Segreteria del Santuario
TOTA PULCHRA ES MARIA
Il Dogma dell'Immacolata Concezione
Nei primi secoli del Cristianesimo nella dottrina dell'Immacolata Concezione è il parallelismo tra Eva e Maria, secondo una duplice relazione di somiglianza e di opposizione. Sulla base della prima, come Eva fu plasmata senza macchia dalle mani di Dio, similmente Maria doveva essere creata da Dio, Immacolata. Maria rappresenta la vittoria di Cristo sul peccato.
Questa festa ha origine in Oriente, precisamente nella chiesa bizantina, dove nel secolo ottavo, all'inizio del mese di dicembre, nove mesi prima della Natività di Maria, si solennizzava la memoria della concezione di Anna che, secondo l'apocrifo vangelo di Giacomo, fu la madre di Maria. Infatti, Tra la fine del VII e l'inizio dell'VIII secolo si cominciò a celebrare in Oriente (sicuramente Costantinopoli), il 9 di dicembre, una festa della Concezione di Anna, madre della Theotokos. La festa non aveva per oggetto diretto l'esenzione di Maria dal peccato originale, ma l'evento prodigioso narrato dal Protovangelo di Giacomo (o Natività di Maria), secondo cui Gioacchino ed Anna, sterili da sempre, concepiscono in maniera miracolosa e per grazia di Dio, la loro bambina.
Dall'Oriente la festa passò all'Occidente secondo i percorsi ormai noti, tra cui gli insediamenti di monaci orientali in Italia e gli intensi rapporti di Bisanzio con l'Italia meridionale, come attesta il già citato calendario napoletano.
La festa, sorta nei monasteri palestinesi, conquistò, comunque, quasi subito un grande favore: nel IX secolo la troviamo inclusa nel Nomocanon di Fozio e nel Calendario monumentale della chiesa di Napoli, allora sotto l'influenza bizantina. Agli inizi del X secolo, l'imperatore Leone VI il Filosofo (896-903) la estese a tutto l'impero e, nel 1166, l'imperatore Comneno la annoverò tra le feste da celebrarsi con l'astensione dal lavoro. Nel XV secolo, due avvenimenti incidono profondamente nella storia del dogma e nella liturgia della festa dell'Immacolata Concezione: il Concilio di Basilea (1431-1437) e l'elezione alla cattedra di San Pietro del Card.
Un altro avvenimento darà ancora più importanza alla Festa dell'Immacolata nell'Italia meridionale nel 1624. Nel corso di tale anno, la città di Palermo venne colpita da un terribile male: la peste. Secondo la leggenda, questa era stata introdotta a mezzo di alcune casse contenenti suppellettili di provenienza orientale, sbarcate nel porto di Palermo clandestinamente. La popolazione fu decimata, in quanto a quell'epoca si era impreparati a combattere tale morbo che trovava terreno fertile nella inadeguatezza delle condizioni igieniche. In tale situazione di umana impotenza, non rimaneva che rimediare con ogni efficacia al male presente, non solo con le diligenze temporali e umane, ma ancora con le spirituali e divine. Memorabile, a tal proposito, l'atto del Cardinale Doria che emise nella Cattedrale palermitana, il voto di venerare e difendere l'Immacolata Concezione di Maria, dopo che il 27 luglio 1624 l pretore di Palermo, D. Vincenzo Del Bosco, principe di Cattolica, propose in un consiglio civico di “promettere di onorare la sua (di Maria Vergine) Immacolata Concezione con fare la festa nel suo giorno a sue spese nella Chiesa di Santo Francesco d'Assisi di questa città con intervenire il Senato presenzialmente alla festa con tutti li suoi officiali. Nel 1693, Innocenzo XII, prescrive a tutta la chiesa latina l'ottava, portando la festa a rito doppio di seconda classe.
