Segreteria del Santuario
I PAPI E FATIMA - PIO XII
PIO XII [1939 - 1958]
Il pontificato di Pio XII, protrattosi per quasi venti anni (2 marzo 1939-9 ottobre 1958), fu caratterizzato da eventi e temi importanti in rapporto a Fatima. Innanzi tutto, è possibile evidenziare una coincidenza che il Papa stesso avrebbe più tardi definito provvidenziale, rivelando così che Dio aveva preparato l'accoglienza del messaggio di Fatima, avviata dal suo predecessore. In effetti, Eugenio Pacelli era stato ordinato vescovo proprio il 13 maggio 1917, giorno della prima apparizione della Madonna di Fatima. Dichiarazioni successive avrebbero rivelato che il futuro papa non smise mai di considerare questa coincidenza come segno di benevolenza, al contempo divina e mariana, offertagli dalla Provvidenza. Nel 1940, in occasione delle celebrazioni per l'ottavo centenario della nazione portoghese, Sua Santità scrisse una enciclica (Speculo exeunte octavo) ai vescovi portoghesi. In aprile, i vescovi avevano diretto una pastorale collettiva ai diocesani, nella quale affermavano: «Ancora adesso, in un impeto di ineffabile amore (la patrona del Portogallo) ha fatto l'onore di visitare la terra portoghese, apparendo a Fatima, dove tutto parla di lei e da dove vi stiamo rivolgendo questa esortazione». Pio XIL, nel suo solenne documento, non esitò a scrivere: «La Madonna del Rosario di Fatima, la Signora del Rosario che vinse a Lepanto, vi assisterà col suo potente patrocinio». Precedentemente si era riferito al rosario «tanto raccomandato dalla Madonna di Fatima». Un elemento importante di questo primo periodo consiste in una lettera, la prima, che suor Lucia aveva inviato dalla Spagna a Sua Santità, datata 2 dicembre 1940. La veggente, che all'epoca aveva 39 anni, già religiosa di Santa Dorotea, dopo aver riferito che il suo confessore aveva tentato in vari modi di entrare in contatto con il Santo Padre Pio XIL, sin dal 1929, rivelava al Papa alcune parti del segreto del 1917 e riferiva urgente la condizione di pace in risposta alla richiesta della Madonna: la devozione dei primi cinque sabati e la consacrazione della Russia all'Immacolato Cuore di Maria. La Seconda guerra mondiale era iniziata da un anno e mezzo. Poiché non si trattava della prima volta che Dio manifestava la sua volontà sugli avvenimenti della Chiesa e del mondo al più alto rappresentante di Cristo tramite di veggenti, possiamo comprendere che tale richiesta esigeva dal Papa non solo un profondo esame, ma anche una grande discrezione di azioni e parole. Tanto più che, dalla seconda memoria di Lucia, scritta nel 1937, si era andata confermando l'esistenza di un altro nucleo di apparizioni, diffusamente evocate in occasione delle apparizioni a Cova da Iria e che non riguardavano la Madonna, ma un angelo. Così la devozione dei primi cinque sabati e la consacrazione della Russia, questo era un tema nuovo, se da una parte andava ad arricchire il complesso di Fatima, lasciava però incompleta la sentenza episcopale del 1930 e rendeva più delicato l'intervento delle autorità religiose. Si teneva presente che, nonostante la piena fiducia riposta in suor Lucia, il vescovo di Leiria aveva provveduto, timidamente e senza spiegazione, a pubblicare la devozione dei primi cinque sabati solo nel settembre del 1929 e solo nel 1942 avrebbe concesso l'indulgenza alle due preghiere che Lucia aveva attribuito all'angelo di Loça do Cabeco. Quest'insieme di nuove apparizioni e messaggi, ancora oggi non studiati, e le decisioni formali da parte dell'autorità diocesana avrebbero costituito, a partire dalla straordinaria diffusione mondiale della devozione alla Madonna di Fatima, oggetto di una lunga controversia fra teologi di diverse nazionalità. Non stupisce, quindi, che praticamente tutte le manifestazioni di Pio XIL siano caratterizzate da un certo calore e da una discreta ritenzione, calore relativo ai segni più visibili e innegabili, come il successo del pellegrinaggio, il fervore dei pellegrini e persino il favore divino che vi si rivelava; ritenzione rispetto alle realtà naturali e sovrannaturali su cui si fondavano miracoli, messaggio e apparizioni.
L'Episcopato portoghese aveva cominciato ben presto, già net 1931, e poi net 1938, a rispondere alla richiesta di consacrazione all'Immacolato Cuore di Maria avanzata durante l'apparizione a Lucia net giugno del 1929. I vescovi portoghesi attribuirono a questa consacrazione la grazia che fece sì che il Portogallo rimanesse tagliato fuori dalla guerra civile spagnola e dalla Seconda guerra mondiale (Pastorale collettiva, aprile 1940). Net 1938 costoro inviarono a Papa Pio XII una richiesta affinché provvedesse anche alla consacrazione. Si avvicinava il venticinquesimo anniversario delle apparizioni a Cova da Iria e tutta la nazione si rallegrava delta rinnovata fede che andava affermandosi. Il Portogallo aveva celebrato un concordato con la Santa Sede a favore delle nuove condizioni introdotte dallo Estado Novo; i vescovi si riunivano abitualmente a Fatima e da qui datavano i loro documenti pastorali e preparavano grandi celebrazioni per l'anno giubilare 1942. Furono organizzati grandi pellegrinaggi dei movimenti dell'Azione Cattolica. Il 13 maggio presiedette il cardinale-patriarca di Lisbona; Sua Eminenza rivelò allora le apparizioni dell'angelo e pronunciò il seguente giudizio su Fatima: «Il vocabolario portoghese non ha altra parola per significare quello che qui è accaduto venticinque anni fa, se non: miracolo». Il 13 ottobre sarebbe stato lo stesso cardinale-patriarca a benedire la preziosa corona che le donne portoghesi avevano offerto alla Madonna di Fatima per l'anno giubilare. La chiusura e l'apice delle commemorazioni, alla presenza dei più alti rappresentanti della Chiesa e della società civile, si sarebbero tenuti il 31 ottobre, al Monastero dei Gerosolimitani di Lisbona, luogo di grande solennità. Fu in questo grandioso scenario, e non a Fatima, né in occasione di un anniversario delle apparizioni, che Papa Pio XII riservò la sua prima manifestazione solenne di apprezzamento per gli eventi di Serra do Aire. Rivolgendosi alla grande assemblea e a tutti i portoghesi, in un messaggio radio il Papa evocò «la montagna santa di Fatima, oasi balsamica di fede e pietà», ringraziò commosso l'associazione «del giubileo della Madonna di Fatima e il venticinquesimo anniversario della Nostra Consacrazione Episcopale...», e continuò: «l'atmosfera di miracolo che soffia in Portogallo si sviluppa in prodigi fisici e in ancor maggiori e numerosi prodigi di grazie e conversioni e fiorisce in questa primavera profumata di vita cattolica» cosicché «dobbiamo confessare che la Madre di Dio vi ha colmati di benefici veramente straordinari». Ricordò in seguito «l'apoteosi della Vergine Nostra Signora nel suo pellegrinaggio dal Santuario di Fatima alla Capitale dell'Impero... forse la maggiore dimostrazione di fede della Storia otto volte secolare delta vostra Patria», «il pellegrinaggio nazionale del tredici maggio "giornata eroica di sacrificio", "le parate dei bambini delta Crociata eucaristica", la preziosa corona fatta di oro e pietre preziose e, ancor di più, del purissimo amore e generosi sacrifici», tutte «bellissime dimostrazioni di pietà» con cui il popolo portoghese «vuol soddisfare il suo immenso debito con la sua celeste Regina e Madre». Il Papa terminò questo notevole discorso rivolgendosi alla Madonna «come Padre comune della grande famiglia cristiana», con la prima formula pontificia di consacrazione all'Immacolato Cuore di Maria: «A Voi, at Vostro Cuore Immacolato, in questa tragica ora delta storia umana, confidiamo, ci affidiamo, consacriamo, non solo la Santa Chiesa [ ... ] ma anche tutto il mondo [ ... ] vittima delle sue stesse iniquità». Citando "gli infedeli" e «i popoli dall'errore o dalla discordia separati, soprattutto quelli che vi professano singolare devozione, dove non c'era casa che non ostentasse la vostra veneranda icona (oggi forse nascosta e riservata a giorni migliori)», Sua Santità rendere noto chiaramente, seppur in termini generici, di voler consacrare la Russia, Paese che Lucia gli ha riferito essere oggetto della richiesta della Madonna. La portata universale di tale consacrazione è dichiarata subito dopo da Sua Santità: «Infine, come al Cuore del Vostro Gesù sono stati consacrati la chiesa e tutto il genere umano, così da oggi siano perpetuamente consacrati a Voi e al Vostro Cuore Immacolato, oh Madre nostra e Regina del mondo».
