Segreteria del Santuario
«Non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l'anima; temete piuttosto colui che ha il potere di far perire e l'anima e il corpo nella Geenna» (Mt 10, 28).
Nel quadro delle apparizioni mariane di Fatima, quella del 13 luglio 1917 ha avuto un rilievo del tutto particolare e una vastissima risonanza “mediatica”. Se da un lato i media hanno contribuito notevolmente alla conoscenza e alla diffusione del Messaggio della Cova da Iria, dall’altro hanno rischiato spesso di confondere le idee, creando nel cuore della gente paure inutili di tragici eventi e alimentando solo ed eccessive curiosità.
Il “cuore” di tutto il messaggio, in realtà, è racchiuso nell’appello alla conversione e alla riparazione, che maternamente la Vergine rivolse al mondo, attraverso i tre piccoli e innocenti Pastorelli. Maria Santissima, in quella occasione, disse a Lucia: “Sacrificatevi per i peccatori e dite molte volte, specialmente ogni volta che fate qualche sacrificio: o Gesù, è per amore vostro, per la conversione dei peccatori e in riparazione dei peccati commessi contro il Cuore Immacolato di Maria”. Pronunciando tali parole, aprì le mani e “… sembrò che il riflesso penetrasse la terra e vedemmo come un mare di fuoco. Immersi in quel fuoco, i demòni e le anime, come se fossero brace, trasparenti e nere..” (dalla “Quarta Memoria” di Suor Lucia).
La terribile visione rimase impressa per sempre negli occhi e nell’animo dei tre fanciulli e fu per loro un motivo di incessante preghiera e di supplica, per ottenere da Dio perdono e misericordia sul mondo. La Vergine facendo vedere quelle orrende immagini, aggiunse: “Avete visto l’Inferno, dove cadono le anime dei poveri peccatori. Per salvarle, Dio vuole stabilire nel mondo la devozione al mio Cuore Immacolato… ”. Ella mostrò per poco più di un secondo l'inferno ai tre pastorelli, che ricordarono che quella breve visione fu così sconvolgente che bastò loro così poco tempo per essere terrorizzati a morte e che se fosse continuata più a lungo non avrebbero potuto tollerarla.
Quel gesto della Vergine ha assunto subito una importanza capitale: non pochi erano (e sono ancora adesso) i cattolici convinti che l'inferno non esista, partendo dalla constatazione che Dio alla fine perdona tutti. Evidentemente non è così. L'inferno è una delle parole più usate da Gesù nella sua predicazione, in modo preciso definito come un luogo di fiamme e sofferenza, e già queste Sue parole dovrebbero essere abbastanza, la Madonna decise di mostrarne l'esistenza perché i cristiani non lo dimenticassero. “Vedemmo come un mare di fuoco”, scrisse Lucia. “Immersi in quel fuoco, i demoni e le anime, come se fossero brace trasparenti e nere, o bronzee, in forma umana… tra grida e gemiti di dolore e disperazione che suscitavano orrore e facevano tremar di paura”. Quella visione servì anche per ricordare quanto Gesù diceva continuamente, cioè la necessità di pentirsi dei propri peccati. Nel vangelo di Luca si legge la definizione data da Gesù della missione della Chiesa: "LA CONVERSIONE E IL PERDONO DEI PECCATI".
Papa Francesco ripete spesso che il peccato del secolo è la perdita del senso stesso del peccato. Se è vero come è vero che Dio desidera perdonare tutti, è la nostra mancanza di pentimento che blocca questo desiderio. In primo luogo è evidente come, con estrema facilità, si tenda, oggi, a semplificare la portata di quella visione, attribuendola alla fantasia o alla particolare sensibilità dei Pastorelli, suggestionati da qualche racconto.Il richiamo ai “Novissimi” (Morte, Giudizio, Inferno e Paradiso), invece, è quanto mai salutare per ricollocare il proprio cammino nella luce del Vangelo, abbracciato in tutte le sue dimensioni e in tutta la sua Verità. Gesù quindi ha parlato, in diverse circostanze, del destino eterno dell’uomo e del rischio di compromettere la propria definitiva felicità. La coscienza del Male e delle sue conseguenze estreme è una salutare richiamo contro l’indifferenza,.
Fare riferimento all’Inferno, pertanto, significa considerare finalmente con serietà la propria vita, che non è un gioco né un susseguirsi di giorni e di anni, senza senso: la nostra esistenza ha un compito, una missione, circoscritta al tempo prezioso che Dio, nella sua misericordia, affida a ciascuno, con un corredo di grazie e di doni unici e personali, in vista del Suo progetto universale di Bene. Lo stesso giorno la Madonna dà un altro annuncio drammatico: “La guerra finirà, ma se non si cessa di offendere Dio allora ne comincerà un’altra peggiore”. Era un chiaro riferimento alla prima guerra mondiale sul punto di finire e l'inizio della Seconda. Infine un'altra drammatica visione, quella del "papa in rovina e mezzo tremulo con passo vacillante, afflitto di dolore e di pena”, che pregava per i cadaveri in cui inciampava fino ad essere ucciso egli stesso. Alla visione dell’Inferno – come si diceva – seguirono le parole della Vergine, che indicò nella devozione al suo Cuore Immacolato lo strumento di Grazia, offerto dal Cielo, per evitare il tremendo rischio della dannazione, per sé e per gli altri. Questa è la via da percorrere, questo è il cammino da intraprendere e da approfondire, raccogliendo l’appello, sempre attuale, di Maria Santissima. Fatima, in questo senso, ha da dire e da suggerire ancora moltissimo al cuore e alla coscienza dei fedeli, anche e soprattutto ai nostri giorni.
« IL MIO CUORE IMMACOLATO TRIONFERÀ ».