La festa fu inserita nel calendario della Chiesa universale da papa Alessandro VII con la bolla Sollicitudo omnium ecclesiarum dell'8 dicembre 1661. Il Dogma cattolico fu ufficialmente proclamato da papa Pio IX l'8 dicembre 1854 con la bolla Ineffabilis Deus, che sancisce come la Vergine Maria sia stata preservata immune dal peccato originale fin dal primo istante del suo concepimento.
Nella devozione cattolica l'Immacolata è collegata con le apparizioni di Lourdes a Bernadette Soubirou (1858) e iconograficamente con le precedenti apparizioni di Rue du Bac a Parigi (nel 1830) a Catherine Labouré.
L'8 dicembre del 1857, papa Pio IX, inaugurò e benedisse a Roma, il monumento dell'Immacolata, detto di Piazza di Spagna. Papa Pio XII, nel giorno dell'Immacolata Concezione, ha iniziato a inviare dei fiori come omaggio alla Vergine; il suo successore, papa Giovanni XXIII, nel 1958, uscì dal Vaticano e si recò personalmente in Piazza di Spagna, per deporre ai piedi della Vergine Maria un cesto di rose bianche, e successivamente fece visita alla basilica di Santa Maria Maggiore. Tale consuetudine è stata portata avanti anche dai papi successivi. La visita in Piazza di Spagna prevede un momento di preghiera, quale espressione della devozione popolare. L'omaggio all'Immacolata prevede il gesto della presentazione dei fiori, la lettura di un brano della Sacra Scrittura e di un brano della Dottrina della Chiesa cattolica, preghiere litaniche e alcuni canti mariani, tra cui il Tota Pulchra.
Nella nostra umile esistenza
Nella nostra umile esistenza,
crediamo spesso di essere soli,
invece, mani invisibili ci guidano senza farsi sentire.
Sono le mani dei nostri cari scomparsi da tempo.
Loro ci guardano con gli occhi dell' eternità
e noi non lo sappiamo, non ce ne accorgiamo.
Dietro questo mondo invisibile c'è Dio,
che non dimentica nessuno.
Macomer 04/05/2013
Marotta Gianfilippo
Ultime dal Santuario
La sera del 13 Ottobre alle ore 21.00, si è svolta la Processione con i flambeaux per ricordare l’ ultima apparizione della Madonna ai tre pastorelli: Francesco, Giacinta e Lucia avvenuta il 13 Ottobre 1917 in Portogallo dove si è verificato il grande miracolo del sole.
E’ stata una serata speciale, i pellegrini sono accorsi a centinaia, vi erano pulmans arrivati da altre zone del Lazio, Roma e dintorni. Tutte queste persone si sono ritrovate, in questo luogo benedetto, per unirsi in una unica e meravigliosa preghiera; il “Santo Rosario”.
La processione dal Santuario ha attraversato le vie del Borgo di San Vittorino accolta con calore ed entusiasmo da parte degli abitanti del borgo. E’ stato davvero commovente vedere il borgo “vestito a festa” per accogliere la nostra cara Madre Celeste. Tanti i fedeli che hanno voluto rendere omaggio alla Madonna e anche apprezzare gli scenari offerti lungo il percorso. Di fronte alla Chiesa parrocchiale poi il parroco Don Bodgan a nome di tutti i parrocchiani ha donato un omaggio floreale a N.S. Signora del Rosario affidando la parrocchia alla sua cura materna. I bambini del catechismo della parrocchia con grande generosità e sacrificio accompagnati dalleloro mamme hanno trasportato la portantina con i santi pastorelli Francesco e Giacinta.
Un grazie di verocuore atutti gli abitanti di San Vittorino, a tutti i collaboratori e volontari che hanno fattosì che la processione si svolgesse con raccoglimento devozione e ordine.E’ susseguita la Celebrazione Eucaristica, presieduta dal Vescovo della Diocesi di Tivoli Mons. Mauro Parmeggiani, il quale ci ha esortati attraverso la Parola, ad incontrare Gesù attraverso il Cuore Immacolato di Maria.
