Segreteria del Santuario

Segreteria del Santuario

01 Gennaio 2023

Madre di Dio

Abbiamo di fronte la maternità di Maria all’inizio di questo nuovo anno solare. Dal nostro cuore salgono spotanei gli auguri  migliori che ci si possa scambiare a il primo giorno del nuovo anno: auguri di fecondità, di pace, di attenzione alla famiglia e a chi nella famiglia è più piccolo e fragile, ma soprattutto, di avere le orecchie e i cuori pronti ad accogliere la Parola di Dio che illumina, sostiene e orienta il cammino. Ascoltiamo con fede la voce del Signore affinchè possa essere un anno ricco di grazia e di misericordia. Dio si è fatto uomo. Il mondo non è più immerso nell’oscurità. Gesù è venuto e «tutti i popoli hanno veduto la salvezza del nostro Dio»

Il Natale per la nostra vita di credenti è una forte provocazione. Vediamo come non a caso gli evangelisti ci raccontano che furono i pastori i primi destinatari del lieto annuncio della nascita di Gesù. Un annuncio che doveva suonare incredibile, se si considera l’invito a loro rivolto di riconoscere il Salvatore in «un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia». Solo le  persone non abituate alla maestosità delle cerimonie del tempio di Gerusalemme, libere dai tradizionalismi religiosi, animate da una fede semplice, potevano lasciarsi coinvolgere da un simile messaggio e smuovere al punto da mettersi, senza indugio, in cammino per incontrare un bambino di nome Gesù. Riconoscere il Salvatore nella piccolezza, fragilità e precarietà di un bambino è la vera sfida della fede. Una provocazione,  che il credente può accogliere seriamente se è associata alla perseverante e continua invocazione della grazia dell’apertura degli occhi. Solo occhi che vedono la realtà con lo stesso sguardo di Dio, possono riconoscere la presenza di Dio nella storia. 

I pastori, in verità, non si trovano di fronte soltanto un bambino, ma una famiglia di poveri. Usare questo termine per definire i componenti della Sacra Famiglia non è improprio. Lo sottolinea lo stesso evangelista Luca quando descrive Maria e Giuseppe nell’atto di adempiere gli impegni prescritti dalla legge di Mosè per la nascita del primogenito. Al tempio di Gerusalemme, presso cui si recano per compiere il sacrificio, offrono una coppia di colombi, ovvero l’offerta dei poveri. In verità non sappiamo quanto poveri fossero Maria e Giuseppe, in ogni caso la povertà che li contraddistingue, e che hanno continuamente testimoniato al proprio figlio, è quella dei “poveri in spirito” che Gesù, diventato adulto, nella sua predicazione, pone come condizione principale dei discepoli, dei credenti, per essere beati e appartenere pienamente al Regno. I “poveri in Spirito”, come Maria e Giuseppe, sono coloro che vivono consapevoli che la vita si realizza nella apertura e relazione piena con Dio e con il prossimo. Senza Dio e senza il prossimo, chiusi in se stessi, nel proprio egoismo, incapaci di accogliere l’altro, si può solo essere infelici.

Nel primo giorno del nuovo anno, i pastori, Giuseppe, e soprattutto Maria, ci invitano ad incarnare il loro atteggiamento di apertura verso Dio e il prossimo. Nel Messaggio per la 56ma Giornata Mondiale per la Pace,  Papa Francesco, invitandoci a riflettere sulla nostra esperienza di credenti dopo gli ultimi tre anni profondamente segnati dalla pandemia, sottolinea, in linea con quanto detto, che l’eredità più rilevante che il Covid-19 ci ha lasciato è, senza ombra di dubbio, – «la consapevolezza che abbiamo tutti bisogno gli uni degli altri, che il nostro tesoro più grande, seppure anche più fragile, è la fratellanza umana, fondata sulla comune figliolanza divina, e che nessuno può salvarsi da solo».
Abbandoniamo con fiducia figliale nelle braccia del Padre.  Egli ha cura di noi perchè è un Padre sapiente e benigno, che tutto dispone e regge con amore.  Mettiamo tutta la nostra fiducia nella Parola, ed è la Parola che salva noi e gli altri.

Maria, Madre nostra, ci indichi la via per accogliere Gesù e divenire ogni giorno di questo 2023  sempre più consapevoli di essere figli dello stesso Padre e fratelli e sorelle di tutti e di tutto. Interceda presso il suo Figlio, perché, liberati dal nostro egoismo, possiamo vivere la beatitudine di coloro che costruiscono, a partire da casa propria, la pace, quella vera. Chiediamo, per intercessione di Maria, di poter vivere nella fiducia e nell'abbandono questo nuovo anno 2023!