Possiamo in sintesi affermare che con questo messaggio radio fu riconosciuta e lodata la genuinità della devozione dei portoghesi alla Madonna di Fatima e al contempo, in modo assai più velato, l'eventuale rapporto con l'Immacolato Cuore di Maria e la consacrazione del mondo e della Russia, oggetto del messaggio. La consacrazione e la corona donata dalle donne portoghesi sono i due temi che polarizzeranno gli speciali rapporti tra Fatima e Roma.
Il 1954 fu un anno fondamentale grazie a due documenti di significato decisivo quanto alle manifestazioni delle certezze del Papa riguardo a Fatima e al desiderio e alla decisione di corrispondere alle sue richieste. Innanzi tutto l'enciclica Ad Coeli Reginam, con la quale Sua Santità istituì per la prima volta la festa liturgica di Nostra Signora Regina, ricorda l'incoronazione della "prodigialis" immagine della Madonna di Fatima e rivela nel messaggio via radio «il messaggio della sovranità di Maria», ordinando che venga reiterata nel giorno di festa, in tutta la Chiesa, l'incoronazione cui aveva provveduto lui stesso nel 1942 all'Immacolato Cuore di Maria. Un mese dopo, con la lettera apostolica Luce superna, egli eleva la chiesa principale del santuario, nel frattempo solennemente consacrata a dignità di basilica minore. Il Papa afferma che: «Avendo la luce suprema illuminato il nostro tenebroso secolo, si costruì un grande tempio dedicato alla Vergine Maria a Fatima, Portogallo, dove la Madre di Dio, chiamata del Rosario, apparve in passato» (alla lettera "si fece vedere"). Subito dopo Egli menziona per la prima volta le tombe di Francisco e Jacinta «che furono graziati con la visione della Madre di Dio». É la prima volta che impiega una formula usuale nei casi in cui la Santa Sede intende manifestare la propria certezza riguardo un'apparizione sovrannaturale. Nonostante il vasto terreno ancora aperto allo studio, questo breve testo è come un sigillo discreto con cui la suprema autorità pontificia autentica di fatto le apparizioni. Non si tratta dell'ultima parola, ma di una parola esplicita e non equivoca. Nel frattempo, nel 1955, la Santa Sede rispose al vescovo di Leiria sull'inopportunità dell'istituzione di una festa intitolata "Apparizione della Beata Vergine Maria del Santissimo Rosario" richiesta dalla CEP, da celebrarsi IL 13 maggio.
Negli anni che rimasero da vivere a Pio XII a Fatima presenziarono ai pellegrinaggi commemorativi, a maggio del 1956, il cardinale Angelo Roncalli, arcivescovo di Venezia, pin tardi Papa Giovanni XXIII; a ottobre dello stesso anno il cardinale Eugenio Tisserant, segretario della Chiesa Orientale che benedì la sede dell'Esercito Azzurro per delega papale; il cardinale Piazza, segretario della Sacra Congregazione concistoriale, che si reca Fatima due volte nel 1957; il cardinale Cicognani, prefetto della Congregazione dei Riti, che presiedette il 13 ottobre dello stesso anno. Un mese prima della sua morte, il 13 settembre 1958, Papa Pio XII cui alcuni attribuirono il titolo di Papa Fatima, nominò D. Joâo Pereira Vendcio vescovo di Leiria.
Il processo dei rapporti tra Roma Fatima si concluse positivamente? Possiamo dire di no. Bisogna osservare che non competeva propriamente alla Santa Sede pronunciarsi circa la credibiltà dei bambini e quindi sulla verità delle apparizioni. Di norma, avendo il vescovo diocesano emesso la sua sentenza, San Pietro poteva attenersi oppure no a tale posizioni. E possiamo affermare che grosso modo la sua posizione fu sempre estremamente positiva riguardo agli aspetti del culto del messaggio, ma discreta riguardo a apparizioni.
Il Papa ha accettato integralmente quanto richiesto? Due delle richieste presentate da Lucia come alcune delle richieste della Madonna non avrebbero tenuto risposta, se non parziale: la consacrazione all'Immacolato Cuore di Maria, la devozione dei primi cinque sabati. Alla prima mancò la menzione speciale per Russia, l'unione di tutti i vescovi del mondo col Santo Padre; alla seconda perché, nonostante le insistenze della veggente la Santa Sede mantenne il silenzio. Se paragoniamo le omelie e alcuni documenti dei suddetti cardinali con i documenti di Pio XII, non possiamo non notare differenze considerevoli, sotto tutti i punti di vista, ma soprattutto riguardo a quelli più decisivi, cioè la credibilità e la santità dei bambini, il messaggio e le apparizioni.
Sin dall'inizio del pontificato, e fino alla fine, aumentarono considerevolmente le manifestazioni favorevoli di Pio XII riguardo a tutti gli aspetti riguardanti Fatima. Nei gesti come nelle parole, sono questi gli aspetti che sempre più attrassero uno sguardo favorevole della suprema autorità:
1 - Il pellegrinaggio con i rispettivi atti di culto liturgico e di devozione popolare;
2 - I1 luogo, montagna, santuario;
3 - Le grazie divine di Dio ivi concesse e che da lì si propagano in Portogallo e al di la dei confini;
4 - L'immagine principale che è l'oggetto degli attributi più esaltanti;
5 - I numerosi miracoli fisici e morali;
6 - Il messaggio riferito varie volte anche se solo con termini assai vaghi riguardo all'origine;
7 - I veggenti, tra cui vengono ricordati Francisco e Jacinta;
8 - Le apparizioni, con l'elevazione della chiesa principale a dignità di basilica.
Diciamo che, se osservati alla lente d'ingrandimento, i documenti di questo pontificato manifestano al contempo una simpatia senza restrizioni per quanto accade a Fatima e una progressiva chiarificazione riguardo alle origini di tali avvenimenti nelle apparizioni della Madonna. In un'unica occasione Pio XII adoperò un'espressione restrittiva che non mancò di attirare l'attenzione degli studiosi, in un momento in cui cresceva l'interesse della teologia per i fenomeni sovrannaturali delle apparizioni e delle visioni. Ciò accadde proprio a causa di Fatima, a partire dagli anni Quaranta, quando gli eventi cominciarono a dimostrarsi capaci di mobilitare energie celesti intorno al messaggio, al punto da ottenere ciò che fino ad allora era accaduto raramente: implicare la propria autorità suprema. Con i vari interventi di cui abbiamo già parlato, e non solo in atti riguardanti tutta la Chiesa, ma persino nella consacrazione di un intero Paese ortodosso come la Russia, dominata da un regime totalitario, sistematicamente ateo, che si estendeva in tutti i continenti e che, nonostante i molti martiri, godeva di una certa simpatia in non pochi settori della Chiesa Cattolica. Ne scaturì una lunga controversia tra teologi di fama e responsabilità, tra i quali Karl Rahner, che dedicô all'argomento un breve ma compatto volume della collezione Quaestiones disputatae, dal titolo Visionen und Prophezeiungen (Herder, Friburgo) e tre edizioni 1952, 1958 e 1960. Nell'ultima edizione, alle pagine 13 e 14, vengono citati alcuni dei teologi allora entrati in polemica. Gli studi proseguirono più serenamente, in occasione del centenario a Lourdes, nel 1958, e possiamo affermare che una nuova era di rigore e stata inaugurata dalla Chiesa quanto ai criteri per giudicare eventi di tenore sovrannaturale, che sempre sono stati e continuano a essere oggetto di difficilissimo discernimento, dovuto alle cause profonde e occulte dello psichismo umano. L'espressione o formula restrittiva, cui prima abbiamo fatto riferimento, fu impiegata da Pio XII nella suddetta lettera in cui assegnava al cardinale Tedeschini la missione di dare inizio a Fatima alle celebrazioni di chiusura dell'Anno Santo universale: «Nel prossimo mese d'ottobre [...] quando l'Anno Santo che abbiamo esteso al mondo intero starà per terminare, si celebreranno solenni festività in onore della Beata Vergine Maria, al Santuario di Fatima. Il giorno 13 ottobre, nel quale, a quanto consta, la Beata Vergine Maria vi apparve per l'ultima volta, una gran folla di fedeli vi accorrerà, come sempre, per venerare l'immagine della Madonna di Fatima». Abbiamo tradotto con a quanto consta, l'espressione uti fertur che la Santa Sede usa impiegare per tradizioni antiche, più o meno fondate, di apparizioni che hanno dato origine a santuari, ma sulla cui autenticità non intende pronunciarsi. Alcuni autori, tra i quali José Aldama, hanno interpretato tale espressione, diciamo classica, con un atteggiamento di riserva. Non essendo questo il luogo per uno studio esauriente, ci limiteremo a osservare che, di norma, l'espressione non si riferisce al verbo "apparve" (conspiciendam se dedit), ma soltanto al complemento di tempo "per l'ultima volta" che la lettera esprime con l'avverbio "postremo". In effetti, la Madonna aveva promesso, nelle prime che sarebbe tornata una settima volta. Lucia avrebbe rivelato più tardi che questa settima apparizione avvenne quando abbandonò Cova da Iria per recarsi a studiare a Oporto, nel giugno del 1921. Non crediamo, quindi, che questa espressione meriti di restare nella storia come manifestazione di dubbio, ma solo come una lieve ombra che evidenzia maggiormente la luminosità del quadro.