“La roccia del mio cuore è Dio, è Dio la mia sorte per sempre”
"Alzati, amica mia, mia bella e vieni!
perché, ecco l'inverno è passato
è cessata la pioggia, se n'è andata;
i fiori sono apparsi nei campi,
il tempo del canto è tornato
e la voce della tortora ancor si fa sentire
nella nostra campagna
Il fico ha messo fuori i primi frutti
e le viti fiorire spandono fragranza.
Alzati, amica mia, mia bella e vieni!"
Il 13 Ottobre, la comunità delle Suore Oblate di Maria Vergine di Fatima con grande gioia ha ringraziato il Signore, per il dono di Suor Maria Valentina che, nella solenne celebrazione della Santa Messa, ha emesso i voti temporanei di Obbedienza, Povertà e Castità. La professione religiosa esprime pubblicamente un anelito a vivere più vicino al Signore Gesù. Suor Maria Valentina ha riconosciuto il suo Signore, l’amato, e si è prostrata dinanzi a Lui, rispondendo con slancio alla chiamata del Signore che la domandava tutta per sé al Suo servizio incondizionato.
Festeggiamo dunque un nuovo Sì a Cristo che si staglia netto nella storia del mondo e che si unisce a quello di santi, martiri, donne e uomini cristiani che hanno avuto il coraggio di accogliere Cristo e di testimoniarlo con la loro vita. Sia questo Sì pronunciato nella professione un incenso profumato di cui il Signore possa godere ogni giorno. Sia questo Sì sempre vivo nel cuore e nella mente affinché tutte le azioni siano orientate verso Cristo, Sposo e Corona delle Vergini. Questo è l’augurio che tutti noi,facciamo oggi alla nostra cara sorella Suor Maria Valentina: Che il Signore possa sempre darti la grazia di amarLo e di servirLo ogni giorno, affinché, attraverso la tua vita, tante anime possano raggiungere il Regno dei Cieli.
Il prossimo 25 Novembre, in SryLanka Asha, sr Caterina, pronuncerà il suo SÌ.
Grazie sr Caterina per la tua scelta forte. Gioisce la Chiesa tutta. Quando un fratello o una sorella sono disposti a consacrarsi a Dio e a praticare la perfetta carità è una grande grazia per tutti.
13 Ottobre Professione perpetua di sr Silvia Flores omvf
Il Santo Rosario una “catena dolce che ci rannoda a Dio”.
Ottobre, è il mese dedicato alla "Madonna del Rosario" e molto caro alla pietà popolare non meno del mese di Maggio, mariano per eccellenza. In questo periodo vediamo come tante Parrocchie e famiglie, continuano a farne un mese d’intensa preghiera, con la quotidiana recita del Santo Rosario.
Alla recita del rosario, i cristiani sono da sempre invitati a far ricorso, specie nei momenti più difficili, come ci ricordano - fra l’altro - non meno di 16 Encicliche di Papi: dalla “Consueverunt Romani di Papa V 17 settembre 1569”, "Superni Apostolatus" di Leone XIII del 1 Settembre 1883 [Papa Leone di Encicliche sul Rosario ne scrisse ben 11], alla "Ingravescentibus malis" di Pio XI del 29 Settembre 1937, alla "Ingruentium malorum" di Pio XII del 15 Settembre 1951, alla "Grata recordatio" di Giovanni XXIII del 26 Settembre 1959, alla "Christi Matri" di Paolo VI del 15 Settembre 1966 ed alla "Rosarium Virginis Mariae" di Giovanni Paolo II del 16 Ottobre 2002. Questo breve "excursus" fatto, ci lascia impressionati per il numero degli interventi, per le varietà e per la costanza nell'arco di molti pontificati, che vanno da Pio V a Papa Francesco, rivelandoci una tradizione ininterrotta e il sentire continuo del magistero in materia.
