Segreteria del Santuario

Segreteria del Santuario

Francesco si recherà  in pellegrinaggio al Santuario di Nostra Signora di Fatima, in occasione del centenario delle Apparizioni della Beata Vergine Maria alla Cova da Iria. Lo ha reso noto la Sala Stampa vaticana. Accogliendo l’invito del Presidente della Repubblica e dei Vescovi portoghesi, il Papa sarà a Fatima dal 12 al 13 maggio 2017. Francesco, sarà il quarto Papa a visitare il Portogallo, dopo Paolo VI (13 maggio 1967), Giovanni Paolo II (12-15 maggio 1982; 10-13 maggio del 1991; 12-13 Maggio 2000) e Benedetto XVI (11-14 maggio 2010). Papa Francesco desidera visitare il santuario portoghese di Fatima nel maggio 2017 per commemorare il centenario delle apparizioni della Vergine. Nel logo ufficiale della visita di papa Francesco al Santuario di Fatima, compare il motto del viaggio papale: “Con Maria, pellegrino nella speranza e nella pace” e la corona del rosario a forma di un cuore. «Il pellegrinaggio di papa Francesco - spiega un comunicato diffuso dalla Sala stampa vaticana - è incentrato sul tema del Cuore Immacolato di Maria. Il disegno del cuore in doppia ellisse simmetrica e convergente rappresenta la purezza di Maria, e il suo svuotarsi di sé per riempirsi dell’Amore di Dio. Nel cuore, che mette in primo piano l’Amore misericordioso del Padre, è inclusa la croce, così da non tralasciare la sofferenza redentrice del Figlio». Nel logo compare inoltre il Rosario, preghiera richiesta esplicitamente dalla Madonna nelle apparizioni.

Qual è la comprensione di Papa Francesco del messaggio di Fatima, e perché la Madonna di Fatima sembra tanto importante per lui, come del resto lo è stata per i suoi due predecessori? I sorprendenti eventi avvenuti a Fatima nel maggio 1917 hanno avuto luogo mentre il mondo si immergeva nel XX secolo – un secolo che avrebbe visto due guerre mondiali, genocidi su vasta scala, l’invenzione della bomba atomica e la rapida affermazione di tecnologie che avrebbero trasformato il mondo e la razza umana. La visita del Papa a Fatima porta avanti il suo interesse e il suo coinvolgimento nei confronti degli eventi della località portoghese. Il suo pontificato è stato consacrato a Nostra Signora di Fatima il 13 maggio 2013 dal cardinale di Lisbona. Durante la cerimonia, il porporato ha pregato perché a Papa Francesco fosse dato «il dono del discernimento su come identificare le vie di rinnovamento per la Chiesa». Ha anche pregato che il Santo Padre fosse protetto «nelle difficili ore della sofferenza, in modo da poter superare, nella carità, le prove che il rinnovamento della Chiesa gli presenterà». Ciò è stato seguito cinque mesi dopo dalla consacrazione da parte di Papa Francesco del mondo a Nostra Signora di Fatima il 13 ottobre 2013. Quando ha celebrato la consacrazione a Nostra Signora di Fatima, Papa Francesco ha affermato: «La sua statua, venuta da Fatima, ci aiuta a sentire la sua presenza in mezzo a noi. C’è una realtà: Maria sempre ci porta a Gesù… Alla misericordia di Dio, lo sappiamo, nulla è impossibile! Anche i nodi più intricati si sciolgono con la sua grazia. E Maria, che con il suo ‘sì’ ha aperto la porta a Dio per sciogliere il nodo dell’antica disobbedienza, è la madre che con pazienza e tenerezza ci porta a Dio perché Egli sciolga i nodi della nostra anima con la sua misericordia di Padre».   Il 13 maggio 2016, la Chiesa celebra la memoria liturgica della Beata Vergine Maria di Fatima. Papa Francesco lo ha ricordato all’Udienza Generale invitando tutti i fedeli «a moltiplicare i gesti quotidiani di venerazione e imitazione della Madre di Dio». Ed ha continuato: «Affidatele tutto ciò che siete, tutto ciò che avete, e così riuscirete ad essere uno strumento della misericordia e della tenerezza di Dio per i vostri familiari, i vostri vicini e amici». In particolare poi ai giovani ha raccomandato «la recita quotidiana del Rosario», così come chiesto dalla Vergine a Fatima; agli ammalati di «sentite Maria presente nell’ora della croce» e agli sposi novelli di pregarla perché non manchi mai nella loro casa «l’amore e il rispetto reciproco». Anche Francesco guarda con lo stesso interesse gli eventi di Fatima, e la sua visita confermerà ancora una volta, l'importanza sempre crescente che i Sommi Pontefici hanno dato a questo luogo, così legato alla vita e all'avvenire della Chiesa. Perciò, anche per Papa Francesco, Fatima è importantissima da un punto di vista pastorale, ma anche da un punto di vista dottrinale.

Da sottolienare che il 23 marzo 2017, il Papa – ricevendo in udienza il cardinale Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle Cause dei santi – ha firmato l’autorizzazione a promulgare i relativi decreti per la canonizzazione di Francesco e Giacinta Marto, i pastorelli che assieme a Lucia dos Santos (morta nel 2005) videro la Madonna a Fatima. Egli, infatti, ha così ufficialmente riconosciuto il miracolo attribuito all’intercessione di Francesco e Giacinta, morti rispettivamente il 4 aprile del 1919 e il 20 febbraio dell’anno successivo, quando avevano appena undici e dieci anni.