31 Dicembre 2022

Buon anno 2023

"Non ricordate più le cose passate,non pensate più alle cose antiche!Ecco, faccio una cosa nuova: proprio ora germoglia, non ve ne accorgete?"(Isaia 43, 18-19) “Se uno è in Cristo, è una nuova creatura; le cose vecchie sono passate; ecco, ne sono nate di nuove” (2 Cor 5,17). Le vecchie cose sono i criteri, i pensieri, le dottrine che regolavano il mondo. Ormai questi sono morti, e sono stati sostituiti dalle cose nuove, da modelli di pensiero e di vita che hanno quale punto dinamico di partenza il Cristo, il Dio che in Gesù è diventato uomo: l’umanità del Cristo è la stella polare che deve orientare l’esistenza del credente, conducendolo verso la creazione di un mondo progressivamente sempre più umano, dove la dignità, la libertà, la diversità di ogni creatura siano sacre e inviolabili. Per cogliere questa novità Paolo invita i credenti a “rinnovarvi nello spirito della vostra mente e a rivestire l’uomo nuovo, creato secondo Dio nella giustizia e nella vera santità” (Ef 4,23-24) padre Alberto Maggi

Buon Anno nuovo nel Signore!

30 Dicembre 2022

Sacra Famiglia

Contempliamo la Santa Famiglia e, nelle parole del vangelo di questa festività, consideriamo Gesù, Maria e Giuseppe.
Subito dopo l’adorazione dei Magi, Matteo narra nel suo Vangelo la fuga in Egitto, la strage degli innocenti e il ritorno dall’Egitto: tre episodi collegati alla storia della Santa Famiglia e presentati nel Vangelo come altrettanti compimenti di profezie dell’Antico Testamento.
L’angelo del Signore è apparso in sogno a Giuseppe e gli ha detto: “Alzati, prendi con te il bambino e sua madre e fuggi in Egitto, e resta là finché non ti avvertirò, perché Erode sta cercando il bambino per ucciderlo”.
Dio, colui che è il Salvatore, agisce in diversi modi.
Un tempo aveva salvato un altro Giuseppe, sempre in Egitto, facendo sì che sfuggisse ai suoi fratelli, uscisse dalla prigione e avesse, infine, autorità e potere per aiutare i suoi fratelli e l’intera famiglia di Giacobbe, suo padre. Davvero Dio salva in diversi modi. Questa volta salva la Santa Famiglia grazie all’aiuto di un altro “giusto”: san Giuseppe, spinto ad obbedire alle parole dell’angelo proprio dalla sua fiducia nel disegno divino e nel compimento della volontà celeste.
“Giuseppe, destatosi, prese con sé il bambino e sua madre nella notte e fuggì in Egitto”, proprio mentre Betlemme e i dintorni stavano per risuonare di pianti e lamenti, provocati dalla strage degli innocenti. Dopo la morte di Erode, sempre obbedendo alle parole dell’angelo, Giuseppe ritorna dall’Egitto, portando con sé Gesù e Maria, per stabilirsi a Nazaret.
La fede in Dio e l’obbedienza alla sua parola possono cambiare il cammino della nostra vita. Così, è per la nostra salvezza che Dio ha salvato la Santa Famiglia.

"Il messaggio che viene dalla Santa Famiglia è anzitutto un messaggio di fede: quella di Nazaret è una casa in cui Dio è veramente al centro. Per Maria e Giuseppe questa scelta di fede si concretizza nel servizio al Figlio di Dio loro affidato, ma si esprime anche nel loro amore reciproco, ricco di spirituale tenerezza e di fedeltà. Essi insegnano con la loro vita che il matrimonio è un’alleanza tra l’uomo e la donna, alleanza che impegna alla reciproca fedeltà e poggia sul comune affidamento a Dio. Alleanza così nobile, profonda e definitiva, da costituire per i credenti il sacramento dell’amore di Cristo e della Chiesa. La fedeltà dei coniugi a sua volta si pone come solida roccia su cui poggia la fiducia dei figli. Quando genitori e figli respirano insieme questo clima di fede, essi dispongono di una energia che permette loro di affrontare prove anche difficili, come mostra l’esperienza della Santa Famiglia. È necessario alimentare un tale clima di fede."  (Giovanni Paolo II)

Affidiamo a Maria “Regina della famiglia”, tutte le famiglie della Diocesi, del mondo, specialmente quelle che incontrano gravi difficoltà,  su di esse invochiamo la sua materna protezione.