Questo, è il mese dove siamo invitati a riflettere sull’importanza di questa preghiera che “ci mette in comunione di vita con Cristo attraverso il cuore di Maria” (S. Giovanni Paolo II). Esso ci richiama alla volontà salvifica di Dio e alla sua attuazione attraverso il “Sì” incondizionato di Maria, che rese possibile l’incarnazione del Verbo, diventando: “La perpetua premessa, il punto di origine, la perfetta attuazione della volontà di Dio” (A. U. Balthasar). Possiamo dunque affermare che è una preghiera essenzialmente “cristologica” in quanto ci mette in contatto con i misteri della salvezza realizzata da Cristo Salvatore e Redentore: "Il Rosario, pur caratterizzato dalla sua fisionomia mariana, è preghiera dal cuore cristologico. Nella sobrietà dei suoi elementi, concentra in sé la profondità dell’intero messaggio evangelico, di cui è quasi un compendio. In esso riecheggia la preghiera di Maria, il suo perenne Magnificat per l’opera dell’Incarnazione redentrice iniziata nel suo grembo verginale. Con esso il popolo cristiano si mette alla scuola di Maria, per lasciarsi introdurre alla contemplazione della bellezza del volto di Cristo e all’esperienza della profondità del suo amore" ["Rosarium Virginis Mariae, 1]. La sua caratteristica principale perciò non è altro che quella di essere “compendio del Vangelo”, cioè una meditazione dei misteri della vita di Cristo, cui fa partecipe in modo unico e singolare Sua Madre. Ma oltre che ad essere una preghiera cristologica, è certamente “preghiera mariana per eccellenza” perché si rivolge direttamente alla Madre del Signore ripetendo dieci volte l’Ave Maria per ogni mistero. Nel rosario, la relazione della Vergine con il mistero di Cristo è stata più espressamente messa in luce con la meditazione di una diversità di “misteri”. Questa diversità permette di contemplare in modo più concreto gli eventi vissuti da Maria e di condividere più profondamente i sentimenti provati dalla Madre di Dio nella sua unione con Cristo e nel suo contributo specifico all’opera redentrice. In Esso possiamo anche affermare di trovare uno spazio “terapeutico” che ci fa passare da una cultura aggressiva a una “cultura di pace”, guarisce dall’egoismo ed educa al dono totale di sé al Dio dell’Alleanza. S. Giovanni Paolo II ci ricorda ancora che: “Non si può recitare il Rosario senza sentirsi coinvolti in un preciso impegno di servizio alla pace” (Rosarium Virginis Mariae, 6). In esso ci sforziamo di pregare come Maria e con Maria, in quanto ci ispiriamo a Lei come “icona di pace”. Essa è invocata con il titolo “Regina della Pace”, come ha disposto nel 1917 il Pontefice Benedetto XV, perché a nessuno sta a cuore come a Lei, Madre dell’umanità, la concordia e la comunione di tutti i figli di Dio. L’attuale drammatico scenario mondiale in cui molti focolai di guerra sono presenti, devono farci riflettere, poiché la pace è l’essenza stessa del Vangelo, il vero crocevia dove si danno appuntamento il Dio della pace e l’uomo artefice di pace. I Papi degli ultimi due secoli nei loro interventi a favore della pace, hanno più volte richiamato l’invito alla preghiera come “vera arma” per vincere e ottenere la pace. La Vergine Santissima sia a Lourdes che a Fatima ha suggerito e invitato i veggenti e i fedeli a pregare il rosario per la conversione e per la pace. S. Giovanni Paolo II nella Lettera Apostolica Rosarium Virginis Mariae scriveva: “Alla preghiera del Rosario desidero ancora una volta affidare la grande causa della pace. Siamo davanti ad una situazione internazionale gravida di tensioni, a tratti incandescente. In alcuni punti del mondo dove lo scontro è più forte, penso in particolare alla martoriata terra di Cristo, si tocca con mano che a poco valgono i tentativi della politica, pur sempre necessari, se gli animi restano esacerbati e non si è capaci di un nuovo sguardo del cuore per riprendere con speranza i fili del dialogo.” In questo scenario triste del mondo, la presenza di Maria ci rassicura e ci conforta, ci rende audaci e ci infonde quel coraggio che viene meno al contatto degli eventi di cui siamo testimoni. Tutto ciò nasce dal convincimento che se Dio è onnipotente per natura, Maria è onnipotente per grazia, una espressione, ammonisce sempre S. Giovanni Paolo II, “audace da comprendere, ma anche una certezza che, a partire dal Vangelo, si è andata consolidando per via di una forte esperienza nel popolo cristiano”. E aggiunge a queste parole una riflessione che merita di essere presentata nel cammino di fede: “Nel Rosario, Maria, Santuario dello Spirito Santo, mentre è supplicata da noi, si pone per noi, davanti al Padre che l’ha colmata di grazia, e al Figlio nato dal suo grembo, pregando per noi e con noi”.