Infine, dopo aver confermato il suo pellegrinaggio alla Cova da Iria il 12 e 13 maggio 2017, in occasione del centenario delle apparizioni, nel Concistoro del 20 aprile 2017, il Pontefice ha anche confermato la canonizzazione dei due pastorelli per 13 maggio 2017 a Fatima.

Eletto papa il 19 aprile 2005, il 13 maggio seguente Benedetto XVI fu solennemente ricordato a Fatima dal cardinale patriarca di Lisbona, D. José da Cruz Policarpo, che nell'omelia del grande pellegrinaggio di quell'anno si espresse con queste parole: «Oggi sono qui per compiere una promessa fatta da me a Sua Santità Benedetto XVI. Quando, alla fine del Conclave, venne il mio turno per salutarlo e giurargli comunione e obbedienza, il Santo Padre mi prese le mani e mi parlò di Fatima. E io gli promisi, e lui me ne ringraziò. che il successivo 13 maggio sarei venuto a mettere ai piedi della Madonna il suo Pontificato» (VF. giugno 2005). Non sappiamo cosa il Papa può avere detto al cardinale patriarca di Lisbona affinché questi gli facesse tale promessa. Possiamo però supporre che, in quel momento di emozione, la presenza del patriarca gli avrà forse ricordato non tanto i clamori di movimenti estremisti contrari alla sua interpretazione del messaggio di Fatima, ma soprattutto le ore che Sua Eminenza vi aveva trascorso nel 1996, nel presiedere al pellegrinaggio internazionale dell'anniversario del 12 e 13 ottobre, al quale, nonostante il cattivo tempo, avevano partecipato più di 250.000 pellegrini. Nell'omelia pronunciata in quell'occasione, non furono molti i riferimenti a quanto avvenuto a Fatima, ma furono sufficienti perché l'allora prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede esprimesse l'essenziale. Dopo aver evocato i due grandi segni Lourdes e Fatima, concluse: «Maria parla ai piccoli per mostrarci quanto è necessario sapere: cioè, prestare attenzione all'unico necessario [ ... ]: credere in Gesù Cristo, il benedetto frutto del suo ventre. Noi la ringraziamo per la sua presenza materna, come Madre Clementissima e Misericordiosa, qui, in questo posto, e in un modo così vivace ed espressivo» (VF. maggio 2005, 1).

In quell'occasione, i mezzi di comunicazione si mossero per sapere dal cardinale Ratzinger il motivo per cui non era stata rivelata la terza parte del segreto di Fatima che dagli anni Sessanta aveva acceso sempre pin la curiosità pubblica, sempre timorosa di profezie catastrofiche. A "Voz de Fatima" (novembre 1996) riassunse in due frasi le sue dichiarazioni. La prima fu a Radio Renascença: «La Madonna non provoca paura, non fa previsioni apocalittiche, ma conduce al Figlio e quindi all'essenziale». Successivamente, nel corso di una conferenza stampa, rispose che se la Santa Sede non rendeva pubblica la terza parte del segreto «era per evitare la trasformazione della fede in sensazionalismo. E questo corrisponde anche allo spirito del Segreto. La Madonna non vuole creare sensazione né rispondere alla curiosità umana. Il vero contenuto, sia della Rivelazione che del Segreto, e sempre lo stesso, e cioè l'invito alla conversione dei cuori alla fede, alla comunione con Cristo» (ivi, 4).

In effetti, la terza parte del segreto sarebbe stata resa pubblica nel giugno 2000, per decisione papale, come annunciato dal segretario di Stato Vaticano nel solenne contesto della beatificazione dei veggenti Francisco e Jacinta Marto: «Per consentire che i fedeli ricevano meglio il messaggio della Vergine di Fatima, il Papa ha affidato alla Congregazione per la Dottrina della Fede l'incarico di rendere pubblica la terza parte del "segreto", dopo aver preparato un adeguato commento». La pubblicazione sarebbe avvenuta nel mese successivo, proponendo il testo tanto atteso della terza parte e delle due precedenti, unitamente alla presentazione storica e al resoconto di un colloquio dell'allora segretario della Congregazione della Fede, poi segretario di Stato Vaticano, cardinal Bertone, con un "commento teologico" dell'allora prefetto della congregazione, poi Papa Benedetto XVI. Il sommo pontefice faceva riferimento a un colloquio avuto con Lucia, certamente nel 1996, e scrive: «Lei mi disse che le sembrava sempre più chiaro che l'obiettivo delle apparizioni era far aumentare sempre più la fede, nella speranza e nella carità; tutto aspirava soltanto a ciò».

Per l'alta considerazione che rivela nei confronti della veggente Lucia, per la profondità dell'interpretazione storico psicologica delle apparizioni in genere e per il commento autorizzato al segreto di Fatima, questa pubblicazione della Santa Sede, per mandato del Papa in persona e con un intervento del prefetto per la Dottrina della Fede, costituisce allo stesso tempo, e per il suo carattere singolare, una sorprendente apertura della Chiesa del Concilio Vaticano II alle rive1azioi particolari e una affermazione globale di autenticità della realtà di Fatima.