Sante Messe ore 8,30 - 10,30 -17,30

26 Dicembre 2022

Santo Natale 2023

Gesù sceglie lui stesso i suoi adoratori...
Attrae a sé con la voce degli angeli i pastori, che per primi vuole vederseli intorno, dopo Maria e Giuseppe. Per genitori ha scelto due poveri operai; per primi adoratori, sceglie poveri pastori … Sempre la stessa abiezione, sempre lo stesso amore della povertà e dei poveri. Gesù non respinge i ricchi, è morto per essi, li chiama tutti, li ama, ma rifiuta di condividere le loro ricchezze e chiama per primi i poveri. Come sei divinamente buono, mio Dio! Se per primi tu avessi chiamato i ricchi, i poveri non avrebbero osato avvicinarsi a Te, si sarebbero creduti obbligati a restare in disparte a causa della loro povertà. Ti avrebbero guardato da lontano, lasciando che ti circondassero i ricchi. Ma chiamando i pastori per primi, hai chiamato a Te tutti.
Tutti: i poveri, poiché con ciò mostri loro , sino alla fine dei secoli, ch’essi sono i primi chiamati, i favoriti, i privilegiati; i ricchi, perché da una parte essi non sono timidi e dall’altra dipende da loro il diventare poveri come i pastori. In un minuto, se vogliono, se hanno il desiderio di essere simili a Te, se temono che le loro ricchezze li allontanino da Te, possono diventare perfettamente poveri.
Quanto sei buono! Come hai scelto il mezzo giusto per chiamare d’un sol colpo intorno a Te tutti i tuoi figli, senza eccezione alcuna! E che balsamo hai messo sino alla fine dei secoli nel cuore dei poveri, dei piccoli, dei disprezzati dal mondo, mostrando loro già dalla tua nascita ch’essi sono i tuoi privilegiati, i tuoi favoriti, i primi chiamati: quelli che chiami sempre intorno a Te che hai voluto essere uno dei loro ed essere fin dalla tua culla e per tutta la vita circondato da essi.      Charles de Foucauld

Buone e Sante Feste!

L’ Avvento è il periodo liturgico che precede il Natale. E’ un tempo di attesa e preparazione per la venuta di nostro Signore Gesù Cristo. E’ il tempo dove la virtù della Speranza viene messa al centro del cammino. Il Catechismo della Chiesa cattolica ci ricorda: Che la speranza è la virtù teologale per la quale desideriamo il regno dei cieli e la vita eterna come nostra felicità, riponendo la nostra fiducia nelle promesse di Cristo, e appoggiandoci non sulle nostre forze, ma sull’aiuto della grazia dello Spirito Santo”.   
Lo Spirito Santo scenderà su di te e la Potenza dell’ Altissimo ti coprirà con la sua ombra, Perciò Colui che nascerà sarà santo e chiamato Figlio dell’Altissimo”. Lc 1,26-38
L’ Avvento dunque è il tempo della speranza in cui il Verbo si fa Carne porta il suo annuncio fino ai confini della terra, a tutte le genti. E’ tempo propizio di conversione, in cui la sua venuta, che squarcia il velo del tempo, vivifica la nostra esistenza e nel silenzio di una povera mangiatoia risuona la potenza della Sua Parola Incarnata.
Avvento è anche un tempo forte di silenzio e raccoglimento, in un tempo come il nostro pieno di rumore e chiacchiericcio come ci ricorda il nostro Papa Francesco: “..Per favore, niente chiacchiericcio. Il chiacchiericcio è un tarlo che corrompe, che uccide la vita di una comunità, di un ordine religioso.”
Custodiamo con tanta cura questo silenzio come spazio per Dio e lo possiamo fare in tanti modi perché i rumori entrano attraverso i nostri sensi, gli occhi, le orecchie, e si annidano nel nostro cuore. Il silenzio è proprio un modo per affermare in maniera molto concreta che non abbiamo occhi se non per Gesù per guardare a Lui solo, che non abbiamo orecchie se non per ascoltare Lui, che non abbiamo cuore se non per Gesù e per amare Lui. Noi siamo spazio concreto di Dio nel mondo!
 Con il prossimo non faremo altro che esercitare la carità che ci tiene uniti e saldi davanti al male, all’insofferenza, al dolore del mondo. La Vergine Maria a Fatima chiese preghiere e sacrificio per la conversione delle anime per il bene dell’umanità, possiamo rinvigorire il fuoco dello spirito di sacrificio, lavorando nell’umiltà, piccoli semplici come i pastori, abbassati lontani dall’orgoglio per passare nella porta stretta e diventare come la stella cometa che indica la via per arrivare al Cuore di Dio!
La guerra, la povertà, la pandemia, siano occasione per farci crescere nel comandamento dell’ amore, in questi atti d’amore saremo sempre sostenuti dall’amore del Signore Gesù che agisce in noi, attenti alla mano del fratello che si tende verso di noi per essere rialzato dalla sua povertà, e dal sorriso del più piccolo salvato prima di annegare. Questa sarà la nostra attesa che cureremo perdonando e riconciliandoci, senza lasciare che questo Natale ci colga impreparati al suo arrivo ma, al contrario, ci trovi con l’anima libera dal peccato e lieta di aderire a Cristo nell’amore incondizionato che vivremo nel prossimo. Questo è il cammino della santità. L’ Avvento è una continua rinnovata chiamata alla santità.
 Buon Cammino a tutti voi, andiamo incontro al Signore che viene nella certezza che Egli solo può donarci la pace, non siamo soli e abbandonati sulla piccola barca del nostro vivere, perché il “Verbo si è fatto carne ed è venuto ad abitare in mezzo a noi”.           Padre Silvano Porta Rettore del Santuario