[LUCIANO GUERRA, Pio XII e Fatima, in MOREIRA C. A. - CRISTINO L., Enciclopedia di Fatima, Cantagalli, Siena 2010, pp. 340-348]
Sante Messe perpetue
La Pia Fondazione delle Messe perpetue quotidiane è una manifestazione concreta della comunione dei Santi vissuta nella carità.
Con questa iniziativa la Congregazione degli Oblati di Maria Vergine, secondo le indicazioni del Codice di Diritto Canonico (art.1303), si impegna a celebrare ogni giorno una Messa a vantaggio di coloro che partecipano a questa fondazione con una iscrizione individuale.
Questa Messa perpetua può essere celebrata per i vivi come per i defunti. La Messa è Cristo diventato nostra preghiera, nostra offerta, nostra vittima, nostro cibo. Per mezzo di essa la nostra vita, con le sue difficoltà e desideri, gioie e sofferenze si innalzerà quotidianamente verso il Padre. Per Lui e con Lui e in Lui daremo a Dio tutto l'onore e tutta la gloria che gli dobbiamo.
Per informazioni rivolgersi a: Oblati di Maria Vergine - Santuario N.S. di Fatima Via di Ponte Terra 8 - 00132 san Vittorino - Roma - 06 2266016
13 Ottobre 1917 - La sesta delle sei apparizioni della Madonna di Fatima alla Cova da Iria.
Durante tutta la notte tra il 12 e il 13 ottobre e tutta la mattina del 13 ottobre cade una pioggia continua, insistente e a volte torrenziale, ma ciò non ferma i pellegrini che raggiungono un numero stimato fra le cinquantamila e le settantamila persone.
Verso le undici e mezza arrivano Lucia, Francesco e Giacinta, sotto la pioggia; ciò nonostante Lucia domanda alla folla, che acconsente, di chiudere gli ombrelli per recitare il rosario.
A mezzogiorno la Madonna compare sul piccolo leccio, preceduta come le altre volte dal lampo da oriente.
La pioggia cessa del tutto e, di colpo, il cielo si rasserena.- Che cosa vuole da me Vostra Grazia? Chiede Lucia.
- Voglio dirti che si faccia qui una cappella in mio onore. Io sono Nostra Signora del Rosario. Che si continui sempre a recitare il rosario tutti i giorni. La guerra sta per finire e i soldati ritorneranno presto alle loro famiglie.
- Avrei molte cose da chiedervi: di guarire alcuni malati e convertire alcuni peccatori, ecc.
- Gli uni sì, gli altri no. Bisogna che si correggano, che domandino perdono dei loro peccati.
Poi, prendendo una espressione più triste:
- Che non si offenda di più Dio, Nostro Signore, perché è già troppo offeso!
Aprendo le mani fece con esse specchio al sole. E, mentre si innalzava, il riflesso della sua luce continuava a proiettarsi sul sole.
Ecco il motivo per il quale ho gridato che guardassero il sole. Il mio scopo non era di richiamare l’attenzione della folla da quel lato: non mi rendevo neppure conto della sua presenza; lo feci soltanto perché trascinata da un moto interiore che mi spingeva.
Una volta sparita la Madonna nell’immensità del firmamento abbiamo visto vicino al sole San Giuseppe col Bambino Gesù e la Madonna vestita di bianco con un mantello azzurro. San Giuseppe ed il Bambino Gesù sembravano benedire il mondo con i gesti che facevano con la mano in forma di croce.
Poco dopo, scomparsa questa apparizione, ho visto il Signore e la Madonna sotto un aspetto che dava l’idea di essere Nostra Signora Dei Dolori Il Signore sembrava benedire il mondo nello stesso modo come aveva fatto San Giuseppe.
Scomparsa questa apparizione mi parve di vedere ancora la Madonna con un aspetto che sembrava Nostra Signora Del Carmelo. Anche questa volta, durante il colloquio, per tre volte, alla base del piccolo leccio, si forma, visibile alla folla, una nube che si ingrandisce e si solleva fina a cinque o sei metri di altezza per poi dissolversi come se fosse il fumo di un grande turibolo dell'incenso .Quando Nostra Signora si eleva in cielo per allontanarsi e Lucia grida: Se ne va! Se ne va! e poi: Guardate il sole! comincia per la folla il miracolo del sole mentre invece, e contemporaneamente, per Lucia, Francesco e Giacinta avvengono le tre apparizioni descritte prima.
Il sole appare allo zenit, nel cielo senza nuvole, come un disco dal bordo ben netto che è possibile fissare senza danno per gli occhi; esso ha un colore bianco ben chiaro, con sfumature perlacee, da non confondere con quello di un sole velato.
All’improvviso, a tre riprese separate da brevi intervalli, il sole si mette a tremare, a scuotersi con movimenti bruschi, a girare su se stesso, come un fuoco di artificio, a velocità vertiginosa, lanciando intorno fasci di luce abbagliante di tutti i colori dell’arcobaleno, raggi che coloravano la folla.
All’ultima delle tre riprese, dalla folla si alza un clamore, come un grido di angoscia e di terrore: il sole, conservando il suo moto vorticoso di rotazione sembra staccarsi dal firmamento e, rosso sangue, sembra piombare verso la terra, scendendo verso destra con movimenti bruschi, minacciando di schiacciare tutti con la sua massa infuocata mentre un calore intenso si fa sentire. Precipitato fin quasi alla linea dell'orizzonte il sole rimonta verso lo zenit, spostandosi verso sinistra, e, infine, si arresta. Il percorso complessivo sembra una specie di ellisse sinuoso. La folla, passato il terrore, si scopre, con sua sorpresa, asciutta da fradicia che era. Il miracolo è durato circa dieci minuti e, a differenza da quanto successo per i segni straordinari del 13 settembre, è stato visto da tutti, come preannunciato dalla Madonna, e non solo nella Cova da Iria ma anche a distanza di qualche decina di chilometri (villaggi di Alburitel e di Sao Pedro De Muel).
Il grande miracolo del sole, visto da decine e decine di migliaia di persone, preannunciato mesi prima, ci appare come il sigillo visibile, tangibile, incontestabile, che Dio ha voluto apporre alle apparizioni di Fatima, alle profezie, alle promesse, agli avvertimenti terribili che la Madre Sua Immacolata è venuta a rivelare alla Cova da Iria. Il grande miracolo del sole ha avuto l’aspetto di un terribile castigo di Dio che si abbatte sulla umanità peccatrice per sollecitarla a convertirsi: teniamone conto.
13 SETTEMBRE - QUINTA APPARIZIONE A FATIMA
13 Settembre 1917. La « Cova » era letteralmente invasa dai pellegrini: venticinque o trentamila, forse anche di più. Ma, a parte il numero, ciò che sbalordisce è il fervore che anima quella folla immensa di uomini e di donne appartenenti ad ogni condizione sociale, che da ore se ne sta ordinata e in preghiera, in attesa dell’arrivo dei tre fanciulli.
Circa due terzi dei presenti vedono nel cielo un globo luminoso che si avvicina da levante verso ponente, in modo lento e maestoso, dirigendosi verso il leccio delle apparizioni sopra il quale scompare. La luce del sole si attenua e l’aria diventa come dorata.
