Segreteria del Santuario
I santi..nostri compagni di viaggio
In Compagnia dei nostri fratelli santi.
E’ un appuntamento mensile, esattamente ogni prima domenica del mese. Iniziativa nata durante il lockdown dovuto alla pandemia. Sospesa la tradizionale processione mariana si è pensato di valorizzare la prima domenica con la figura di un santo.
Quand'io parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, se non ho carità, divento un rame risonante o uno squillante cembalo. E quando avessi il dono di profezia e conoscessi tutti i misteri e tutta la scienza, e avessi tutta la fede in modo da trasportare i monti, se non ho carità, non son nulla.
Ore 16,00 sala Cuore Immacolato di Maria
L'incontro sarà guidato da padre Silvano Porta omv. Tema dell' incontro: Il vero bene nasce da un amore esigente! 1 Cor. 13
In compagnia dei nostri fratelli santi - Santa Giacinta Marto
Sabato 4 e Domenica 5 Febbraio il Santuario accoglierà la reliquia della piccola Santa Giacinta di Fatima
Sabato 4 Febbraio alle ore 19,00 recita del rosario con i pensieri della santa animato dal gruppo giovani adulti del Santuario
Domenica 5 Febbraio ore 15,15 Adorazione Eucaristica segue processione mariana e Santa Messa.
Domenica 5 Febbraio - prima domenica del mese - Sante Messe ore 9,00 - 10,30 (Gruppo filippini) - 12.30 - 15,15 Adorazione Eucaristica segue processione mariana - Santa Messa ore 16.30 - 18,00 - Saranno presenti sull'altare accanto alla Vergine di Fatima le reliquie dei pastorelli. Il fazzoletto che copriva il capo di santa Giacinta - un frammento delle bare di san Francesco e santa Giacinta ed un frammento del leccio sul quale apparve Nostra Signora del Rosario di Fatima.
.."Quando sarà il momento di dirlo, non nasconderti, dì a tutti che Dio ci concede le grazie attraverso il Cuore Immacolato di Maria, di chiederle a Lei, che il Cuore di Gesù vuole che, al suo fianco si veneri il Cuore Immacolato di Maria. Si chieda la pace al Cuore Immacolato di Maria, perchè Dio l’ha affidata a Lei." Santa Giacinta Marto
Santa Giacinta Marto nata l’11 marzo 1910 ad Aljustrel, frazione di Fatima in Portogallo, era l’undicesima e ultima figlia di Emanuele Pietro Marto e Olimpia de Jesus. Insieme al fratello Francesco e alla cugina Lucia, fu una dei veggenti delle apparizioni mariane di Fatima, tra il maggio e l’ottobre 1917. D’indole vivace, imparò ad accettare di buon grado le sofferenze, anche compiendo piccoli sacrifici per amore di Dio e della Madonna. Ammalatasi durante una violenta epidemia di influenza “spagnola” nel 1918, morì il 20 febbraio 1920 nell’ospedale «Dona Estefânia» di Lisbona, a nove anni e undici mesi. Suo fratello Francesco l’aveva preceduta il 4 aprile 1919. Entrambi sono stati beatificati da san Giovanni Paolo II il 13 maggio 2000 e canonizzati da papa Francesco diciassette anni esatti dopo. I resti mortali di Giacinta Marto sono venerati nella Basilica di Nostra Signora del Rosario di Fatima, nella cappella sul lato sinistro dell’altare maggiore.
In fondo il pellegrinaggio cristiano simboleggia bene la nostra vita terrena. Ci ricorda che siamo fatti di cielo e che il nostro cammino su questa terra altro non è che un pellegrinaggio verso la meta definitiva, che è anche la nostra dimora definitiva, la “Gerusalemme celeste”.
Ore 16,00 Sala del Rosario - Padre Michele Babuin omv
Diretta streming sul canale Youtube - https://www.youtube.com/channel/UCzGZlWm8IITlevGMDX6-44w
Ritiro per tutti - Erano perseveranti nella preghiera
La Diocesi di Tivoli e Palestrina in preghiera per l'anima del papa emerito Benedetto XVI
Mercoledì 4 Gennaio alle ore 17.30 e Giovedì 5 Gennaio alle ore 8.30 e 10.00 sarà celebrata una Santa Messa in suffragio del papa emerito Benedetto XVI.
