Benedetto XV fu a capo della Chiesa dal 3 settembre 1914 al 22 gennaio 1922. Risalgono quindi al suo pontificato le prime notizie delle apparizioni di Fatima. Il Papa prese posizione nei confronti delle apparizioni o del pellegrinaggio che nel frattempo si era sviluppato nel luogo dove queste erano avvenute? Il problema è di grande importanza perché siamo all'inizio di quello che diverrà poi un fenomeno di amplissime proporzioni, nella Chiesa e nel mondo. Trattandosi di un fenomeno interno alla Chiesa cattolica, e di grande complessità, qualunque presa di posizione da parte della suprema autorità della Chiesa avrebbe acquisito un peso decisivo. Quale peso attribuire a Benedetto XV rispetto a Fatima?
Essendo egli il primo di una serie di sette papi chiamati a intervenire su Fatima, sarà meglio individuare gli aspetti più importanti da tenere presenti per fenomeni di stampo sovrannaturale, come le apparizioni di Fatima. Tali aspetti sono praticamente gli stessi che la teologia di tutti i tempi si ê trovata ad affrontare per stabilire il carattere divino della religione giudaico-cristiana. In ultima analisi, bisogna sapere se è realtà, realtà divina, quella che si presenta come tale, stessa apparizione, visione o locuzione, fino a tutto ciò che in essa può essere espressione o messaggio di Dio, sia priva di parole, come modo di presentazione, abiti, abbellimenti, atteggiamenti corporali (gesti, inclinazioni, movimenti), sia oralmente, come in domande, risposte, richieste, esortazioni, profezie, promesse, minacce, ordini, sia inoltre con segni esterni al visibile (guarigioni, prodigi, miracoli). Tutto ciò può coinvolgere soltanto i veggenti o molti altri fedeli e perfino gli agenti delle autorità, sia religiose che civili, nella fattispecie vescovi, capi di stato o il papa in persona. In sintesi, teoricamente, occorre rispondere a una domanda: Dio è presente in un determinato avvenimento che si manifesta come sovrannaturale? Coerentemente con tali aspetti teorici, si pone la questione di sapere, nel caso si tratti di vere manifestazioni divine, quali conseguenze pratiche si possono o devono trarre quanto a devozioni, obblighi, diritti o doveri, e questo sia a livello di semplici individui come di grandi masse umane o delle autorità stesse. Se le manifestazioni divine straordinarie potessero essere oggetto di analisi scientifica, nel senso delle scienze dette esatte, l'intervento pontificio sarebbe meno importante, se non scarsamente necessario. Ma poiché tali manifestazioni sfuggono alla verifica sensoriale, si rende decisivo il ruolo dell'autorità, cui compete, nella Chiesa cattolica, l'ultima parola su questioni di idee e costumi.
Essendo Benedetto XV il primo papa a venire a conoscenza di Fatima, conviene fare una breve osservazione sull'importanza che la Chiesa cattolica attribuisce alle manifestazioni divine, straordinarie e post bibliche, così come alle valutazioni per verificarne la realtà nel corso dei suoi venti secoli. Chi legga le antiche agiografie si renderà ben presto conto che il meraviglioso divino abbonda in tutta la storia del cristianesimo, che lo ha accettato con le precauzioni ritenute normali in ogni periodo. La distinzione tra i libri santi canonici, ispirati da Dio, e i cosiddetti apocrifi, denota l'esistenza di un vero spirito critico già operante nella chiesa delle origini. Gesù aveva peraltro messo in allarme i suoi discepoli contro i falsi profeti (Mt 7,15). E san Paolo avvertiva che bisognava discernere il vero dal falso quando qualcuno affermava di possedere doti soprannaturali (1Cor 14,29). Ma egli non ostacolò la grande facilità se non il piacere nell'ammettere tali fenomeni, mentre le scienze umane non diedero conto che le possibilità di errore, e anche di frode, erano più frequenti di quanto si potesse solitamente supporre, perfino in persone che sembravano dotate di vera santità. Fu così che, a seguito di alcune regole imposte nel Cinquecento, soprattutto dal Concilio di Trento, da Papa Benedetto XIV (nel Settecento) e da Pio X (nel Novecento) furono stabiliti alcuni criteri di rigore, che possono oggi rendere lento, e molto difficile, il discernimento di una rivelazione divina. Prova di questo rigore è la depurazione operata dall'ultima riforma liturgica nella biografia dei santi proveniente dal II Notturno della Liturgia delle Ore.
Benedetto XV ha manifestato convinzione sul soprannaturale di Fatima?