– Che cosa vuole da me Vostra Grazia? Chiede Lucia.
– Voglio che continuiate a recitare il rosario al fine di ottenere la fine della guerra. In ottobre Nostro Signore verrà così come anche Nostra Signora Addolorata e del Carmelo e San Giuseppe con il Bambin Gesù per benedire il mondo. Dio è soddisfatto dei vostri sacrifici ma non vuole che dormiate con la corda. Portatela solo di giorno.
– C’è qui questa piccolina che è sordomuta, Vostra Grazia non vorrebbe guarirla?
Nostra Signora rispose che fra un anno sarà migliorata.
– Ho ancora tante altre richieste, le une per una conversione, le altre per una guarigione.
– Ne guarirò alcuni, ma gli altri no perché Nostro Signore non si fida di loro.
– Alla gente piacerebbe molto avere qui una cappella.
– Con metà del denaro ricevuto fino ad oggi si facciano delle barelle da processione e le si porti alla festa di Nostra Signora del Rosario; l’altra metà sia destinata per aiutare la costruzione della cappella.Lucia racconta ancora di aver offerto alla Madonna due lettere e una piccola boccetta di acqua profumata che le erano state date da un uomo della parrocchia di Olival. Offrendole a Nostra Signora Le disse:
– Mi hanno dato questo. Vostra Grazia lo vuole?
– Ciò non è adatto al Cielo rispose Nostra Signora.
– In ottobre farò il miracolo affinché tutti credano. Poi cominciò ad innalzarsi, scomparendo come le altre volte.
- ORE 21,00 RECITA DEL ROSARIO SEGUE SANTA MESSA
Gocce di santita' Oblata - Venerabile padre Felice Prinetti
In un suo articolo, il noto scrittore Paolo Risso, l’ha paragonato a quegli ardimentosi, che risalgono contro corrente la vita di questo mondo, impegnati per un ideale, per un grande amore, non importandosi delle mode del tempo.
Il sacerdote Felice Prinetti nacque il 14 maggio 1842 a Voghera (Pavia), diocesi di Tortona, terzo dei sei figli dei nobili Francesco Prinetti e Serafina Pedevilla, che gli diedero un’ottima educazione cristiana.
Dopo i primi studi nella natia Voghera, nel 1857 si iscrisse all’Università di Torino, laureandosi come ingegnere nel 1864, nel contempo a 18 anni nel 1860, entrò nella Regia Accademia Militare di Torino, dove nel 1862 raggiunse il grado di sottotenente di artiglieria e nel 1866 quello di capitano.
Si arruolò come volontario nell’esercito del re di Sardegna, prendendo parte alla III Guerra d’Indipendenza contro l’Austria.
Nel 1870 fu assegnato al Polverificio di Fossano, in provincia di Cuneo, del quale l’anno successivo divenne direttore, poi addetto alla Stato Maggiore Generale e al Ministero della Difesa del nuovo Regno d’Italia.
Cattolico tutto d’un pezzo, visse con coerenza quel difficile periodo di grande contrasto fra il papa Pio IX e il nascente Regno Italiano, con l’abolizione dello Stato Pontificio e lo scatenarsi della Massoneria anticlericale e fu in quegli anni, che rimproverato da un collega ufficiale per il suo accompagnare a Torino, un sacerdote che portava la Comunione ad un moribondo, il capitano Felice Prinetti reagì con fierezza, venendo sfidato a duello dal collega, a cui da buon cattolico, Prinetti non poté aderire, contro le consuetudini di allora.
Intanto in lui si andava rafforzando l’intenzione di lasciare l’ambiente militare, allora anticlericale e massonico, e ‘arruolarsi’ invece fra i soldati di Cristo.
Nell’ottobre 1873 giunse al Polverificio di Fossano, il padre Paolo Abbona, degli Oblati di Maria Vergine, Congregazione fondata dal ven. Pio Bruno Lanteri (1759-1830) che accompagnava una missione della Birmania a conoscere le organizzazioni militari europee, per poi impiantarle in terra birmana. Il missionario padre Abbona, propose allora al capitano Felice Prinetti, di recarsi in Birmania ad organizzare insieme ad altri ufficiali, l’esercito di quel Paese e segnatamente il Polverificio di Magdallé. Felice Prinetti accettò, ma con uno spirito missionario più che militare, infatti il 23 novembre 1873 lasciò l’esercito e il 15 dicembre domandò di entrare nella Congregazione degli Oblati di Maria Vergine, la stessa di padre Abbona, entrando nel Noviziato di Nizza Marittima.
Il 1° gennaio 1874 ne indossò l’abito, il 16 gennaio 1875 fece la sua professione religiosa e il 23 dicembre 1876 venne ordinato sacerdote; era il terzo figlio dei Prinetti a diventarlo.
Ma il suo campo d’apostolato non fu la Birmania, che avrebbe voluto raggiungere al seguito di padre Abbona; invece i suoi superiori gli affidarono il compito d’insegnare matematica e fisica ai novizi di Nizza Marittima.
Il padre oblato Vincenzo Berchialla fu nel 1881 nominato arcivescovo di Cagliari e si scelse come segretario padre Felice Prinetti che lo seguì in Sardegna, dove fu un attivo collaboratore del vescovo, Rettore del Seminario, direttore dell’ufficio amministrativo, redattore del periodico cattolico “Il Risveglio”, confessore e direttore spirituale molto ricercato.
Venute meno le Suore Cottolenghine, che lavoravano nel Seminario, ebbe l’ispirazione di dare vita ad una congregazione religiosa femminile; donne riunite intorno ad una giovane vedova Eugenia Montisci, che volessero dedicarsi al servizio della Chiesa e del Signore.
Nacquero così il 20 settembre 1888 le “Figlie di S. Giuseppe”; per “consolare e aiutare ogni classe di persone e aprire il cuore e la porta possibilmente ad ogni pena e miseria che possa essere nel mondo”.
Dopo un anno, aprì una Casa a Genoni nella diocesi di Oristano e nel 1894 la Congregazione ebbe l’approvazione diocesana di Cagliari.
Dopo la morte di mons. Berchialla avvenuta il 13 ottobre 1892, il nuovo arcivescovo di Cagliari lo trattenne per qualche tempo nell’isola; poi subentrarono delle avversioni così aspre, come spesso capita ai santi, che consigliarono il suo rientro in Piemonte.
Il 19 dicembre 1894 giunse a Giaveno (Torino) come rettore degli aspiranti Oblati, ricoprì la carica fino al 1903; senza trascurare la guida delle sue suore che mantenne con le lettere e con le visite annuali; dal 1903 al 1906 resse la chiesa di S. Francesco d’Assisi in Torino.
Nel frattempo il vescovo di Oristano mons. Zunnui, il 24 ottobre 1895 confermò l’erezione canonica delle ‘Figlie di S. Giuseppe’ e così la Casa di Genoni divenne la loro Casa Madre.
Don Felice fu in questi delicati compiti un educatore dolce ed energico, uomo di fede e di scienza, confessore e guida di anime, sempre unito a Gesù, leggeva nell’intimo e compiva azioni che avevano del miracoloso.
Diceva: “Gesù è infinitamente buono. C’è tanto da fare per Lui, per salvargli le anime. Le forze mancano ma siamo beati perché crediamo e soffriamo per Lui”.
Nel settembre 1906 per le sue buone relazioni, fu invitato dal card. Pietro Maffi, ad aprire a Pisa, presso la chiesa di San Jacopo all’Orticaia o alle Piaggie, una Casa degli Oblati di Maria Vergine, di cui padre Felice ne divenne il direttore.
Per la sua intensa opera pastorale, il centro di Piaggie divenne un fulcro di vita spirituale; nonostante l’ambiente fosse pieno di anticlericali, anarchici, rossi, don Felice andando come al solito contro corrente, armato solo della carità di Cristo, iniziò la rigenerazione del borgo, tra attentati, incendi dolosi, colpi di pistola, sommosse.
Questa fase finale della sua operosa vita, lo vide impegnato in una faticosa e logorante spola, fra le sue suore rimaste sole in Sardegna e le opere pastorali d’avanguardia a Pisa.