Madre di Dio
Abbiamo di fronte la maternità di Maria all’inizio di questo nuovo anno solare. Dal nostro cuore salgono spotanei gli auguri migliori che ci si possa scambiare a il primo giorno del nuovo anno: auguri di fecondità, di pace, di attenzione alla famiglia e a chi nella famiglia è più piccolo e fragile, ma soprattutto, di avere le orecchie e i cuori pronti ad accogliere la Parola di Dio che illumina, sostiene e orienta il cammino. Ascoltiamo con fede la voce del Signore affinchè possa essere un anno ricco di grazia e di misericordia. Dio si è fatto uomo. Il mondo non è più immerso nell’oscurità. Gesù è venuto e «tutti i popoli hanno veduto la salvezza del nostro Dio»
Il Natale per la nostra vita di credenti è una forte provocazione. Vediamo come non a caso gli evangelisti ci raccontano che furono i pastori i primi destinatari del lieto annuncio della nascita di Gesù. Un annuncio che doveva suonare incredibile, se si considera l’invito a loro rivolto di riconoscere il Salvatore in «un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia». Solo le persone non abituate alla maestosità delle cerimonie del tempio di Gerusalemme, libere dai tradizionalismi religiosi, animate da una fede semplice, potevano lasciarsi coinvolgere da un simile messaggio e smuovere al punto da mettersi, senza indugio, in cammino per incontrare un bambino di nome Gesù. Riconoscere il Salvatore nella piccolezza, fragilità e precarietà di un bambino è la vera sfida della fede. Una provocazione, che il credente può accogliere seriamente se è associata alla perseverante e continua invocazione della grazia dell’apertura degli occhi. Solo occhi che vedono la realtà con lo stesso sguardo di Dio, possono riconoscere la presenza di Dio nella storia.
I pastori, in verità, non si trovano di fronte soltanto un bambino, ma una famiglia di poveri. Usare questo termine per definire i componenti della Sacra Famiglia non è improprio. Lo sottolinea lo stesso evangelista Luca quando descrive Maria e Giuseppe nell’atto di adempiere gli impegni prescritti dalla legge di Mosè per la nascita del primogenito. Al tempio di Gerusalemme, presso cui si recano per compiere il sacrificio, offrono una coppia di colombi, ovvero l’offerta dei poveri. In verità non sappiamo quanto poveri fossero Maria e Giuseppe, in ogni caso la povertà che li contraddistingue, e che hanno continuamente testimoniato al proprio figlio, è quella dei “poveri in spirito” che Gesù, diventato adulto, nella sua predicazione, pone come condizione principale dei discepoli, dei credenti, per essere beati e appartenere pienamente al Regno. I “poveri in Spirito”, come Maria e Giuseppe, sono coloro che vivono consapevoli che la vita si realizza nella apertura e relazione piena con Dio e con il prossimo. Senza Dio e senza il prossimo, chiusi in se stessi, nel proprio egoismo, incapaci di accogliere l’altro, si può solo essere infelici.
Nel primo giorno del nuovo anno, i pastori, Giuseppe, e soprattutto Maria, ci invitano ad incarnare il loro atteggiamento di apertura verso Dio e il prossimo. Nel Messaggio per la 56ma Giornata Mondiale per la Pace, Papa Francesco, invitandoci a riflettere sulla nostra esperienza di credenti dopo gli ultimi tre anni profondamente segnati dalla pandemia, sottolinea, in linea con quanto detto, che l’eredità più rilevante che il Covid-19 ci ha lasciato è, senza ombra di dubbio, – «la consapevolezza che abbiamo tutti bisogno gli uni degli altri, che il nostro tesoro più grande, seppure anche più fragile, è la fratellanza umana, fondata sulla comune figliolanza divina, e che nessuno può salvarsi da solo».
Abbandoniamo con fiducia figliale nelle braccia del Padre. Egli ha cura di noi perchè è un Padre sapiente e benigno, che tutto dispone e regge con amore. Mettiamo tutta la nostra fiducia nella Parola, ed è la Parola che salva noi e gli altri.
Maria, Madre nostra, ci indichi la via per accogliere Gesù e divenire ogni giorno di questo 2023 sempre più consapevoli di essere figli dello stesso Padre e fratelli e sorelle di tutti e di tutto. Interceda presso il suo Figlio, perché, liberati dal nostro egoismo, possiamo vivere la beatitudine di coloro che costruiscono, a partire da casa propria, la pace, quella vera. Chiediamo, per intercessione di Maria, di poter vivere nella fiducia e nell'abbandono questo nuovo anno 2023!