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Nel X anniversario della beatificazione di Francesco e Giacinta, Papa Benedetto XVI si è recato dall'11 al 14 maggio 2010 pellegrino al Santuario di Fatima. Nella sua omelia del 13 maggio sulla spianata del Santuario ha fatto la forte e impressionante dichiarazione: «Si illuderebbe chi pensasse che la missione profetica di Fatima sia conclusa. Qui rivive quel disegno di Dio che interpella l’umanità sin dai suoi primordi: «Dov’è Abele, tuo fratello? […] La voce del sangue di tuo fratello grida a me dal suolo!» (Gen 4, 9). L’uomo ha potuto scatenare un ciclo di morte e di terrore, ma non riesce ad interromperlo… Nella Sacra Scrittura appare frequentemente che Dio sia alla ricerca di giusti per salvare la città degli uomini e lo stesso fa qui, in Fatima, quando la Madonna domanda: «Volete offrirvi a Dio per sopportare tutte le sofferenze che Egli vorrà mandarvi, in atto di riparazione per i peccati con cui Egli è offeso, e di supplica per la conversione dei peccatori?» (Memorie di Suor Lucia, I, 162). Ed ha concluso: «Con la famiglia umana pronta a sacrificare i suoi legami più santi sull’altare di gretti egoismi di nazione, razza, ideologia, gruppo, individuo, è venuta dal Cielo la nostra Madre benedetta offrendosi per trapiantare nel cuore di quanti le si affidano l’Amore di Dio che arde nel suo. In quel tempo erano soltanto tre, il cui esempio di vita si è diffuso e moltiplicato in gruppi innumerevoli per l’intera superficie della terra, in particolare al passaggio della Vergine Pellegrina, i quali si sono dedicati alla causa della solidarietà fraterna. Possano questi sette anni che ci separano dal centenario delle Apparizioni affrettare il preannunciato trionfo del Cuore Immacolato di Maria a gloria della Santissima Trinità». Qualche giorno prima, sull'aereo in volo da Roma a Lisbona, la mattina di martedì 11 maggio, gli era stato se il messaggio di Fatima può essere esteso, oltre che all'attentato a Giovanni Paolo II, anche ad altre sofferenze dei papi e alle sofferenze della Chiesa di oggi, scossa dai peccati degli abusi sessuali sui minori. Il papa ha risposto che «solo nel corso della storia possiamo vedere tutta la profondità che era per così dire 'vestita' in questa visione». In essa «sono indicate realtà del futuro della Chiesa che man mano si sviluppano e si mostrano». In essa «si vede la necessità di una passione della Chiesa», predetta da Gesù fino alla fine dei tempi, che «naturalmente si riflette nella persona del papa». E così ha proseguito: «Quanto alle novità che possiamo oggi scoprire in questo messaggio è che non solo da fuori vengono attacchi al papa e alla Chiesa, ma le sofferenze della Chiesa vengono proprio dall’interno della Chiesa, dal peccato che esiste nella Chiesa. Questo lo vediamo sempre, ma oggi lo vediamo in modo realmente terrificante: che la più grande persecuzione alla Chiesa non viene dai nemici di fuori, ma nasce dal peccato nella Chiesa, e che la Chiesa quindi ha profondo bisogno di ri-imparare la penitenza, di accettare la purificazione, di imparare il perdono ma anche la necessità della giustizia. Il perdono non sostituisce la giustizia». Il papa ha concluso ricordando che in ogni caso «il Signore è più forte del male e la Madonna per noi è la garanzia visibile, materna, della bontà di Dio, che è sempre l’ultima parola nella storia».

Da Papa emerito, infine, Benedetto XVI nel maggio 2015 è intervento per contestare alcune allusione sulla non completa rivelazione del segreto di Fatima. Alcuni articoli apparsi recentemente hanno riportato, infatti, dichiarazioni attribuite al prof. Ingo Dollinger, secondo cui, nel giugno 2000, l’allora cardinale Ratzinger, dopo la pubblicazione del Terzo Segreto di Fatima, gli avrebbe confidato che tale pubblicazione non è stata completa. A tale proposito, il Papa emerito ha reso noto – attraverso la Sala Stampa vaticana - «di non aver mai parlato col prof. Dollinger circa Fatima» e afferma chiaramente che le esternazioni attribuite al prof. Dollinger su questo tema «sono pure invenzioni, assolutamente non vere» e conferma decisamente che «la pubblicazione del Terzo Segreto di Fatima è completa».

[LUCIANO GUERRA, Benedetto XVI e Fatima, in MOREIRA C. A. - CRISTINO L., Enciclopedia di Fatima, Cantagalli, Siena 2010, pp. 69-71. Al testo è stato aggiunto un necessario completamento ricavato da diverse altre fonti]

Il frequente e intenso rapporto di Giovanni Paolo II con Fatima (Papa tra il 10 ottobre 1978 e il 2 aprile 2005) è dipeso da una coincidenza che lo segnò profondamente: l'attentato di cui fu vittima e che avvenne il giorno dell'anniversario, e quasi alla stessa ora, della prima apparizione della Madonna di Fatima: il 13 maggio 1981. La coincidenza è un segnale chiaro inviatogli da Dio. Il Papa è convinto di essere stato salvato da Maria; chiede che gli sia portata in ospedale l'ultima parte del segreto di Fatima, ancora da divulgare; legge le Memorias di Lucia; procede immediatamente a una prima consacrazione della Chiesa e del mondo all'Immacolato Cuore di Maria. Egli disse ai suoi collaboratori più prossimi: «Dobbiamo fare qualcosa», e il 12 maggio dell'anno seguente rivelò: «Vidi in tutto quanto accaduto - non mi stancherò di ripeterlo - una speciale protezione materna della Madonna. E per coincidenza - e non ci sono mere coincidenze nei disegni della Provvidenza divina - vidi anche un appello e, chissà, una richiesta di attenzione per il messaggio che da lì partì sessantacinque anni fa, per mezzo di tre bambini». Seguì una lunga storia, lunga quanto il suo pontificato, di dichiarazioni, atteggiamenti, viaggi, decisioni e gesti che sono attestati da un'impressionante mole di documenti, senza pari nella storia del papato.