Istituì, la Compagnia della S. Famiglia; il Circolo Aurora per la gioventù femminile, il Circolo Avvenire per gli uomini; la Biblioteca Circolante; la Cassa Malati; la Cassa depositi e prestiti; l’Unione agricola dei mezzadri; la Conferenza di S. Vincenzo de’ Paoli per i poveri, la Scuola di lavoro per le ragazze, l’Oratorio S. Tarcisio per i ragazzi, l’Associazione Maestri Cattolici, l’Associazione della Dottrina Cristiana, la Federazione Universitari cattolici, la Lega Cattolica del Lavoro per i ceramisti, ecc.
Fece sorgere con il ven. Giuseppe Toniolo (1845-1918) una scuola di Sociologia, la prima in Italia; quando il cardinale Maffi andò in visita a San Jacopo, stentò a credere ai propri occhi, tanto fu la trasformazione di quel Borgo, grazie al suo proficuo e prolifico apostolato.
Scrisse anche varie opere di cui alcune pubblicate; venne colpito da un improvviso infarto il 5 maggio 1916 a Pisa, cadendo come un soldato sul campo.
La causa per la sua beatificazione, autorizzata il 26 febbraio 1982 è attualmente in avanzata fase finale. Autore: Antonio Borrelli
Servite Domino in Laetitia
Una cosa ho chiesto al Signore, questa sola io cerco: abitare nella casa del Signore tutti i giorni della mia vita!
Ore 11,00 in Santuario nella mani di padre Dave Nicgorski, Rettor Maggiore OMV. Luca e Crhristian annunciano con grande gioia la loro professione perpetua dei voti religiosi.
"Il Signore completerà per me l’opera sua … Non abbandonare l’opera delle tue mani" Sal 137
I PAPI E FATIMA - FRANCESCO
Francesco si recherà in pellegrinaggio al Santuario di Nostra Signora di Fatima, in occasione del centenario delle Apparizioni della Beata Vergine Maria alla Cova da Iria. Lo ha reso noto la Sala Stampa vaticana. Accogliendo l’invito del Presidente della Repubblica e dei Vescovi portoghesi, il Papa sarà a Fatima dal 12 al 13 maggio 2017. Francesco, sarà il quarto Papa a visitare il Portogallo, dopo Paolo VI (13 maggio 1967), Giovanni Paolo II (12-15 maggio 1982; 10-13 maggio del 1991; 12-13 Maggio 2000) e Benedetto XVI (11-14 maggio 2010). Papa Francesco desidera visitare il santuario portoghese di Fatima nel maggio 2017 per commemorare il centenario delle apparizioni della Vergine. Nel logo ufficiale della visita di papa Francesco al Santuario di Fatima, compare il motto del viaggio papale: “Con Maria, pellegrino nella speranza e nella pace” e la corona del rosario a forma di un cuore. «Il pellegrinaggio di papa Francesco - spiega un comunicato diffuso dalla Sala stampa vaticana - è incentrato sul tema del Cuore Immacolato di Maria. Il disegno del cuore in doppia ellisse simmetrica e convergente rappresenta la purezza di Maria, e il suo svuotarsi di sé per riempirsi dell’Amore di Dio. Nel cuore, che mette in primo piano l’Amore misericordioso del Padre, è inclusa la croce, così da non tralasciare la sofferenza redentrice del Figlio». Nel logo compare inoltre il Rosario, preghiera richiesta esplicitamente dalla Madonna nelle apparizioni.
Qual è la comprensione di Papa Francesco del messaggio di Fatima, e perché la Madonna di Fatima sembra tanto importante per lui, come del resto lo è stata per i suoi due predecessori? I sorprendenti eventi avvenuti a Fatima nel maggio 1917 hanno avuto luogo mentre il mondo si immergeva nel XX secolo – un secolo che avrebbe visto due guerre mondiali, genocidi su vasta scala, l’invenzione della bomba atomica e la rapida affermazione di tecnologie che avrebbero trasformato il mondo e la razza umana. La visita del Papa a Fatima porta avanti il suo interesse e il suo coinvolgimento nei confronti degli eventi della località portoghese. Il suo pontificato è stato consacrato a Nostra Signora di Fatima il 13 maggio 2013 dal cardinale di Lisbona. Durante la cerimonia, il porporato ha pregato perché a Papa Francesco fosse dato «il dono del discernimento su come identificare le vie di rinnovamento per la Chiesa». Ha anche pregato che il Santo Padre fosse protetto «nelle difficili ore della sofferenza, in modo da poter superare, nella carità, le prove che il rinnovamento della Chiesa gli presenterà». Ciò è stato seguito cinque mesi dopo dalla consacrazione da parte di Papa Francesco del mondo a Nostra Signora di Fatima il 13 ottobre 2013. Quando ha celebrato la consacrazione a Nostra Signora di Fatima, Papa Francesco ha affermato: «La sua statua, venuta da Fatima, ci aiuta a sentire la sua presenza in mezzo a noi. C’è una realtà: Maria sempre ci porta a Gesù… Alla misericordia di Dio, lo sappiamo, nulla è impossibile! Anche i nodi più intricati si sciolgono con la sua grazia. E Maria, che con il suo ‘sì’ ha aperto la porta a Dio per sciogliere il nodo dell’antica disobbedienza, è la madre che con pazienza e tenerezza ci porta a Dio perché Egli sciolga i nodi della nostra anima con la sua misericordia di Padre». Il 13 maggio 2016, la Chiesa celebra la memoria liturgica della Beata Vergine Maria di Fatima. Papa Francesco lo ha ricordato all’Udienza Generale invitando tutti i fedeli «a moltiplicare i gesti quotidiani di venerazione e imitazione della Madre di Dio». Ed ha continuato: «Affidatele tutto ciò che siete, tutto ciò che avete, e così riuscirete ad essere uno strumento della misericordia e della tenerezza di Dio per i vostri familiari, i vostri vicini e amici». In particolare poi ai giovani ha raccomandato «la recita quotidiana del Rosario», così come chiesto dalla Vergine a Fatima; agli ammalati di «sentite Maria presente nell’ora della croce» e agli sposi novelli di pregarla perché non manchi mai nella loro casa «l’amore e il rispetto reciproco». Anche Francesco guarda con lo stesso interesse gli eventi di Fatima, e la sua visita confermerà ancora una volta, l'importanza sempre crescente che i Sommi Pontefici hanno dato a questo luogo, così legato alla vita e all'avvenire della Chiesa. Perciò, anche per Papa Francesco, Fatima è importantissima da un punto di vista pastorale, ma anche da un punto di vista dottrinale.
Da sottolienare che il 23 marzo 2017, il Papa – ricevendo in udienza il cardinale Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle Cause dei santi – ha firmato l’autorizzazione a promulgare i relativi decreti per la canonizzazione di Francesco e Giacinta Marto, i pastorelli che assieme a Lucia dos Santos (morta nel 2005) videro la Madonna a Fatima. Egli, infatti, ha così ufficialmente riconosciuto il miracolo attribuito all’intercessione di Francesco e Giacinta, morti rispettivamente il 4 aprile del 1919 e il 20 febbraio dell’anno successivo, quando avevano appena undici e dieci anni.
Infine, dopo aver confermato il suo pellegrinaggio alla Cova da Iria il 12 e 13 maggio 2017, in occasione del centenario delle apparizioni, nel Concistoro del 20 aprile 2017, il Pontefice ha anche confermato la canonizzazione dei due pastorelli per 13 maggio 2017 a Fatima.
I PAPI E FATIMA - BENEDETTO XVI
Eletto papa il 19 aprile 2005, il 13 maggio seguente Benedetto XVI fu solennemente ricordato a Fatima dal cardinale patriarca di Lisbona, D. José da Cruz Policarpo, che nell'omelia del grande pellegrinaggio di quell'anno si espresse con queste parole: «Oggi sono qui per compiere una promessa fatta da me a Sua Santità Benedetto XVI. Quando, alla fine del Conclave, venne il mio turno per salutarlo e giurargli comunione e obbedienza, il Santo Padre mi prese le mani e mi parlò di Fatima. E io gli promisi, e lui me ne ringraziò. che il successivo 13 maggio sarei venuto a mettere ai piedi della Madonna il suo Pontificato» (VF. giugno 2005). Non sappiamo cosa il Papa può avere detto al cardinale patriarca di Lisbona affinché questi gli facesse tale promessa. Possiamo però supporre che, in quel momento di emozione, la presenza del patriarca gli avrà forse ricordato non tanto i clamori di movimenti estremisti contrari alla sua interpretazione del messaggio di Fatima, ma soprattutto le ore che Sua Eminenza vi aveva trascorso nel 1996, nel presiedere al pellegrinaggio internazionale dell'anniversario del 12 e 13 ottobre, al quale, nonostante il cattivo tempo, avevano partecipato più di 250.000 pellegrini. Nell'omelia pronunciata in quell'occasione, non furono molti i riferimenti a quanto avvenuto a Fatima, ma furono sufficienti perché l'allora prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede esprimesse l'essenziale. Dopo aver evocato i due grandi segni Lourdes e Fatima, concluse: «Maria parla ai piccoli per mostrarci quanto è necessario sapere: cioè, prestare attenzione all'unico necessario [ ... ]: credere in Gesù Cristo, il benedetto frutto del suo ventre. Noi la ringraziamo per la sua presenza materna, come Madre Clementissima e Misericordiosa, qui, in questo posto, e in un modo così vivace ed espressivo» (VF. maggio 2005, 1).