Buon anno 2023
"Non ricordate più le cose passate,non pensate più alle cose antiche!Ecco, faccio una cosa nuova: proprio ora germoglia, non ve ne accorgete?"(Isaia 43, 18-19) “Se uno è in Cristo, è una nuova creatura; le cose vecchie sono passate; ecco, ne sono nate di nuove” (2 Cor 5,17). Le vecchie cose sono i criteri, i pensieri, le dottrine che regolavano il mondo. Ormai questi sono morti, e sono stati sostituiti dalle cose nuove, da modelli di pensiero e di vita che hanno quale punto dinamico di partenza il Cristo, il Dio che in Gesù è diventato uomo: l’umanità del Cristo è la stella polare che deve orientare l’esistenza del credente, conducendolo verso la creazione di un mondo progressivamente sempre più umano, dove la dignità, la libertà, la diversità di ogni creatura siano sacre e inviolabili. Per cogliere questa novità Paolo invita i credenti a “rinnovarvi nello spirito della vostra mente e a rivestire l’uomo nuovo, creato secondo Dio nella giustizia e nella vera santità” (Ef 4,23-24) padre Alberto Maggi
Buon Anno nuovo nel Signore!
Sacra Famiglia
Contempliamo la Santa Famiglia e, nelle parole del vangelo di questa festività, consideriamo Gesù, Maria e Giuseppe.
Subito dopo l’adorazione dei Magi, Matteo narra nel suo Vangelo la fuga in Egitto, la strage degli innocenti e il ritorno dall’Egitto: tre episodi collegati alla storia della Santa Famiglia e presentati nel Vangelo come altrettanti compimenti di profezie dell’Antico Testamento.
L’angelo del Signore è apparso in sogno a Giuseppe e gli ha detto: “Alzati, prendi con te il bambino e sua madre e fuggi in Egitto, e resta là finché non ti avvertirò, perché Erode sta cercando il bambino per ucciderlo”.
Dio, colui che è il Salvatore, agisce in diversi modi.
Un tempo aveva salvato un altro Giuseppe, sempre in Egitto, facendo sì che sfuggisse ai suoi fratelli, uscisse dalla prigione e avesse, infine, autorità e potere per aiutare i suoi fratelli e l’intera famiglia di Giacobbe, suo padre. Davvero Dio salva in diversi modi. Questa volta salva la Santa Famiglia grazie all’aiuto di un altro “giusto”: san Giuseppe, spinto ad obbedire alle parole dell’angelo proprio dalla sua fiducia nel disegno divino e nel compimento della volontà celeste.
“Giuseppe, destatosi, prese con sé il bambino e sua madre nella notte e fuggì in Egitto”, proprio mentre Betlemme e i dintorni stavano per risuonare di pianti e lamenti, provocati dalla strage degli innocenti. Dopo la morte di Erode, sempre obbedendo alle parole dell’angelo, Giuseppe ritorna dall’Egitto, portando con sé Gesù e Maria, per stabilirsi a Nazaret.
La fede in Dio e l’obbedienza alla sua parola possono cambiare il cammino della nostra vita. Così, è per la nostra salvezza che Dio ha salvato la Santa Famiglia.
"Il messaggio che viene dalla Santa Famiglia è anzitutto un messaggio di fede: quella di Nazaret è una casa in cui Dio è veramente al centro. Per Maria e Giuseppe questa scelta di fede si concretizza nel servizio al Figlio di Dio loro affidato, ma si esprime anche nel loro amore reciproco, ricco di spirituale tenerezza e di fedeltà. Essi insegnano con la loro vita che il matrimonio è un’alleanza tra l’uomo e la donna, alleanza che impegna alla reciproca fedeltà e poggia sul comune affidamento a Dio. Alleanza così nobile, profonda e definitiva, da costituire per i credenti il sacramento dell’amore di Cristo e della Chiesa. La fedeltà dei coniugi a sua volta si pone come solida roccia su cui poggia la fiducia dei figli. Quando genitori e figli respirano insieme questo clima di fede, essi dispongono di una energia che permette loro di affrontare prove anche difficili, come mostra l’esperienza della Santa Famiglia. È necessario alimentare un tale clima di fede." (Giovanni Paolo II)
Affidiamo a Maria “Regina della famiglia”, tutte le famiglie della Diocesi, del mondo, specialmente quelle che incontrano gravi difficoltà, su di esse invochiamo la sua materna protezione.
Sante Messe ore 8,30 - 10,30 -17,30