San Paolo della Croce nacque a Ovada, nell'Alessandrino, il 3 gennaio 1694 da famiglia nobile anche se in difficoltà economiche. Suo padre è un commerciante e lui lo aiuta, essendo il primo di 16 figli; ma il suo desiderio è creare un ordine religioso e combattere i Turchi. Infine si fa eremita e a 26 anni il suo vescovo gli consente di vivere in solitudine nella chiesa di Castellazzo Bormida, sempre nell'Alessandrino. Qui matura l'idea di un nuovo Ordine e nel 1725 Benedetto XIII lo autorizza a raccogliere compagni: il primo è suo fratello Giovanni Battista. Comincia a farsi chiamare «Frate Paolo della Croce», poi fonda l'ordine dei «Chierici scalzi della santa Croce e della Passione di Nostro Signore Gesù Cristo» (Passionisti). Nel 1727 viene ordinato prete a Roma, poi si ritira sul monte Argentario. Tornato a Roma, nel 1750 predica per il Giubileo. Clemente XIV gli chiede spesso consiglio così come il suo successore Pio VI. Muore il 18 ottobre 1775 a Roma e sarà proclamato santo da Pio IX nel 1867.

-Sabato 3 Dicembre ore 19.00  recita del Rosario meditato con i pensieri del santo. 

-Domenica 4 Dicembre prima domenica del mese la reliquia sarà esposta accanto alla statua della Vergine di Fatima, ad ogni Messa si reciterà la preghiera del santo.

- Ore 15,00 Adorazione Eucaristica segue la processione mariana con la recita del rosario meditato.

- Ore 16.30 Santa Messa

- Ore 18.00 Santa Messa

Ore 15.00 Accoglienza Sala Cuore Immacolato

Ore 15.30 Collegamento con la comunità dello Sry Lanka

Ore 16.30 Video  25 anni di presenza Oblata nello Sry Lanka

segue rosario missionario meditato

Ore 18,00 Celebrazione Eucaristica

Moratuawa 26 Novewmbre 1997 - 2022 Giubileo Missionario omvf

Anche noi oggi amiamoci gli uni gli altri per essere cristiani autentici.