Scorrendo le varie tappe dell’esistenza di Gesù e di Maria, il rosario ci conduce a una visione integrale della vita cristiana offrendoci molti motivi di consolazione, di fiducia e di speranza, è una preghiera essenzialmente contemplativa con la quale, guidati dalla celeste Madre del Signore, fissiamo il nostro sguardo sul volto del Redentore, per essere conformati al suo mistero di gioia, di luce, di dolore, di gloria e di pace. Il rosario non si recita, ma si vive nel proprio quotidiano, perché è impossibile cogliere la vera immagine evangelica di Gesù e comprenderne la vita, senza un costante riferimento alla preghiera.
Partendo da questa considerazione, Romano Guardini afferma, che la preghiera per noi diventa una necessità interiore, una grazia, un dovere. Pregare è innalzare la mente e il cuore a Dio, è ascoltarlo e parlargli nel silenzio dell’anima. Ecco allora la lezione che ci viene dal rosario, esso offre “quel ritorno tranquillo e quell’indugio pensoso” che rende la preghiera stessa più vera e piena di buoni frutti. Lo stesso Romano Guardini compie questo passaggio dalla preghiera in genere alla preghiera mariana affermando: “Il rosario è un ritiro silenzioso dove si può andare in cerca di pace; come in un santuario dalla porta sempre aperta, dove si possiamo deporre ogni preoccupazione”.
In un messaggio ai giovani d’Olanda, in occasione della "Iª Giornata Nazionale dei Giovani Cattolici", Papa Benedetto XVI scrive il 21 Novembre 2005: "Cari giovani amici, […] vi invito a cercare ogni giorno il Signore, che non desidera altro se non che siate realmente felici. Intrattenete con Lui una relazione intensa e costante nella preghiera e, per quanto vi è possibile, trovate momenti propizi nella vostra giornata per restare esclusivamente in sua compagnia. Se non sapete come pregare, chiedete che sia Lui stesso ad insegnarvelo e domandate alla sua celeste Madre di pregare con voi e per voi. La recita del Rosario può aiutarvi ad imparare l’arte della preghiera con la semplicità e la profondità di Maria".
Un famoso scrittore francese, Péguy, raffigurava il rosario a un vascello navigante vittoriosamente verso la casa del Padre, è questo il senso della festa del Rosario, inserita opportunamente nel mese di ottobre. Anticamente la festa del Rosario era chiamata festa di “Santa Maria della Vittoria” in ricordo della vittoria riportata dalla flotta cristiana su quella turca nelle acque di Lepanto il 7 ottobre 1571.
Il Sommo Pontefice Leone XIII inserì nelle Litanie Lauretane l’invocazione: “Regina Sacratissimi Rosarii”. Titolo felice che ebbe la sua conferma nelle apparizioni di Fatima. La Vergine Maria dopo aver raccomandato la recita quotidiana del rosario in ognuna delle apparizioni per ottenere la conversione e la pace del mondo, durante l’ultima apparizione del 13 ottobre, resa celebre dal miracolo del sole, affermò: “Io sono la Madonna del Rosario”.