In quell'occasione, i mezzi di comunicazione si mossero per sapere dal cardinale Ratzinger il motivo per cui non era stata rivelata la terza parte del segreto di Fatima che dagli anni Sessanta aveva acceso sempre pin la curiosità pubblica, sempre timorosa di profezie catastrofiche. A "Voz de Fatima" (novembre 1996) riassunse in due frasi le sue dichiarazioni. La prima fu a Radio Renascença: «La Madonna non provoca paura, non fa previsioni apocalittiche, ma conduce al Figlio e quindi all'essenziale». Successivamente, nel corso di una conferenza stampa, rispose che se la Santa Sede non rendeva pubblica la terza parte del segreto «era per evitare la trasformazione della fede in sensazionalismo. E questo corrisponde anche allo spirito del Segreto. La Madonna non vuole creare sensazione né rispondere alla curiosità umana. Il vero contenuto, sia della Rivelazione che del Segreto, e sempre lo stesso, e cioè l'invito alla conversione dei cuori alla fede, alla comunione con Cristo» (ivi, 4).
In effetti, la terza parte del segreto sarebbe stata resa pubblica nel giugno 2000, per decisione papale, come annunciato dal segretario di Stato Vaticano nel solenne contesto della beatificazione dei veggenti Francisco e Jacinta Marto: «Per consentire che i fedeli ricevano meglio il messaggio della Vergine di Fatima, il Papa ha affidato alla Congregazione per la Dottrina della Fede l'incarico di rendere pubblica la terza parte del "segreto", dopo aver preparato un adeguato commento». La pubblicazione sarebbe avvenuta nel mese successivo, proponendo il testo tanto atteso della terza parte e delle due precedenti, unitamente alla presentazione storica e al resoconto di un colloquio dell'allora segretario della Congregazione della Fede, poi segretario di Stato Vaticano, cardinal Bertone, con un "commento teologico" dell'allora prefetto della congregazione, poi Papa Benedetto XVI. Il sommo pontefice faceva riferimento a un colloquio avuto con Lucia, certamente nel 1996, e scrive: «Lei mi disse che le sembrava sempre più chiaro che l'obiettivo delle apparizioni era far aumentare sempre più la fede, nella speranza e nella carità; tutto aspirava soltanto a ciò».
Per l'alta considerazione che rivela nei confronti della veggente Lucia, per la profondità dell'interpretazione storico psicologica delle apparizioni in genere e per il commento autorizzato al segreto di Fatima, questa pubblicazione della Santa Sede, per mandato del Papa in persona e con un intervento del prefetto per la Dottrina della Fede, costituisce allo stesso tempo, e per il suo carattere singolare, una sorprendente apertura della Chiesa del Concilio Vaticano II alle rive1azioi particolari e una affermazione globale di autenticità della realtà di Fatima.
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Nel X anniversario della beatificazione di Francesco e Giacinta, Papa Benedetto XVI si è recato dall'11 al 14 maggio 2010 pellegrino al Santuario di Fatima. Nella sua omelia del 13 maggio sulla spianata del Santuario ha fatto la forte e impressionante dichiarazione: «Si illuderebbe chi pensasse che la missione profetica di Fatima sia conclusa. Qui rivive quel disegno di Dio che interpella l’umanità sin dai suoi primordi: «Dov’è Abele, tuo fratello? […] La voce del sangue di tuo fratello grida a me dal suolo!» (Gen 4, 9). L’uomo ha potuto scatenare un ciclo di morte e di terrore, ma non riesce ad interromperlo… Nella Sacra Scrittura appare frequentemente che Dio sia alla ricerca di giusti per salvare la città degli uomini e lo stesso fa qui, in Fatima, quando la Madonna domanda: «Volete offrirvi a Dio per sopportare tutte le sofferenze che Egli vorrà mandarvi, in atto di riparazione per i peccati con cui Egli è offeso, e di supplica per la conversione dei peccatori?» (Memorie di Suor Lucia, I, 162). Ed ha concluso: «Con la famiglia umana pronta a sacrificare i suoi legami più santi sull’altare di gretti egoismi di nazione, razza, ideologia, gruppo, individuo, è venuta dal Cielo la nostra Madre benedetta offrendosi per trapiantare nel cuore di quanti le si affidano l’Amore di Dio che arde nel suo. In quel tempo erano soltanto tre, il cui esempio di vita si è diffuso e moltiplicato in gruppi innumerevoli per l’intera superficie della terra, in particolare al passaggio della Vergine Pellegrina, i quali si sono dedicati alla causa della solidarietà fraterna. Possano questi sette anni che ci separano dal centenario delle Apparizioni affrettare il preannunciato trionfo del Cuore Immacolato di Maria a gloria della Santissima Trinità». Qualche giorno prima, sull'aereo in volo da Roma a Lisbona, la mattina di martedì 11 maggio, gli era stato se il messaggio di Fatima può essere esteso, oltre che all'attentato a Giovanni Paolo II, anche ad altre sofferenze dei papi e alle sofferenze della Chiesa di oggi, scossa dai peccati degli abusi sessuali sui minori. Il papa ha risposto che «solo nel corso della storia possiamo vedere tutta la profondità che era per così dire 'vestita' in questa visione». In essa «sono indicate realtà del futuro della Chiesa che man mano si sviluppano e si mostrano». In essa «si vede la necessità di una passione della Chiesa», predetta da Gesù fino alla fine dei tempi, che «naturalmente si riflette nella persona del papa». E così ha proseguito: «Quanto alle novità che possiamo oggi scoprire in questo messaggio è che non solo da fuori vengono attacchi al papa e alla Chiesa, ma le sofferenze della Chiesa vengono proprio dall’interno della Chiesa, dal peccato che esiste nella Chiesa. Questo lo vediamo sempre, ma oggi lo vediamo in modo realmente terrificante: che la più grande persecuzione alla Chiesa non viene dai nemici di fuori, ma nasce dal peccato nella Chiesa, e che la Chiesa quindi ha profondo bisogno di ri-imparare la penitenza, di accettare la purificazione, di imparare il perdono ma anche la necessità della giustizia. Il perdono non sostituisce la giustizia». Il papa ha concluso ricordando che in ogni caso «il Signore è più forte del male e la Madonna per noi è la garanzia visibile, materna, della bontà di Dio, che è sempre l’ultima parola nella storia».
Da Papa emerito, infine, Benedetto XVI nel maggio 2015 è intervento per contestare alcune allusione sulla non completa rivelazione del segreto di Fatima. Alcuni articoli apparsi recentemente hanno riportato, infatti, dichiarazioni attribuite al prof. Ingo Dollinger, secondo cui, nel giugno 2000, l’allora cardinale Ratzinger, dopo la pubblicazione del Terzo Segreto di Fatima, gli avrebbe confidato che tale pubblicazione non è stata completa. A tale proposito, il Papa emerito ha reso noto – attraverso la Sala Stampa vaticana - «di non aver mai parlato col prof. Dollinger circa Fatima» e afferma chiaramente che le esternazioni attribuite al prof. Dollinger su questo tema «sono pure invenzioni, assolutamente non vere» e conferma decisamente che «la pubblicazione del Terzo Segreto di Fatima è completa».