La mattina del giorno dell'attentato al Papa, a Fatima era stato letto, in presenza del prefetto della Dottrina della Fede cardinal Sepe, un telegramma proveniente dalla Segreteria di Stato che segnalava la presenza spirituale di Sua Santità. Un'insperata accelerazione dal ritmo allucinante si ebbe a partire dall'attentato del 13 maggio 1981. Perché? Perché il Papa da quel momento fu sorretto da una convinzione profonda, incrollabile. Il 14 agosto 1981 egli confessò: «Poi visitai le tombe dei miei predecessori e pensai che avrebbe potuto esserci una tomba in più. Ma il Signore dispose diversamente; e la Madonna - perché tutti quanti ricordiamo che era il 13 maggio - collaborò a quel "diversamente"». Il 7 ottobre seguente aggiunse: «Potrei dimenticare che quanto accadde in piazza San Pietro ebbe luogo il giorno e l'ora che, da più di sessant'anni, si ricorda a Fatima, in Portogallo, la prima apparizione della Madre di Cristo, ai poveri e piccoli contadini? Perché in tutto ciò che accadde quel giorno, notai quella straordinaria protezione materna, che si rivelò più forte del proiettile mortale». Non stupisce, quindi, che negli ambienti a lui più prossimi il Santo Padre si sia espresso senza ambiguità, come fece col cardinale Pironio, secondo la sua testimonianza a Fatima, nel mese di novembre: «Io devo la mia vita alla Madonna di Fatima». Il 12 maggio del 1982, vigilia del viaggio a Fatima, Giovanni Paolo II affermò: «Approfittando dell'invito, desidero soprattutto rispondere alla necessità del cuore che, nel primo anniversario dell'attentato alla mia persona, mi spinge ad andare ai piedi della Madre di Dio di Fatima, per ringraziarla per il suo intervento, salvandomi la vita e restituendomi la salute». Quella notte, in visita per la prima volta alla Cappellina delle Apparizioni, il romano Pontefice confessava: «[...I da quando c'è stato l'attentato in piazza San Pietro un anno fa, riprendendo coscienza, il mio pensiero si è immediatamente volto a questo santuario, per deporre nel cuore della Madre celeste il mio ringraziamento per avermi salvato dal pericolo». Nell'omelia del giorno seguente egli insisteva sul motivo del suo pellegrinaggio: «Vengo oggi qui, perché proprio in questo giorno, l'anno scorso, ci fu a piazza San Pietro, a Roma, l'attentato alla vita del Papa, che misteriosamente coincideva con l'anniversario della prima apparizione a Fatima, la quale si verificò il tredici maggio del 1917». Di fronte all'immagine della Cappellina di Fatima, che poi chiese venisse portata a Roma il 25 marzo 1984, il Papa si riferì nuovamente al legame che non poteva dimenticare: «Madonna di Fatima, cui siamo tutti devoti e riconoscenti, anche nel senso più intimo e personale, avete voluto visitarci in questo giorno tanto importante, qui a Roma».

Il 13 maggio del 1994, trovandosi nuovamente al policlinico Gemelli, consegnò ai vescovi italiani e ai fedeli un messaggio da leggere a Santa Maria Maggiore: «è stata una mano materna a guidare la traiettoria del proiettile e il Papa agonizzante, trasportato al Gemelli, si fermò sulla soglia della morte». Il 7 giugno 1997 a Zakopane, in Polonia, in occasione della dedica del Santuario della Madonna di Fatima, (monumento dall'eloquente gratitudine del popolo polacco per aver salvato la vita al Papa) egli ebbe ad affermare: «Qui, insieme a voi, voglio ancora una volta ringraziare la Madonna di Fatima per il dono di avermi salvato la vita, come ho fatto a Fatima quindici anni fa». In occasione dell'omelia di beatificazione dei veggenti Francisco e Jacinta, il 13 maggio del 2000, Giovanni Paolo II pronunciò le seguenti parole: «Desidero ancora una volta celebrare la bontà del Signore nei miei confronti, quando, duramente colpito il 13 maggio del 1981, fui salvato dalla morte. Esprimo la mia gratitudine anche alla beata Jacinta, per i sacrifici e le preghiere offerte al Santo Padre, che lei aveva visto in grande sofferenza».