Nei giorni 5 e 6 novembre al Santuario abbiamo avuto la gioia di accogliere il reliquiario contenente un
pezzo di stoffa bagnato dal sangue di santa Sinforosa. Il reliquiario posto accanto alla Vergine di Fatima è
stato oggetto di visita e preghiera da parte dei pellegrini in visita al Santuario.
La presenza della reliquia di Santa Sinforosa ci ha aiutato a riflettere sull’ importanza del grande dono della
fede. L’apostolo Paolo ci insegna che la fede “è certezza di cose che si sperano, dimostrazione di cose che
non si vedono” (Ebrei 11:1). Ed è su questa certezza che la madre Sinforosa non esitò a donare la sua vita
per Cristo assieme ai suoi figli.
Sabato 5 Novembre - Alle ore 19,00 è stato recitato ai piedi della Vergine di Fatima e presso le reliquie dei
Santi martiri Tiburtini un rosario, meditato con testi di vari santi operatori di pace, supplicando per la loro
intercessione il dono della pace in questa ora così drammatica per tutta l’umanità. L’ ora di preghiera è
stata preparata da sr Antonia omvf e animata dal gruppo dei giovani adulti del Santuario con sr Letizia
omvf.
Domenica 6 Novembre - Al Santuario c’è stata grande presenza di fedeli. Ad ogni Messa ogni sacerdote ha
descritto il martirio della Santa e dei suoi figli esortando i fedeli ad una vita cristiana più coerente con gli
insegnamenti del Vangelo. Nel pomeriggio poi c’è stata l’Adorazione Eucaristica preparata da sr Camilla
omvf sul testo della preghiera a santa Sinforosa, il rosario e la consueta processione mariana. In tale
occasione le reliquie sono state portate in processione accanto alla statua della Madonna di Fatima.
Recitando i misteri gloriosi si è riflettuto sul significato del “perdere la propria vita” per Cristo. Il martire è
“testimone”, è colui che annuncia, attesta e grida la gioia della Resurrezione, è colui che canta la vittoria
della vita sulla morte, dell’amore sull’odio, della giustizia sull’ ingiustizia.
Così Benedetto XVI definisce il martirio: “Dove si fonda il martirio? La risposta è semplice: sulla morte di
Gesù, sul suo sacrificio supremo d’amore, consumato sulla Croce affinché noi potessimo avere la vita (cfr Gv
10,10). Cristo è il servo sofferente di cui parla il profeta Isaia (cfr Is 52,13-15), che ha donato se stesso in
riscatto per molti (cfr Mt 20,28). Egli esorta i suoi discepoli, ciascuno di noi, a prendere ogni giorno la
propria croce e seguirlo sulla via dell’amore totale a Dio Padre e all’umanità: “chi non prende la propria
croce e non mi segue – ci dice, – non è degno di me. Chi avrà tenuto per sé la propria vita, la perderà, e chi
avrà perduto la propria vita per causa mia, la troverà” (Mt 10,38-39). E’ la logica del chicco di grano che
muore per germogliare e portare vita (cfr Gv 12,24). Gesù stesso “è il chicco di grano venuto da Dio, il chicco
di grano divino, che si lascia cadere sulla terra, che si lascia spezzare, rompere nella morte e, proprio
attraverso questo, si apre e può così portare frutto nella vastità del mondo”
Il sacrificio di santa Sinforosa e dei suoi figli ci aiuti a riscoprire i veri valori della vita che non si fondano sul
qui e ora ma ci proiettano verso la nostra vera dimora, il Regno dei Cieli. Non tutti siamo chiamati al
martirio, ma nessuno di noi è escluso dall’essere santo, cioè nel vivere in pienezza l’esistenza cristiana, e
questo comporta nel prendere la croce di ogni giorno su di sé: “Tutti, soprattutto nel nostro tempo in cui
sembrano prevalere egoismo e individualismo, dobbiamo assumerci come primo e fondamentale impegno
quello di crescere ogni giorno in un amore più grande a Dio e ai fratelli per trasformare la nostra vita e
trasformare così anche il nostro mondo. (Benedetto XVI).
«Il martire dell’amore diviene allora un modo per la Chiesa di essere compagna di strada con l’umanità
ferita, di proseguire la conversazione con gli altri, senza imporre nulla, senza alzare la voce, ma mettendo il
grembiule e lavando i piedi di chi si presenta e chiamando “amico” anche chi agisce con violenza,
spingendosi fino ad offrirgli il proprio perdono». (Gilles Routhier)
Per intercessione di Santa Sinforosa e dei suoi sette figli martiri chiediamo al Signore di far sì che il nostro
cuore diventi davvero capace di amare come Lui ha amato ciascuno di noi.
Nella preghiera abbiamo affidato tutta la Diocesi e questa nostra terra Tiburtina nelle mani della Santa
martire e dei suoi figli. Ci ottengano presso Dio il dono della pace e la gioia di poter un giorno tutti insieme
contemplare Colui che abbiamo amato e servito qui su questa dimora terrena.
Pagina 16 di 50

Contatti

santuarionsdifatima@gmail.com

Please, enter your name
Please, enter your phone number
Please, enter your e-mail address Mail address is not not valid
Please, enter your message
Acconsento al trattamento dei dati ai sensi del DLgs 196/2003 e del Reg. UE 2016/679.
Leggi l'informativa

Iscriviti alla newsletter

Iscriviti alla nostra newsletter: sarai costantemente informato sulle nostre iniziative, eventi, etc...

Donazioni

  • Il Santuario N.S. di Fatima nato per la generosità di tante persone e per chi ha donato tutto per la maggior Gloria di Dio, si sostiene con il contributo libero di quanti devolvono a suo favore offerte. Chi volesse contribuire può farlo:

    IBAN: IT55 G 03069 39450 100000009531

    Banca Intesa San Paolo
    C.C. POSTALE 439018
    intestato Istituto degli Oblati di Maria Vergine, Santuario N.S. di Fatima