A Fatima, Nostra Signora ha chiesto incessantemente ai pastorelli di pregare il rosario tutti i giorni, offrendo la preghiera per la pace nel mondo. Dobbiamo porre la preghiera del Rosario nella luce dei pastorelli, quella luce che avvolgeva la Madre di Dio durante le apparizioni e che è la luce che Dio ci dona per mettere i nostri passi sui passi del Figlio suo. Alla Cova da Iria la “Bianca Signora” ha lasciato un messaggio insieme semplice ma decisivo, invitando fondamentalmente alla preghiera e alla penitenza, ammonendo il mondo riguardo agli immensi pericoli che lo minacciano e rivelando che Dio ha scelto Lei come arma sicura e mezzo infallibile per il trionfo della luce sulle tenebre. Chiedendo la consacrazione pubblica della Russia al Cuore Immacolato di Maria come unico mezzo per la sua eventuale conversione, Dio manifesta la volontà che tutti sappiano che userà misericordia e salverà il mondo solo per mezzo di Maria.
Il claretiano J. M. Alonso così sintetizza il messaggio di Fatima:
« Il messaggio di Fatima è un appello urgente alla preghiera, soprattutto alla recita meditata del rosario e alla pratica della Comunione riparatrice […]. Esso contiene soprattutto un’accentuazione nuova della funzione interceditrice del cuore della Vergine. Il tema del cuore di Maria appare al centro di una costellazione tematica che costituisce il senso escatologico del messaggio per il nostro tempo, con una visione carismatica della conversione della Russia e del trionfo finale del Cuore di Maria » (2).
Parlando del “contenuto fondamentale” del messaggio di Fatima riportiamo qui la sintesi proposta da papa Benedetto XVI quando, nell’intervista rilasciata ai giornalisti l’11 maggio 2010 in partenza per Fatima, spiegò che « il messaggio, la risposta di Fatima, sostanzialmente non va a devozioni particolari, ma proprio alla risposta fondamentale, cioè conversione permanente, penitenza, preghiera, e le tre virtù teologali: fede, speranza e carità. Così vediamo qui la vera e fondamentale risposta che la Chiesa deve dare, che noi, ogni singolo, dobbiamo dare […]. Con una parola, dobbiamo rimparare proprio questo essenziale: la conversione, la preghiera, la penitenza e le virtù teologali ».
Qui al Santuario la preghiera del rosario scandisce il tempo di preghiera, fin dal principio e continua a dar voce alle preghiere di tanti pellegrini che, attraverso la meditazione dei misteri della vita di Cristo, progressivamente si assimilano a lui, in compagnia della Vergine Madre.
Facendo sue le commoventi parole della "Supplica alla Regina del Santo Rosario" composta dal Beato Bartolo Longo, San Giovanni Paolo II così concludeva la sua Enciclica sul Rosario: "O Rosario benedetto di Maria, catena dolce che ci riannodi a Dio, vincolo di amore che ci unisci agli Angeli, torre di salvezza negli assalti dell’Inferno, porto sicuro nel comune naufragio, noi non ti lasceremo mai più. Tu ci sarai conforto nell’ora dell’agonia. A te l'ultimo bacio della vita che si spegne. E l’ultimo accento delle nostre labbra sarà il nome tuo soave, o Regina del Rosario, o Madre nostra cara, o Rifugio dei peccatori, o Sovrana consolatrice dei mesti. Sii ovunque benedetta, oggi e sempre, in terra e in cielo!" ["Rosarium Virginis Mariae", 43 ].