[LUCIANO GUERRA, Benedetto XVI e Fatima, in MOREIRA C. A. - CRISTINO L., Enciclopedia di Fatima, Cantagalli, Siena 2010, pp. 69-71. Al testo è stato aggiunto un necessario completamento ricavato da diverse altre fonti]
I PAPI E FATIMA - GIOVANNI PAOLO II
Il frequente e intenso rapporto di Giovanni Paolo II con Fatima (Papa tra il 10 ottobre 1978 e il 2 aprile 2005) è dipeso da una coincidenza che lo segnò profondamente: l'attentato di cui fu vittima e che avvenne il giorno dell'anniversario, e quasi alla stessa ora, della prima apparizione della Madonna di Fatima: il 13 maggio 1981. La coincidenza è un segnale chiaro inviatogli da Dio. Il Papa è convinto di essere stato salvato da Maria; chiede che gli sia portata in ospedale l'ultima parte del segreto di Fatima, ancora da divulgare; legge le Memorias di Lucia; procede immediatamente a una prima consacrazione della Chiesa e del mondo all'Immacolato Cuore di Maria. Egli disse ai suoi collaboratori più prossimi: «Dobbiamo fare qualcosa», e il 12 maggio dell'anno seguente rivelò: «Vidi in tutto quanto accaduto - non mi stancherò di ripeterlo - una speciale protezione materna della Madonna. E per coincidenza - e non ci sono mere coincidenze nei disegni della Provvidenza divina - vidi anche un appello e, chissà, una richiesta di attenzione per il messaggio che da lì partì sessantacinque anni fa, per mezzo di tre bambini». Seguì una lunga storia, lunga quanto il suo pontificato, di dichiarazioni, atteggiamenti, viaggi, decisioni e gesti che sono attestati da un'impressionante mole di documenti, senza pari nella storia del papato.
La mattina del giorno dell'attentato al Papa, a Fatima era stato letto, in presenza del prefetto della Dottrina della Fede cardinal Sepe, un telegramma proveniente dalla Segreteria di Stato che segnalava la presenza spirituale di Sua Santità. Un'insperata accelerazione dal ritmo allucinante si ebbe a partire dall'attentato del 13 maggio 1981. Perché? Perché il Papa da quel momento fu sorretto da una convinzione profonda, incrollabile. Il 14 agosto 1981 egli confessò: «Poi visitai le tombe dei miei predecessori e pensai che avrebbe potuto esserci una tomba in più. Ma il Signore dispose diversamente; e la Madonna - perché tutti quanti ricordiamo che era il 13 maggio - collaborò a quel "diversamente"». Il 7 ottobre seguente aggiunse: «Potrei dimenticare che quanto accadde in piazza San Pietro ebbe luogo il giorno e l'ora che, da più di sessant'anni, si ricorda a Fatima, in Portogallo, la prima apparizione della Madre di Cristo, ai poveri e piccoli contadini? Perché in tutto ciò che accadde quel giorno, notai quella straordinaria protezione materna, che si rivelò più forte del proiettile mortale». Non stupisce, quindi, che negli ambienti a lui più prossimi il Santo Padre si sia espresso senza ambiguità, come fece col cardinale Pironio, secondo la sua testimonianza a Fatima, nel mese di novembre: «Io devo la mia vita alla Madonna di Fatima». Il 12 maggio del 1982, vigilia del viaggio a Fatima, Giovanni Paolo II affermò: «Approfittando dell'invito, desidero soprattutto rispondere alla necessità del cuore che, nel primo anniversario dell'attentato alla mia persona, mi spinge ad andare ai piedi della Madre di Dio di Fatima, per ringraziarla per il suo intervento, salvandomi la vita e restituendomi la salute». Quella notte, in visita per la prima volta alla Cappellina delle Apparizioni, il romano Pontefice confessava: «[...I da quando c'è stato l'attentato in piazza San Pietro un anno fa, riprendendo coscienza, il mio pensiero si è immediatamente volto a questo santuario, per deporre nel cuore della Madre celeste il mio ringraziamento per avermi salvato dal pericolo». Nell'omelia del giorno seguente egli insisteva sul motivo del suo pellegrinaggio: «Vengo oggi qui, perché proprio in questo giorno, l'anno scorso, ci fu a piazza San Pietro, a Roma, l'attentato alla vita del Papa, che misteriosamente coincideva con l'anniversario della prima apparizione a Fatima, la quale si verificò il tredici maggio del 1917». Di fronte all'immagine della Cappellina di Fatima, che poi chiese venisse portata a Roma il 25 marzo 1984, il Papa si riferì nuovamente al legame che non poteva dimenticare: «Madonna di Fatima, cui siamo tutti devoti e riconoscenti, anche nel senso più intimo e personale, avete voluto visitarci in questo giorno tanto importante, qui a Roma».
Il 13 maggio del 1994, trovandosi nuovamente al policlinico Gemelli, consegnò ai vescovi italiani e ai fedeli un messaggio da leggere a Santa Maria Maggiore: «è stata una mano materna a guidare la traiettoria del proiettile e il Papa agonizzante, trasportato al Gemelli, si fermò sulla soglia della morte». Il 7 giugno 1997 a Zakopane, in Polonia, in occasione della dedica del Santuario della Madonna di Fatima, (monumento dall'eloquente gratitudine del popolo polacco per aver salvato la vita al Papa) egli ebbe ad affermare: «Qui, insieme a voi, voglio ancora una volta ringraziare la Madonna di Fatima per il dono di avermi salvato la vita, come ho fatto a Fatima quindici anni fa». In occasione dell'omelia di beatificazione dei veggenti Francisco e Jacinta, il 13 maggio del 2000, Giovanni Paolo II pronunciò le seguenti parole: «Desidero ancora una volta celebrare la bontà del Signore nei miei confronti, quando, duramente colpito il 13 maggio del 1981, fui salvato dalla morte. Esprimo la mia gratitudine anche alla beata Jacinta, per i sacrifici e le preghiere offerte al Santo Padre, che lei aveva visto in grande sofferenza».
Riferendo questa convinzione tanto radicata nel Papa, colui che fu suo Segretario personale per tutto il suo pontificato, Sua Erninenza il cardinale Dziwisz, arcivescovo di Cracovia, avrebbe ricordato a Fatima: «In verità, dopo l'attentato del tredici maggio del 1981, egli stesso chiese la busta che conteneva la terza parte del "segreto". Come è noto, subito pensò alla consacrazione del mondo all'Immacolato Cuore di Maria, avendo egli stesso composta una preghiera per l"atto di consegna", che doveva essere celebrato nella basilica di Santa Maria Maggiore il 7 giugno 1981». Successivamente aggiunse: «Per meglio corrispondere alle sollecitazione della "Madonna", il nostro Santo Padre volle esplicitare, durante l'Anno Santo della Redenzione, quell'Atto di Consegna del 7 giugno del 1981 e ripetuto a Fatima il 13 maggio del 1982. E così, il giorno in cui si ricorda il "fiat" pronunciato da Maria al momento dell'Annunciazione, il 25 marzo del 1984, da piazza San Pietro, il Papa, insieme a tutti i vescovi del mondo, precedentemente "convocati", consegnò al Cuore Immacolato di Maria gli uomini e i popoli. Suor Lucia confermò personalmente che quell'atto solenne e universale, di consacrazione corrispondeva a quanto la Madonna voleva». Convinzione incrollabile. Abbiamo quindi la certezza che Sua Santità volle rispondere in modo soddisfacente alla richiesta della Madonna, che ancora non era stata esaudita nonostante i molti tentativi effettuati dai diversi papi, a partire da Pio XII, cioè alla consacrazione all'Irnmacolato Cuore di Maria. Per quanto strano possa apparire, il particolare su cui Lucia aveva sempre insistito era l'unione di tutti i vescovi del mondo con il Santo Padre nell'atto di consacrazione, e doveva trattarsi di un atto solenne di riconoscimento del ruolo di Maria nella storia del mondo e della chiesa. Tale solennità avrebbe potuto essere realizzata solo attraverso l'unione dei vescovi con il Papa. Come riuscì il Papa a soddisfare tale richiesta? Scrivendo a ogni vescovo e chiedendo di provvedere alla consacrazione nelle loro diocesi nello stesso giorno, la vigilia del 25 marzo del 1984, quando Giovanni Paolo II avrebbe provveduto alla consacrazione a Roma. La lettera di Giovanni Paolo II fu spedita da Roma in data 8 dicembre 1983.
