Erano analfabeti. Sapevano che a guidare la Chiesa c’è il Papa? Ne conoscevano il nome? Sapevano cos’era la Russia? Potevano immaginare che cosa avrebbe comportato nel mondo la diffusione degli errori, la persecuzione e le guerre?Questo sguardo sul mondo ci interpella. Anche noi, infatti, dobbiamo non solo essere “informati” di ciò che accade intorno a noi, ma anche lasciarci interpellare da essi, per discernere ciò che è male e le conseguenze che ne derivano.La Vergine nel messaggio del 13 luglio 1917 è chiara: «La guerra sta per finire, ma se non smetteranno di offendere Dio, nel regno di Pio XI ne comincerà un’altra peggiore. Quando vedrete una notte illuminata da una luce sconosciuta, sappiate che è il grande segnale che Dio vi dà del fatto che si appresta a punire il mondo per i suoi delitti, per mezzo della guerra, della fame e delle persecuzioni alla Chiesa e al Santo Padre. Per impedire tutto questo, sono venuta a chiedere la consacrazione della Russia al mio Cuore Immacolato e la comunione riparatrice nei primi sabati. Se ascolterete le mie richieste, la Russia si convertirà e avrete pace; diversamente, diffonderà i suoi errori nel mondo, promuovendo guerre e persecuzioni alla Chiesa; i buoni saranno martirizzati, il Santo Padre dovrà soffrire molto, diverse nazioni saranno annientate». La Russia di cui parla la Madonna non è solo la Russia intesa come lo stato politico che porta tale nome, ma è simbolo dell’ateismo e del materialismo. In altre parole nelle parole della Madonna la Russia ha un valore simbolico analogo a quello di Babilonia nell’Apocalisse. Di sicuro, ai tempi della stesura del libro sacro, babilonia designava allusivamente Roma, ma non solo: era simbolo di un sistema di vita all’insegna dell’ateismo pratico, diffuso in tante città dell’impero romano. In questo senso la Vergine del rosario ha avvertito che ogniqualvolta gli uomini non si fossero convertiti da sistemi di vita atei - come quello diffuso nello stesso Portogallo dell’epoca -, avrebbero finito per scatenare altre guerre e persecuzioni. Se poi ci rivolgiamo al magistero del Papa, Francesco più volte, sulla stessa linea del monito della Vergine, ha richiamato – come ad esempio nella Laudato si’ sulla cura della casa comune (2015), tema ripreso otto anni dopo, nella Laudate Deum del 4 ottobre 2023, i gravi danni dell’uomo che agisce, senza scrupolo di coscienza, solo per il massimo profitto. «La logica del massimo profitto a minimo costo, mascherata da razionalità, progresso e promesse illusorie, rende impossibile qualsiasi sincera preoccupazione per la casa comune e qualsiasi attenzione per la promozione degli scartati della società» (n. 31).Per raggiungere i suoi obiettivi l’uomo spesso si serve della tecnica, con la quale crede di poter possedere un potere senza limiti, come se fosse il dominatore del mondo (cfr. n. 22).Papa Francesco esclama: «Fa venire i brividi rendersi conto che le capacità ampliate dalla tecnologia danno «a coloro che detengono la conoscenza e soprattutto il potere economico per sfruttarla un dominio impressionante sull’insieme del genere umano e del mondo intero» (n. 23).Di fronte a tutto ciò – a questa Babilonia e Russia contemporanea – il cristiano non può non sentirsi interpellato a fare la sua parte per contrastare questo stile di vita con la preghiera e con la propria testimonianza.- Inoltre allargare lo sguardo sul mondo vuol dire anche avere a cuore gli uomini e le donne che soffrono le ingiustizie, le guerre, le sofferenze. Pregare e agire per la pace, per la giustizia.Papa Francesco ci ricorda continuamente i drammi di tanti popoli, nei quali le persone continuano a morire di fame, soffrono per la guerra, sono costrette a lasciare il proprio paese per motivi di ingiustizie, povertà, sofferenze; si ricordi anche la tratta delle persone, coloro ai quali sono negati i diritti umani più elementari, lo scarto dei diversamente abili, la violenza verso le donne, la violenza digitale, ecc. Non possiamo essere indifferenti di fronte a ciò. Non