VEGLIA DI PREGHIERA VOCAZIONALE
La vita dei piccoli pastori non cessò mai d’essere ritmata dal cuore di Dio. Il fiat dato alla Signora più splendente del sole veniva costantemente rinnovato dal desiderio innocente di Lucia, Francesco e Giacinta di attualizzare, nella loro vita, l’innamoramento di Dio. La presenza di Dio diventa, per i bambini, terreno sacro e, come Mosè a piedi nudi davanti al roveto ardente (Es 3,2-12), la loro intimità è convertita in una prostrazione alla presenza di quella luce interiore, che è Dio, che arde senza bruciare. E’ questo il segreto ineffabile che li anima. Questo Roveto Sacro che arde loro nel petto, li risveglia, come una volta accadde a Mosè, alla missione di prendersi cura di coloro che vivono nella schiavitù del peccato e dell’ingratitudine. E così, davanti a tutti gli altri, sono presenza della luce di Dio e, davanti a Dio, sono mediatori a favore di tutti gli altri. Le loro vite si trasformano in un’offerta costante di tutto ciò che sono e fanno – pur insignificante che sia - per amore a Dio e ai peccatori
La vita di Francesco, Giacinta e Lucia assume questa vocazione inseparabilmente contemplativa, compassionevole e annunciatrice. Ma ciascun dei bambini assumerà con maggiore rilevanza la specificità della sua chiamata.
Francesco, mosso dal suo sguardo interiore sensibile alla luce dello Spirito, si sente chiamato all’adorazione e alla contemplazione. Si rifugiava dietro una roccia o sulla cima di un monte per pregare da solo. Altre volte ancora, stava lunghe ore nella chiesa parrocchiale, nell’intimità del silenzio, a tenere compagnia a Gesù nascosto. Lì rimaneva a pregare e pensare a Dio, assorto nella contemplazione del mistero insondabile di Colui che viene incontro all’uomo. Francesco, e solo lui, con lo sguardo del suo cuore, scopre la tristezza di Dio di fronte alle sofferenze del mondo, soffre con essa e desidera consolarLo (M 145). Il piccolo pastore, che non aveva sentito l’Angelo e la Signora, soltanto li aveva visti, è il più contemplativo dei tre pastori. In tal modo si evidenzia che, nella vita di questo bambino, la contemplazione nasce dall’ascolto attento del silenzio che parla di Dio, del silenzio in cui Dio parla. L’atteggiamento contemplativo di Francesco è quello di lasciarsi abitare dall’ indicibile presenza di Dio - «Io sentivo che Dio stava in me, ma non sapevo come era!» (M 138) - ed è questa presenza che deve essere trasfigurata in accoglienza orante dell’altro. In Francesco si scopre una vita di contemplazione.
La piccola Giacinta esprime la gioia, la purezza e la generosità della fede, accolta come offerta del cuore di Dio e trasformata, nelle piccole cose della sua vita semplice di ragazzina, in dono gradito al cuore di Dio (Rm 12,1) in favore dell’umanità. La forza con cui la luce divina fece irruzione nella sua vita di bambina, l’afferra definitivamente con un dinamismo nuovo, che le fa desiderare ardentemente di condividere la sua gioia. La purezza del suo cuore gioioso anelerà a che tutti possano assaporare, grati e puri, la presenza e la gioia del cuore di Dio. Questa ansia di condividere l’amore ardente che provava per i cuori di Gesù e di Maria la faceva crescere nella sua cura verso i peccatori. Tutti i piccoli dettagli della sua giornata di pastora, tutti i disagi degli interrogatori senza fine a cui era soggetta, tutte le contrarietà della sua malattia, erano motivo di offerta a Dio per la conversione dei peccatori. Altre volte, condivideva con i poveri la sua merenda, offrendo il suo digiuno in sacrificio, come segno del dono della sua vita tutta per amore di Dio e dell’umanità. Questo pregare e soffrire per amore «era il suo ideale, era ciò di cui parlava» (M 60). Questa era la sua gioia, quella di vivere immersa nell’amore di Cristo sofferente, al modo di San Paolo: «Sono lieto delle sofferenze che sopporto per voi e completo nella mia carne quello che manca ai patimenti di Cristo, a favore del suo corpo che è la Chiesa»(Col 1,24). Il fuoco che portava nel petto si irradiava e non avrebbe smesso di espandersi fino a contagiare, per la dinamica teologale della preghiera e del sacrificio, tutti gli uomini e le donne, in particolare gli uomini ingrati, cioè tutti coloro che non accolgono la Grazia. La vocazione di Giacinta è la compassione.