Riferendo questa convinzione tanto radicata nel Papa, colui che fu suo Segretario personale per tutto il suo pontificato, Sua Erninenza il cardinale Dziwisz, arcivescovo di Cracovia, avrebbe ricordato a Fatima: «In verità, dopo l'attentato del tredici maggio del 1981, egli stesso chiese la busta che conteneva la terza parte del "segreto". Come è noto, subito pensò alla consacrazione del mondo all'Immacolato Cuore di Maria, avendo egli stesso composta una preghiera per l"atto di consegna", che doveva essere celebrato nella basilica di Santa Maria Maggiore il 7 giugno 1981». Successivamente aggiunse: «Per meglio corrispondere alle sollecitazione della "Madonna", il nostro Santo Padre volle esplicitare, durante l'Anno Santo della Redenzione, quell'Atto di Consegna del 7 giugno del 1981 e ripetuto a Fatima il 13 maggio del 1982. E così, il giorno in cui si ricorda il "fiat" pronunciato da Maria al momento dell'Annunciazione, il 25 marzo del 1984, da piazza San Pietro, il Papa, insieme a tutti i vescovi del mondo, precedentemente "convocati", consegnò al Cuore Immacolato di Maria gli uomini e i popoli. Suor Lucia confermò personalmente che quell'atto solenne e universale, di consacrazione corrispondeva a quanto la Madonna voleva». Convinzione incrollabile. Abbiamo quindi la certezza che Sua Santità volle rispondere in modo soddisfacente alla richiesta della Madonna, che ancora non era stata esaudita nonostante i molti tentativi effettuati dai diversi papi, a partire da Pio XII, cioè alla consacrazione all'Irnmacolato Cuore di Maria. Per quanto strano possa apparire, il particolare su cui Lucia aveva sempre insistito era l'unione di tutti i vescovi del mondo con il Santo Padre nell'atto di consacrazione, e doveva trattarsi di un atto solenne di riconoscimento del ruolo di Maria nella storia del mondo e della chiesa. Tale solennità avrebbe potuto essere realizzata solo attraverso l'unione dei vescovi con il Papa. Come riuscì il Papa a soddisfare tale richiesta? Scrivendo a ogni vescovo e chiedendo di provvedere alla consacrazione nelle loro diocesi nello stesso giorno, la vigilia del 25 marzo del 1984, quando Giovanni Paolo II avrebbe provveduto alla consacrazione a Roma. La lettera di Giovanni Paolo II fu spedita da Roma in data 8 dicembre 1983.

Quale fu la risposta del Papa alla necessità di una menzione speciale alla Russia, che sin dalla lettera inviata da Lucia a Pio XII nel dicembre del 1940, costituiva un altro dettaglio essenziale dell'atto di consacrazione? Ancora oggi esistono correnti di pensiero che non ritengono credibile che suor Lucia abbia influenzato la consacrazione del Papa, poiché la menzione speciale alla Russia non fu fatta pubblicamente e oralmente con termini inequivocabili e poiché non si verificò lo strepitoso miracolo, che parevano aspettarsi, dell'improvvisa conversione di massa al cattolicesimo da parte di quel paese tradizionalmente ortodosso e a quel tempo ufficialmente ateo, sussiste la sfiducia nei confronti dell"accettazione' del cielo dell'atto di Giovanni Paolo II. Fatto sta, però, che Lucia scrisse, almeno due volte, che la consacrazione era stata finalmente eseguita secondo i requisiti necessari, ed era quindi stata accettata dal Cielo. Come aveva proceduto il Papa alla menzione speciale per la Russia? Per quanto possiamo sapere, era parte integrante del testo della consacrazione, e si trattò di un'allusione discreta contenuta nella formula del 25 marzo del 1984; il Papa si espresse in questi termini: «quegli uomini e quelle nazioni che di questa consegna e di questa consacrazione hanno particolare bisogno».

Ci piace evidenziare che la consacrazione offrì anche l'occasione per una riflessione teologica sul significato di tale atto, contro il quale furono sollevate vane obiezioni: forse perché la consacrazione può avvenire solo da parte di Dio, oppure perché non poteva essere realizzata in assenza (e tanto più contro) della volontà dei popoli russi, o ancora perché il termine "consacrazione" non poteva essere usato per la Madonna, in quanto spetta unicamente a Dio. Giovanni Paolo II, rifacendosi alla consacrazione fatta da Cristo a se stesso nell'ultima cena (Gv 17) e alla singolare unione del Cuore di Maria con il Cuore di Gesù sulla Croce, sviluppa una teologia della consacrazione alla quale partecipano tutti i battezzati, dato che l'opera redentrice di Cristo deve essere partecipata al mondo attraverso la Chiesa, ed esclama: «Oh! Quanto profondamente sentiamo la necessità della consacrazione, per l'umanità e per il mondo: per il nostro mondo contemporaneo, nell'unità con Cristo!... Oh! Quanto ci penalizza, quindi, tutto ciò che nella Chiesa e in ognuno di noi si oppone alla santità e alla consacrazione!». (13 maggio 1982). E così la consacrazione a Maria diviene atto di unione alla consacrazione di Cristo per l'intera umanità.

Due temi del messaggio di Fatima - l'apparizione dell'angelo e la devozione dei cinque primi sabati - dovevano ancora essere affrontati nei documenti della Santa Sede prima di questo pontificato. Quanto al primo, e alla cui approvazione Lucia, in una lettera a Pio XII del 1940, attribuiva quasi la medesima urgenza della consacrazione, possiamo dire che il Papa gli attribuì una pratica collocazione, seppur tacita, nell'ambito della recita del rosario da lui avviata a Roma tutti i primi sabato del mese e che veniva accompagnata dai fedeli riuniti in piazza San Pietro. Commovente è stata la coincidenza della morte di Sua Santità proprio un primo sabato all'ora in cui, non lui in persona in quanto ormai impossibilitato, ma una grande folla di fedeli recitava per lui il rosario. Non essendo possibili per Dio le coincidenze fortuite, come il Papa ebbe ad affermare (seguendo il pensiero di Pio XII), è davvero interessante notare che suor Lucia morì due mesi prima, il giorno 13, e il Papa che tenne tanto in considerazione il suo messaggio è morto un primo sabato del mese, nell'ora della pratica abituale di questa devozione. E ci sia consentito menzionare una credenza popolare secondo cui minuti e ore sommate danno il numero 13...