possiamo solo stare a guardare. - Ed infine lo sguardo sui peccatori. L’intervento della Madonna ha enormemente dilatato il cuore dei pastorelli, tanto è vero che subito cominciarono a fare penitenze e preghiere (recita frequente del rosario, partecipazione alla Santa Messa anche feriale, insistente ripetizione delle invocazioni apprese dall’angelo e dalla Madonna) per i peccatori, per la fine della guerra e per il Santo Padre.La visione dell’inferno, inoltre, nella quale la Madonna ha indicato che c’è la possibilità degli uomini di fallire per l’eternità la propria vita, ha ulteriormente rafforzato le motivazioni dei pastorelli. Pregare per i peccatori affinché non falliscano la loro vita significa anche vedere in essi non dei nemici, ma dei fratelli che sbagliano, facendo del male a se stessi e agli altri. Perché Dio non ha nemici, ma solo figli che vuole salvare elevandoli alla vita divina in Cristo. Non per nulla Gesù ci dice: «Amate i vostri nemici… pregate per coloro che vi perseguitano. Facendo così, diventerete veri figli di Dio, di vostro Padre, che è in cielo. Perché egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni e fa piovere per quelli che fanno il bene e per quelli che fanno il male» (Lc 6,44-45). In sintesi il richiamo di Maria ad uno sguardo sul mio mondo deve portarmi - come chiarisce papa Francesco nella Fratelli tutti – alla consapevolezza che io per primo sono chiamato, come ha fatto il samaritano che si è preso cura dell’uomo ferito (cfr. Lc 10,25-37), a farmi carico del fratello (cfr. n. 77). Come ha fatto il samaritano, che figura di Gesù. Nella preghiera, in relazione con Lui, come fece il discepolo amato, che reclinando la testa sul suo petto (cfr. Gv 13,25) ha “ascoltato” il suo cuore, così anch’io posso “ascoltare” il suo cuore, lasciarmi rivestire dai suoi desideri e sentimenti (cfr. Col 3,12-17).Azione e preghiera. Se nei rapporti personali, nella carità e, per chi è chiamato all’impegno politico che è una forma alta di carità, posso raggiungere un numero limitato di persone, nella preghiera potenzialmente posso raggiungere tutti, allargando il cuore con il desiderio di intercedere per tutti, specialmente per i più lontani da Dio, di invocare la giustizia e la pace. Altro contenuto fondamentale di Fatima è la Misericordia di Dio. Essa è la chiave interpretativa dello stile “teologico” di Fatima. Il volto di Dio che emerge da Fatima, infatti, non è quello del Dio giudice che avrebbe riempito di malvagi l’inferno come raccontano i tre bambini, quanto il volto del Dio patiens, cioè paziente e compassionevole. Anche se è vero che la Madonna parla di «offesa» recata a Dio dai peccatori e ha mostrato la possibilità della condanna eterna nella visione dell’inferno, bisogna ricordare che queste visioni sono degli ammonimenti per la conversione. Dio spera nella conversione dei peccatori, spera in un mondo più giusto. E per questo, anche attraverso la Madonna, richiama alla conversione. In altre parole le visioni di Fatima sono paragonabili ai richiami severi che i genitori rivolgono a fin di bene ai figli quando sbagliano. Passando dalla considerazione delle visioni di Fatima in quanto tali alla loro comparazione con quelle bibliche, va anzitutto precisato che anche le numerose visioni e profezie di minaccia della sacra Scrittura presentano solo in apparenza la concezione di un Dio giusto retribuitore o – peggio – vendicatore. In realtà, sono animate da un intento pedagogico: dissuadere gli uomini da comportamenti peccaminosi che scatenerebbero su loro stessi – e non solo su altri – conseguenze distruttive. L’espediente pedagogico di rimprovero e di minaccia del castigo è finalizzato unicamente al ravvedimento dal male e dalle sue conseguenze. In effetti, «il peccato, quand’è consumato, produce la morte» (Gc 1,25), o, in ogni caso, causa sempre sofferenze di diverso tipo – fisiche, psichiche, morali, individuali o collettive –, che s’abbattono non solo su altre persone, ma anche su chi lo ha commesso, e chi non si converte ma