Quale fu la risposta del Papa alla necessità di una menzione speciale alla Russia, che sin dalla lettera inviata da Lucia a Pio XII nel dicembre del 1940, costituiva un altro dettaglio essenziale dell'atto di consacrazione? Ancora oggi esistono correnti di pensiero che non ritengono credibile che suor Lucia abbia influenzato la consacrazione del Papa, poiché la menzione speciale alla Russia non fu fatta pubblicamente e oralmente con termini inequivocabili e poiché non si verificò lo strepitoso miracolo, che parevano aspettarsi, dell'improvvisa conversione di massa al cattolicesimo da parte di quel paese tradizionalmente ortodosso e a quel tempo ufficialmente ateo, sussiste la sfiducia nei confronti dell"accettazione' del cielo dell'atto di Giovanni Paolo II. Fatto sta, però, che Lucia scrisse, almeno due volte, che la consacrazione era stata finalmente eseguita secondo i requisiti necessari, ed era quindi stata accettata dal Cielo. Come aveva proceduto il Papa alla menzione speciale per la Russia? Per quanto possiamo sapere, era parte integrante del testo della consacrazione, e si trattò di un'allusione discreta contenuta nella formula del 25 marzo del 1984; il Papa si espresse in questi termini: «quegli uomini e quelle nazioni che di questa consegna e di questa consacrazione hanno particolare bisogno».
Ci piace evidenziare che la consacrazione offrì anche l'occasione per una riflessione teologica sul significato di tale atto, contro il quale furono sollevate vane obiezioni: forse perché la consacrazione può avvenire solo da parte di Dio, oppure perché non poteva essere realizzata in assenza (e tanto più contro) della volontà dei popoli russi, o ancora perché il termine "consacrazione" non poteva essere usato per la Madonna, in quanto spetta unicamente a Dio. Giovanni Paolo II, rifacendosi alla consacrazione fatta da Cristo a se stesso nell'ultima cena (Gv 17) e alla singolare unione del Cuore di Maria con il Cuore di Gesù sulla Croce, sviluppa una teologia della consacrazione alla quale partecipano tutti i battezzati, dato che l'opera redentrice di Cristo deve essere partecipata al mondo attraverso la Chiesa, ed esclama: «Oh! Quanto profondamente sentiamo la necessità della consacrazione, per l'umanità e per il mondo: per il nostro mondo contemporaneo, nell'unità con Cristo!... Oh! Quanto ci penalizza, quindi, tutto ciò che nella Chiesa e in ognuno di noi si oppone alla santità e alla consacrazione!». (13 maggio 1982). E così la consacrazione a Maria diviene atto di unione alla consacrazione di Cristo per l'intera umanità.
Due temi del messaggio di Fatima - l'apparizione dell'angelo e la devozione dei cinque primi sabati - dovevano ancora essere affrontati nei documenti della Santa Sede prima di questo pontificato. Quanto al primo, e alla cui approvazione Lucia, in una lettera a Pio XII del 1940, attribuiva quasi la medesima urgenza della consacrazione, possiamo dire che il Papa gli attribuì una pratica collocazione, seppur tacita, nell'ambito della recita del rosario da lui avviata a Roma tutti i primi sabato del mese e che veniva accompagnata dai fedeli riuniti in piazza San Pietro. Commovente è stata la coincidenza della morte di Sua Santità proprio un primo sabato all'ora in cui, non lui in persona in quanto ormai impossibilitato, ma una grande folla di fedeli recitava per lui il rosario. Non essendo possibili per Dio le coincidenze fortuite, come il Papa ebbe ad affermare (seguendo il pensiero di Pio XII), è davvero interessante notare che suor Lucia morì due mesi prima, il giorno 13, e il Papa che tenne tanto in considerazione il suo messaggio è morto un primo sabato del mese, nell'ora della pratica abituale di questa devozione. E ci sia consentito menzionare una credenza popolare secondo cui minuti e ore sommate danno il numero 13...
Le apparizioni dell'angelo erano state indirettamente evocate nella prima preghiera da lui insegnata, dopo il saluto a Fatima, il 12 maggio del 1982. Anche il 23 luglio 1989, rivolgendosi ai bambini dell'"Esercito bianco", Sua Santità adoperò un'espressione velata (simile a quella del vescovo di Leiria, quando, nel 1941, diede indulgenza alle preghiere dell'Angelo custode del Portogallo: «Siete voi i validi apostoli di Gesù per i vostri amici e ripetete loro spesso la preghiera insegnata dai piccoli di Fatima». Nell'udienza generale del 17 maggio del 2000, evocando il terzo pellegrinaggio a Fatima, allorquando aveva beatificato i veggenti Francisco e Jacinta, Giovanni Paolo II non poteva esprimersi in maniera più chiara nel pronunciarsi sui neo beati: «I genitori li hanno educati alla preghiera e il Signore stesso li ha portati stretti a Sé, mediante l'apparizione di un Angelo che, avendo in mano un calice e un'Ostia, insegnò loro a unirsi al Sacrificio eucaristico, in riparazione dei peccati».
La manifestazione più alta del riconoscimento di Fatima da parte di Giovanni Paolo II avvenne il 13 maggio del 2000, con la beatificazione dei due veggenti più giovani e l'annuncio della pubblicazione della terza parte del segreto. Per la beatificazione dei due bambini il Santo Padre professava solennemente la convinzione che essi avessero detto la verità del loro cuore, affermando la realtà delle apparizioni. In questo attestato di credibilità non poteva non includere la veggente ancora in vita, Lucia, che il pontefice volle ascoltare direttamente in occasione dei suoi tre pellegrinaggi a Cova da Iria e a cui mandò varie volte suoi emissari. Veniva cosi annullata dall'autonità suprema la classificazione spregiativa di Fatima II, sulla quale tanti critici insistettero per gli scritti di suor Lucia: «Alle porte del terzo Millennio, guardando i segni dei tempi in questo XX secolo», scrisse Giovanni Paolo II al vescovo di Fatima Leiria il 1 ottobre 1997, «Fatima risulta tra i maggiori, anche perche annuncia nel suo Messaggio, e condiziona l'esistenza dei suoi appelli, molti dei restanti che sopraggiunsero [..]. Tra questi e altri segnali dei tempi, come dicevo, risalta quello di Fatima, che ci aiuta a vedere la mano di Dio, Guida provvidente e Padre paziente e compassionevole, anche di questo XX secolo». Nell'Anno Santo Duemila si moltiplicarono i segni di speranza che il Pontefice romano riponeva nelle profezie di Fatima. Non solo egli si recò a Fatima per la terza volta e donò alla Madonna di Fatima i suoi gioielli preziosi - l'anello Totus Tuus, donatogli dal cardinale Wiszinski, - ma volle anche che l'immagine della Cappellina delle Apparizioni fosse condotta in Vaticano per la seconda volta, in occasione della chiusura dell'Anno Santo celebrata con la festa della Madonna del Rosario alla presenza di circa 1500 vescovi, la più grande riunione episcopale dopo il Concilio Vaticano II.
In conclusione possiamo affermare che Giovanni Paolo II fece tutto quanto era nelle sue possibilità per apporre agli eventi e ai messaggi di Fatima il definitivo sigillo pontificio, sotto tutti gli aspetti, dal ricevimento del messaggio da parte dei fedeli fino alle apparizioni, sia della Madonna che dell'angelo, passando attraverso la beatificazione dei veggenti. Sulla corona della Madonna di Fatima è incastonata la gioia più preziosa: il proiettile che ha trapassato il corpo del Papa il 13 maggio del 1981. Il proiettile era per il Papa il segno della verità del terzo segreto di Fatima; per questo pensò che, essendo depositato presso la Santa Sede sin dal 1957, era giunto il momento che il segreto fosse divulgato. Egli chiese quindi alla Congregazione della Dottrina della Fede di predisporre un commento autorizzato da allegare alla pubblicazione, commento che fu approntato dal prefetto stesso, poi successore del grande Pontefice col nome di Benedetto XVI. Tanti eventi sublimi e sorprendenti costituiscono una chiara indicazione che il fenomeno di Fatima è lungi dall'esaurirsi. E nulla impedisce che l'autorità suprema della Chiesa prenda posizioni ancora più esplicite e formali, seppur difficilmente più solenni. Sarà impossibile tornare indietro dopo quanto e stato detto e fatto. Nessuna apparizione ha avuto fino a oggi, da parte dell'autorità romana, un'accoglienza più meditata, calorosa, progressiva, insistente e solenne come quelle di Fatima. E la ragione sembra risiedere solo in ciò che nei primi anni aveva dichiarato, con intuitiva chiaroveggenza, il cardinale D. Manuel Gonçalves Cerejeira: «Non è stata la Chiesa a imporre Fatima, ma è stata Fatima a imporsi alla Chiesa».
[LUCIANO GUERRA, Giovanni Paolo II e Fatima, in MOREIRA C. A. - CRISTINO L., Enciclopedia di Fatima, Cantagalli, Siena 2010, pp. 191-195]