Lucia accoglie la missione di evangelizzare, di far conoscere la buona novella della misericordia di Dio, rispondendo al desiderio del Dio della misericordia di consacrare il mondo al Cuore Immacolato di Maria (M 173). Presto Lucia comprende che al centro di questa devozione al Cuore Immacolato c’è la forza trasformante della misericordia di Dio. E lì scopre la sua vocazione di essere memoriale della «grandezza delle Misericordie Divine» (M 186). In modo simile ad Israele, chiamato ad essere luce delle nazioni (Is 49,6), la vita di Lucia si converte in una testimonianza vivente dei disegni di misericordia che Dio ha nei confronti dell’umanità. Dalla sua umile vita di pastora alla clausura della sua consacrazione religiosa, Lucia è la testimone che si spegne affinchè brilli incessantemente la luce del Segreto del Dio della misericordia, già definitivamente rivelato dal Figlio e ricordato a Fatima. In lei si intravede la testimone fedele di un dono accolto e offerto al mondo.
2008/2020
Suor Stefania Garigioli era un’Oblata di Maria Vergine di Fatima, una donna consacrata che ha vissuto in pienezza la chiamata del Signore fino all’ultimo giorno di vita nella fedeltà al Carisma del suo Istituto, una vita vissuta come “associazione all’offerta di Cristo al Padre per la salvezza dei fratelli, sull’esempio di Maria Santissima“.Sr Stefania è nata a Morimondo, all’ombra di una bellissima Abazia Cistercense dedicata a Maria nascente, il 24 luglio del 1966, durante l’università sente fortemente la chiamata alla vita religiosa conoscendo più da vicino l’Istituto delle Suore che fanno servizio nella sua Parrocchia, parte per San Vittorino e da quel giorno è stato un cammino di sequela entusiastica sulla via del Vangelo dietro a Gesù; anche sulla strada della Croce ha sempre testimoniato l’Amore che l’aveva chiamata. Si è spenta nel suo letto il 24 agosto del 2008 vivendo sempre da vera OBLATA, come è scritto nelle nostre Costituzioni, facendo della sua vita un’oblazione totale e perpetua a gloria di Dio, nella sequela di Cristo casto, povero, obbediente al servizio della Chiesa, suo Mistico Corpo e con questa vita offerta aiutava tutti quelli che incontrava ad accogliere il Mistero della salvezza e a sentirsi figlio e figlia del Padre realizzando così la sua profonda vocazione. (cfr Costituzioni OMVF, Art.1)
L’Istituto di cui faceva parte è sorto nel 1978 in Italia a San Vittorino, Diocesi di Tivoli (Roma), presso il Santuario Nostra Signora di Fatima, e affonda le sue radici nella spiritualità dei Padri Oblati di Maria Vergine, fondati nel 1800 a Pinerolo (To) dal Venerabile Padre Pio Bruno Lanteri.
Sicuramente questo sorriso ha fatto bene a tante persone ed è ancora testimonianza di un amore totale, un amore che ci dice continuamente che TUTTO CONCORRE AL BENE DI COLORO CHE AMANO DIO.
Buon viaggio nel Regno dei cieli, sr Stefy, la tua vita speciale ha reso più forte la vita di tante persone che hanno avuto il dono di incontrarti nel loro cammino! Il Signore ti ha voluto accanto a sè per aiutarci a capire per cosa vale la pena veramente vivere. Guardaci, sorridici come sai fare bene tu e aiutaci a testimoniare l’Amore di Dio proprio come hai fatto tu…