persegue nella via del male la prospettiva del fallimento finale, cioè della «seconda morte» (cfr. Ap 2,11; 20,6.14; 21,8) o della «dannazione eterna» è reale. Dio spera sempre che con la preghiera dei giusti gli uomini si possano ravvedere e convertire; spera che il corso della storia possa cambiare rispetto alle conseguenze inevitabili per i singoli e per l’umanità di chi persevera nel male. Dio è ben felice che le “minacce di castigo” non si realizzino! Anche la terribile figura dell’angelo dalla spada di fuoco nella visione del 13 luglio, nella quale Giacinta e Lucia avevano sentito ripetere: «Penitenza, penitenza, penitenza», va interpretata in tale modo, ossia conferma che l’intento principale della visione fosse di esortare vigorosamente a convertirsi e a credere al vangelo, consacrandosi al cuore immacolato di Maria.In questo santuario i numerosi confessionali sono il luogo nel quale il peccatore può fare esperienza della Misericordia divina. Lì sperimenta di sentirsi amato senza meriti da un Dio che lo ha amato per primo e che gli dona la grazia di ricominciare la propria vita nel segno della verità e dell’amore. Ed infine i sacrifici. Non ovviamente per placare l’ira di un Dio «offeso», ma sacrifici fatti per amore, accettando anche con fede le privazioni e le sofferenze fisiche e spirituali della vita allo scopo di intercedere per la salvezza degli altri. Così, ad esempio, Giacinta, colpita dalla “spagnola” già dalla fine del 1918, raccomandò a Francesco, che stava per morire per la stessa malattia, di assicurare al Signore e alla Madonna che anche lei avrebbe sofferto qualsiasi cosa per la conversione dei peccatori. Per amore del Signore e per partecipare ai suoi patimenti per i peccatori, Giacinta fece di sé un «sacrificio vivente, santo e gradito a Dio» (Rm 12,1).Francesco aveva iniziato già da diversi mesi ad affrontare nello stesso modo i patimenti che l’avrebbero portato alla morte. Inoltre, a Lucia, che andò talvolta a farle visita all’ospedale di Vila Nova de Ourém, Giacinta spiegò che le piaceva soffrire per amore del Signore e della Madonna, per consolare il cuore immacolato di Maria e per convertire i peccatori.In fondo, tutti e tre i veggenti, ben lontani dall’amare la sofferenza in quanto sofferenza, erano convinti che il Signore, accogliendo l’amore che animava questi loro atti di sacrificio davvero “eroici”, lo utilizzasse misteriosamente per salvare il mondo e specialmente per attrarre a sé chi non l’amava. Giovanni Paolo II, giunto in pellegrinaggio a Fatima, il 12 maggio 1982, tenne a sottolineare la dimensione genuinamente evangelica di questa profonda spiritualità oblativa e invitò l’episcopato portoghese e i fedeli radunatisi davanti alla Cappella delle Apparizioni a viverla nell’eucaristia e nell’esistenza: Viviamo in pieno sin da ora, nell’Eucaristia, questo nostro pellegrinaggio, offrendoci a Dio, tramite il Cuore Immacolato di Maria, in azione di grazie e in disponibilità; offriamo i nostri sacrifici in unione con Cristo redentore e, con l’animo in preghiera di espiazione e propiziazione, ripetiamo: Signore «Gesù, è per il vostro amore, in riparazione dei peccati e per la conversione dei peccatori» (terza apparizione – luglio 1917) Ecco perché al centro della vita del Santuario non ci può che essere la celebrazione Eucaristica. Le Suore Oblate di Maria Vergine di Fatima
A San Vittorino nel 1978 sono sorte le Suore Oblate di Maria Vergine di Fatima che collaborano con gli Oblati in tutte le attività legate alla vita del santuario. È significativo che proprio il giorno della consacrazione del Santuario, il 13 maggio 1979 c’è stata anche la prima professione religiosa delle Oblate. Due istituti, dunque, che collaborano per la stessa finalità pastorale: aiutare i fedeli ad accogliere in maniera libera e cosciente il Mistero della salvezza guardando a Colei che, associata in modo unico all’opera della redenzione del Figlio, ci guida nel cammino di fede con tenerezza di madre.
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