Le apparizioni dell'angelo erano state indirettamente evocate nella prima preghiera da lui insegnata, dopo il saluto a Fatima, il 12 maggio del 1982. Anche il 23 luglio 1989, rivolgendosi ai bambini dell'"Esercito bianco", Sua Santità adoperò un'espressione velata (simile a quella del vescovo di Leiria, quando, nel 1941, diede indulgenza alle preghiere dell'Angelo custode del Portogallo: «Siete voi i validi apostoli di Gesù per i vostri amici e ripetete loro spesso la preghiera insegnata dai piccoli di Fatima». Nell'udienza generale del 17 maggio del 2000, evocando il terzo pellegrinaggio a Fatima, allorquando aveva beatificato i veggenti Francisco e Jacinta, Giovanni Paolo II non poteva esprimersi in maniera più chiara nel pronunciarsi sui neo beati: «I genitori li hanno educati alla preghiera e il Signore stesso li ha portati stretti a Sé, mediante l'apparizione di un Angelo che, avendo in mano un calice e un'Ostia, insegnò loro a unirsi al Sacrificio eucaristico, in riparazione dei peccati».

La manifestazione più alta del riconoscimento di Fatima da parte di Giovanni Paolo II avvenne il 13 maggio del 2000, con la beatificazione dei due veggenti più giovani e l'annuncio della pubblicazione della terza parte del segreto. Per la beatificazione dei due bambini il Santo Padre professava solennemente la convinzione che essi avessero detto la verità del loro cuore, affermando la realtà delle apparizioni. In questo attestato di credibilità non poteva non includere la veggente ancora in vita, Lucia, che il pontefice volle ascoltare direttamente in occasione dei suoi tre pellegrinaggi a Cova da Iria e a cui mandò varie volte suoi emissari. Veniva cosi annullata dall'autonità suprema la classificazione spregiativa di Fatima II, sulla quale tanti critici insistettero per gli scritti di suor Lucia: «Alle porte del terzo Millennio, guardando i segni dei tempi in questo XX secolo», scrisse Giovanni Paolo II al vescovo di Fatima Leiria il 1 ottobre 1997, «Fatima risulta tra i maggiori, anche perche annuncia nel suo Messaggio, e condiziona l'esistenza dei suoi appelli, molti dei restanti che sopraggiunsero [..]. Tra questi e altri segnali dei tempi, come dicevo, risalta quello di Fatima, che ci aiuta a vedere la mano di Dio, Guida provvidente e Padre paziente e compassionevole, anche di questo XX secolo». Nell'Anno Santo Duemila si moltiplicarono i segni di speranza che il Pontefice romano riponeva nelle profezie di Fatima. Non solo egli si recò a Fatima per la terza volta e donò alla Madonna di Fatima i suoi gioielli preziosi - l'anello Totus Tuus, donatogli dal cardinale Wiszinski, - ma volle anche che l'immagine della Cappellina delle Apparizioni fosse condotta in Vaticano per la seconda volta, in occasione della chiusura dell'Anno Santo celebrata con la festa della Madonna del Rosario alla presenza di circa 1500 vescovi, la più grande riunione episcopale dopo il Concilio Vaticano II.

In conclusione possiamo affermare che Giovanni Paolo II fece tutto quanto era nelle sue possibilità per apporre agli eventi e ai messaggi di Fatima il definitivo sigillo pontificio, sotto tutti gli aspetti, dal ricevimento del messaggio da parte dei fedeli fino alle apparizioni, sia della Madonna che dell'angelo, passando attraverso la beatificazione dei veggenti. Sulla corona della Madonna di Fatima è incastonata la gioia più preziosa: il proiettile che ha trapassato il corpo del Papa il 13 maggio del 1981. Il proiettile era per il Papa il segno della verità del terzo segreto di Fatima; per questo pensò che, essendo depositato presso la Santa Sede sin dal 1957, era giunto il momento che il segreto fosse divulgato. Egli chiese quindi alla Congregazione della Dottrina della Fede di predisporre un commento autorizzato da allegare alla pubblicazione, commento che fu approntato dal prefetto stesso, poi successore del grande Pontefice col nome di Benedetto XVI. Tanti eventi sublimi e sorprendenti costituiscono una chiara indicazione che il fenomeno di Fatima è lungi dall'esaurirsi. E nulla impedisce che l'autorità suprema della Chiesa prenda posizioni ancora più esplicite e formali, seppur difficilmente più solenni. Sarà impossibile tornare indietro dopo quanto e stato detto e fatto. Nessuna apparizione ha avuto fino a oggi, da parte dell'autorità romana, un'accoglienza più meditata, calorosa, progressiva, insistente e solenne come quelle di Fatima. E la ragione sembra risiedere solo in ciò che nei primi anni aveva dichiarato, con intuitiva chiaroveggenza, il cardinale D. Manuel Gonçalves Cerejeira: «Non è stata la Chiesa a imporre Fatima, ma è stata Fatima a imporsi alla Chiesa». 