La risposta dei primi apologisti di Fatima è al riguardo positiva e ha come protagonista Ludwig Fischer, sacerdote tedesco autore del libro Fatima in Lichte der Kirchlichen Autorität, Fatima alla luce dell'autorità ecclesiastica (1932). Trattandosi della prima espressione scritta di questa opinione, ne trascriviamo l'essenziale: «Quando l'episcopato portoghese, durante una riunione plenaria avvenuta a Lisbona nel febbraio del 1918, comunicò al Santo Padre che la situazione della Chiesa era un po' migliorata, Papa Benedetto XV, nella sua risposta del 20 aprile, dichiarò che mai si sarebbe convinto che la situazione critica della Chiesa in Portogallo fosse stabile e duratura, e che nutriva la speranza che essa, in futuro, avrebbe teso sempre a migliorare. "Tale speranza è confermata, innanzi tutto, dalla devozione ardente rivolta alla Vergine Immacolata, devozione che tanto nobilita questa parte del gregge di Cristo. Una tale devozione merita, in verità, un ausilio straordinario da parte della Madre di Dio" (Acta Apostolicae Sedis, 10 (1918) 2301)». Continua Fischer: «É fuori di dubbio [offensichtlich] che il Papa, con tali notevolissime parole, voleva riferirsi alle recenti apparizioni della Madonna, sulla vetta della Serra d'Aire, avvenimento che allora dominava tutti gli spiriti». Quello che sembra aver convinto l'autore fu l'aggettivo latino singulare, tradotto con "straordinario", con cui il Papa qualificava l'ausilio della Madonna, nell'espressione singulare quoddam auxilium. Fischer lo tradusse con markant, cioè molto importante, mentre il traduttore portoghese scriverà 'notevolissime parole' e Barthas, altro importante esperto francese di Fatima, 'curieuse allusion', (Fatima Merveille du XX siècle, Fatima Editions, Toulouse 1957, p. 231). Vari autori che seguirono adottarono l'opinione di Fischer, senza altri elementi apprezzabili.
Alla luce delle circostanze e di tutto quanto è successo fino a oggi, ci sembra che tale posizione non abbia sufficiente fondamento. Ragioni alternative: il Papa aveva motivo molto forte di impiegare l'espressione "singulare quoddam auxilium" senza riferirsi alle apparizioni: il progressivo smantellamento della Lei da Separaçao, messa in atto da Sidonio Pais, restituendo alla Chiesa la libertà di cui aveva sempre goduto. Fu, ci sembra, a questo grande cambiamento del Governo che i vescovi, molti dei quali erano da poco tornati dall'esilio, si riferivano nella lettera del 5 febbraio 1918. Il colpo di stato di Sidónio Pais aveva trionfato nel giorno dell'Immacolata Concezione, Regina di Portogallo. Come non potevano i responsabili della Chiesa interpretare tale avvenimento se non come "ausilio singolare" della Madre di Dio? Infatti, i vescovi portoghesi avevano segnalato nella lettera al Papa la coincidenza dell'improvviso cambiamento di regime politico con la festa dell'Immacolata Concezione (DCF III 1, 16-17). Dal giorno seguente, il governo cominciò ad annullare progressivamente tutte le misure distruttrici della suddetta legge, abolendo la pena dell'esilio che teneva i vescovi fuori dalle loro diocesi (cfr. COSTA BROCHADO, Fatima a Luz da História, 345 e ss). Possiamo supporre che lo stesso cardinale patriarca Mendes Belo avesse presieduto la riunione dei vescovi, di certo in un clima di giubilo e gratitudine. Avranno senz'altro parlato della coincidenza del trionfo di Sidonio Pals con la festa della Patrona e quasi certamente, per lo meno alcuni, saranno stati convinti che le apparizioni di Fatima, coronate meno di due mesi prima dal fenomeno solare, possedevano i segni distintivi di un intervento sovrannaturale. Ma da qui a una affermazione ufficiale del Papa c'è una bella differenza! Anche perché, pur ammettendo che il Papa fosse già a conoscenza del fenomeno solare e dell'impressione provocata in Portogallo, bisogna tenere presente che qualunque decisione sull'argomento doveva essere presa dall'autorità ecclesiastica locale. Ma l'autorità era vacante, dato che il territorio di Fatima era stato ritirato dalla diocesi di Lisbona un mese prima della lettera dei vescovi al Papa, in occasione della restaurazione della diocesi di Leiria, e gli appunti del parroco, con il processo canonico in embrione, sarebbero stati inviati alla Curia patriarcale solo nell'aprile del 1919. Nel 1920 sarebbe giunto a Leiria il nuovo vescovo, cui sarebbe spettato il compito di discernimento.
Non essendo necessario né ragionevole che il Papa includesse Fatima nella sua espressione, preferiamo pensare che fu un forte e comprensibile impulso apologetico a guidare Fischer e i suoi seguaci a esprimere opinione favorevole.
(LUCIANO GUERRA, Benedetto XV e Fatima, in MOREIRA C. A. - CRISTINO L., Enciclopedia di Fatima, Cantagalli, Siena 2010, pp. 66-69]