 

[LUCIANO GUERRA, Giovanni Paolo II e Fatima, in MOREIRA C. A. - CRISTINO L., Enciclopedia di Fatima, Cantagalli, Siena 2010, pp. 191-195]

PAPA FRANCESCO HA CHIESTO CHE TUTTI I SANTUARI DEL MONDO SI UNISCANO SPIRITUALMENTE NELLA PREGHIERA. UNITI  CON IL SANTO PADRE RECITIAMO IL ROSARIO ALLE ORE 17.00 - SEGUIRA' LA MESSA PREFESTIVA DELLA SOLENNITA' DIO PENTECOSTE.

26 Maggio 2020

MYRIAM 2020

Carissimi Lettori di Myriam, il tema scelto per il presente numero della nostra Rivista, “Lasciamoci salvare da Cristo”, richiama il pressante invito

rivolto da Papa Francesco ai giovani nella Esortazione apostolica “Christus vivit” e che lo stesso Pontefice nel Messaggio per la Quaresima di

quest'anno ha voluto estendere ad ogni cristiano: “Guarda le braccia aperte di Cristo crocifisso, lasciati salvare sempre nuovamente” (C. v. n. 123).

22 Maggio 2020

I PAPI E FATIMA

Fra le rilevazioni private avvenute nel nostro tempo, quelle di Fátima hanno la particolarità di proiettare il suo messaggio a livello mondiale, per quel che si riferisce sia alla Chiesa sia al mondo. Lucia, Giacinta e Francesco, in Portogallo all'inizio del XX secolo, assumono le convinzioni fondamentali della cattolicità che le apparizioni confermano loro. Professano la fede nella Santissima Trinità e, a partire dalle rivelazioni del 1916, le preghiere trinitarie che vengono insegnate loro: «Mio Dio, io credo in te, ti adoro, spero in te e ti amo; Santissima Trinità, Padre, Figlio e Spirito Santo, ti adoro profondamente».  Conoscono la centralità di Gesù Cristo e dell'Eucaristia. L'adorazione eucaristica nella chiesa parrocchiale e la partecipazione alla messa domenicale sono i segni della dimensione cristocentrica della loro fede. La loro profonda devozione a Nostra Signora, in quanto Madre di Gesù, Madre della Chiesa e Signora del Rosario, propria della devozione popolare dell'epoca, incentrata sulla recita in famiglia del rosario e sulle feste mariane, è un tratto distintivo del cattolicesimo di tutti i tempi.

L'ambito di riferimento dei pastorelli è la Chiesa, comunità locale di quanti celebrano la messa, i sacramenti e le feste. Il volto visibile della Chiesa che conosciamo è quello della parrocchia, la cui vita gira attorno alla fede ereditata dagli avi. Accanto a questa dimensione locale, i pastorelli conoscono l'universalità della Chiesa e la loro devozione al Santo Padre è il segno di questa prospettiva di cattolicità della Chiesa. Leggendo le  Memorie di suor Lucia  e il testo della terza parte del segreto di Fátima, troviamo molti riferimenti al Papa, riguardo al quale si evidenziano diversi aspetti: la devozione e l'amore personale, la solidarietà con lui nella sofferenza, la persecuzione e il martirio al quale è sottoposto nella sua condizione di guida della Chiesa. La visione di Giacinta Marto riportata di seguito esprime l'esperienza più forte: «Ho visto il Santo Padre in una casa molto grande, in ginocchio, di fronte a un tavolo, con le mani sul volto, che piangeva. Fuori dalla casa c'era molta gente e alcuni gli tiravano pietre, altri gli lanciavano imprecazioni e gli dicevano molte parole cattive. Povero Santo Padre! Dobbiamo pregare molto per lui». Questa esperienza interiore rivela una devozione il cui significato assume grande importanza. Anche senza conoscere i dettagli della teologia sulla Chiesa, sul posto che in essa occupano la figura del Papa, la sua funzione e il suo magistero, Giacinta interiorizza alcuni elementi fondamentali. In primo luogo si tratta di un legame personale, che supera il mero vincolo istituzionale. Sente come sua la sofferenza del Santo Padre, in un atteggiamento di solidarietà e di comunione, proprie dei membri del Corpo Mistico di Cristo, che è la Chiesa. Interpretando il linguaggio con cui narra la visione, possiamo pensare che la «casa molto grande» in cui il Santo Padre si trova è la Chiesa. Lì, il Pastore in nome di Cristo, il Papa, è anche colui che più s'identifica con Cristo, l'agnello immolato per la salvezza di molti. «Con le mani sul volto, che piangeva»: il Papa fa sue le sofferenze della Chiesa, violentata e perseguitata nel mondo, in particolare nel XX secolo, il secolo dei martiri. Il testo poi dice: «fuori della casa c'era molta gente e alcuni gli tiravano pietre, altri gli lanciavano imprecazioni e gli dicevano molte parole cattive». Il XX secolo è stato l'epoca della grande scissione fra credenti e non credenti, il secolo dell'ateismo e, in molti casi, il secolo della grande persecuzione contro la Chiesa cattolica. Il «fuori dalla casa» può essere un riferimento al «mondo», all'essere salvato da Cristo per mezzo della Chiesa, o al mondo in quanto opposto alla Chiesa. Un'altra visione di Giacinta Marto rivela, da un lato la sua passione per la Chiesa e dall'altro per quanti sono lontani da essa: «Non vedi tanta strada, tanti cammini e campi pieni di gente, che piange per la fame e non ha nulla da mangiare? E il Santo Padre in una Chiesa, dinanzi all'Immacolato Cuore di Maria, che prega? E tanta gente che prega con lui?». Non si tratta solo di fame di alimenti, ma anche di fame di Dio che riguarda tante persone che si sono allontanate da Lui. Proprio in questo mondo, il Papa — la Chiesa prega e manifesta la sua fiducia nell'Immacolato Cuore di Maria, rifugio dei peccatori e cammino che conduce a Dio. Nella terza parte del segreto di Fátima, vediamo nuovamente il Papa, il vescovo vestito di bianco, che cammina, proprio con il popolo dei perseguitati, segnati però dalla speranza della redenzione che nasce dai bracci della croce, eretta sulla cima di un'alta montagna. È, ancora una volta, il pastore che cammina con il suo gregge e il maestro della fede che guida il suo popolo, cercando di condurlo alle sorgenti della salvezza. L'importante posto che occupa il Papa nella vita dei pastorelli, come pure nelle rivelazioni di Fátima, crea le condizioni affinché il messaggio assuma una portata universale e tocchi le questioni fondamentali della storia del mondo attuale. D'altro canto, il legame fra i Papi e Fátima, fin dall'inizio di questo fenomeno, porta un evento di carattere locale, o al massimo nazionale, a proiettarsi su scala mondiale. Sono molti i vincoli che hanno unito Fátima ai Papi dalle prime notizie sulle apparizioni. La storia stessa del rapporto fra i Papi e Fátima denota la convinzione generale riguardo alla portata ecclesiale e universale di questo messaggio profetico.

La serietà con cui i Papi vedono la profezia di Fátima diviene evidente nella consacrazione del mondo all'Immacolato Cuore di Maria.

Una rivelazione particolare arriva al Papa che la interpreta come una richiesta del Cielo, consapevole che da essa dipende la pace universale e che la conversione del mondo e della Chiesa vengono realizzate per mano di Maria. La profezia di Fátima diviene motivo di speranza e di salvezza non solo per il XX secolo, vittima delle più grandi atrocità, ma anche per il terzo millennio, con l'avvento di nuove calamità umane. Sotto il segno di Fátima, il Papa, e con lui tutta la Chiesa, proclamano al mondo la possibilità di un rinvigorimento della fede, di una rinascita della speranza e di una vittoria dell'amore, fondate sulla certezza della presenza di Dio fra il suo popolo. Allo stesso tempo, il Papa rafforza i cristiani nella devozione a Nostra Signora, in quanto Madre di Dio e Madre degli uomini.          [DA L'OSSERVATORE ROMANO DELL'11 MAGGIO 2010]

 

Carissimi, 

come già sapete, da lunedì prossimo potremo riprendere le nostre celebrazioni eucaristiche feriali e festive. FINALMENTE!!!

Le funzioni sia per i giorni feriali che per le domeniche seguiranno l'orario solito e si svolgeranno tutte al Santuario. Ci sarà anche la possibilità di confessarsi nei luoghi che vi verranno indicati. Come facilmente comprenderete, in questa fase di ripresa dovremo mantenere la massima attenzione, per evitare qualsiasi occasione di contagio. A tale scopo abbiamo ricevuto precise indicazioni dal nostro Vescovo diocesano, Mons. Mauro Parmeggiani, secondo il Protocollo emanato dalla CEI e dal Ministero degli Interni il 7 maggio 2020.

Nella bacheca a sinistra dell'ingresso al Santuario potrete trovare e leggere la lunga lettera che il Vescovo ci ha inviato in questa occasione con le opportune note esplicative per un adeguato svolgimento delle funzioni religiose. Secondo le indicazioni sopraddette, anche la raccolta delle offerte non si svolgerà durante le celebrazioni, ma attraverso appositi cestini posti all'ingresso e all'uscita dal Santuario. La sostituzione e il riposizionamento di tali cestini sarà cura delle Suore Omvf.  Per la regolazione dell'afflusso/deflusso dei fedeli alle funzioni ci siamo rivolti ai Volontari dell'ANC e della Misericordia, i quali, oltre ad avere un'adeguata preparazione e un adeguato abbigliamento per tale servizio, sono forniti di una specifica Assicurazione personale sulla vita, volta ad evitare qualsiasi incresciosa evenienza. La Santa Comunione sarà distribuita dal Celebrante e dai Ministri Straordinari dell'Eucaristia direttamente ai vostri posti e dovrà essere ricevuta esclusivamente sulla mano. Durante la celebrazione, comunque, vi verranno ricordate tutte le indicazioni necessarie, compresa quella di lasciare in maniera ordinata il Santuario subito dopo la celebrazione, per permettere alle Suore di sanificare adeguatamente l'ambiente.

In questo tempo, inoltre, e fino a nuove disposizioni, sono sospese tutte le altre attività legate al Santuario, come processioni, ritiri, catechesi e anche il servizio reso dagli amici della LanteriHumanitas.

Ovviamente, tutto quanto detto, non toglie il fatto che noi tutti desideriamo rincontrarvi già a partire dal prossimo 18 maggio e poterci scambiare almeno una parola di conforto ed un sorriso.

Vi aspettiamo, dunque, con gioia, per pregare insieme la Santa Vergine, perché interceda per noi e per il mondo intero, affinché al più presto possiamo essere definitivamente liberati da ogni pericolo e possiamo riprendere con rinnovata gioia il nostro cammino di lode e di ringraziamento al Signore della vita e alla Sua e nostra carissima Madre.

Con l'affetto di sempre vi saluto e vi benedico     P. Carlo, omv

12 Maggio 2020

ITALIA IN PREGHIERA

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