Che cosa significa? Il Cuore aperto a Dio, purificato dalla contemplazione di Dio è più forte dei fucili e delle armi di ogni specie… Il maligno ha potere in questo mondo… egli ha potere, perché la nostra libertà si lascia continuamente distogliere da Dio. Ma… la libertà per il male non ha più l’ultima parola. Da allora vale la parola: « Voi avrete tribolazione nel mondo, ma abbiate fiducia; io ho vinto il mondo » (Gv 16, 33). Il messaggio di Fatima ci invita ad affidarci a questa promessa”. Per concludere, il messaggio di Fatima ci dà speranza in questo mondo lacerato dall’odio, dall’egoismo e dalla guerra. Satana non trionferà, e i suoi piani malvagi verranno ostacolati dal Cuore Immacolato di Maria. Ci potrà essere sofferenza nel prossimo futuro, ma se ci aggrappiamo a Gesù e a Sua Madre usciremo vittoriosi.
CI SARA' UN PERDONO
Anche stasera la luna è scesa dai tetti
si nasconde tra le mani del compagno di cella.
Qui s'invidia il guaire dei cani
che da fuori giunge a stringere il silenzio.
Un respiro lungo trattenuto.
Qualcuno sta pregando.
Il guardiano scende con l'ultimo coro di ubriachi,
le chiese hanno spento le luci.
Piu' tardi lievi di mare
alzeranno i nostri remi
e allora per tutti ci sarà un perdono nella promessa
che l'alba ancora trattiene.
CIANCI ANTONIO
casa circ.di Bollate
Nunc Coepi (Video)
Questa è la vita del Venerabile Bruno Lanteri, fondatore degli Oblati di Maria Vergine. Perde la madre ad una giovane eta. E sempre stato afflitto da una cagionevole salute. Viene arrestato dalla polizia di Napoleone. Eppure questo era un uomo di infallibile determinazione e infinita fiducia in Dio. Un como che veramente ha vissuto le parole, "Nunc coepi" -- Ora comincio.
Fatima nel cuore della storia (Video)
Memoria, presenza e profezia del Dio vivente
«All’interno del grande pellegrinaggio che Cristo, la Chiesa e l’umanità hanno compiuto e devono continuare a compiere nella storia, ogni cristiano è invitato a inserirsi e partecipare. Il santuario verso cui egli si dirige deve diventare per eccellenza “la tenda dell’incontro”, come la Bibbia chiama il tabernacolo dell’alleanza»(1). Queste parole congiungono direttamente la riflessione sul pellegrinaggio(2) a quella sul santuario, che è normalmente la meta visibile dell’itinerario dei pellegrini: «Col nome di santuario si intendono la chiesa o altro luogo sacro ove i fedeli, per un peculiare motivo di pietà, si recano numerosi in pellegrinaggio con l’approvazione dell’Ordinario del luogo»(3). Nel santuario l’incontro col Dio vivente è proposto attraverso l’esperienza vivificante del Mistero proclamato, celebrato e vissuto: «Nei santuari si offrano ai fedeli con maggior abbondanza i mezzi della salvezza, annunziando con diligenza la parola di Dio, incrementando opportunamente la vita liturgica soprattutto con la celebrazione dell’Eucaristia e della penitenza, come pure coltivando le sane forme della pietà popolare»(4). Così, «i santuari sono come pietre miliari che orientano il cammino dei figli di Dio sulla terra»(5), promuovendo l’esperienza di convocazione, incontro e costruzione della comunità ecclesiale.
Myriam 2009/1
Il “santuario” che in questo numero andremo a visitare è molto più vasto di quello che in apparenza si apre alla vista dei numerosi pellegrini che lo visitano.
Nel senso canonico del termine non è nemmeno un santuario, ma una Cappella, un luogo destinato al culto della comunità religiosa che vi risiede.
L’eccezionalità degli eventi che hanno attraversato la sua storia fa di questa Cappella un luogo di pellegrinaggi tra i più visitati d’Europa. Mi riferisco infatti alla Cappella della Medaglia Miracolosa, a Parigi, universalmente conosciuta come la Cappella de Rue du Bac, dal nome della via ove essa è localizzata.
La vastità a cui accennavo all’inizio sta nel fatto che i doni spirituali scaturiti dagli avvenimenti che si succedettero in quella Cappella, in un lontano giorno del 1830, si sono irradiati in ogni angolo della terra, per mezzo di uno “strumento” così piccolo da far stupire anche i più scettici: una piccola medaglia di latta, stretta al polso da una cordicella di cotone celeste o appesa al collo, oppure conservata tra le pieghe di un portafoglio. Chi non la conosce? È la medaglia che ogni malato riceveva un tempo entrando in ospedale, quella regalatagli da una suora o dalla catechista, “la Medaglia” per eccellenza.
Ma è la semplicità di quest’oggetto di culto che attira l’attenzione, e che ci rimanda ancora una volta alla dinamica evangelica della povertà, che si affida sempre alle cose piccole ed umili, per preparare il cuore degli uomini ad accogliere l’amore di Dio.
Sono proprio questi valori, di povertà e umiltà, a diventare una costante nella vita di colei che quegli avvenimenti li visse in prima persona, Santa Caterina Labouré. Lungo tutto il periodo successivo alle apparizioni visse in una dimensione spirituale che i grandi santi hanno chiamato da sempre di “nascondimento”, per indicare in termini dinamici la totale prevalenza della volontà del Signore su ogni tentazione di protagonismo.
Con questo numero di Myriam, andremo a visitare il santuario della sua anima, per poter accogliere nel nostro cuore le parole di Maria Santissima, così come Caterina le accolse nei momenti delle apparizioni.
Sono parole che rimasero impresse per più di quarant’anni nella mente di questa suora, impegnata prima al servizio dei poveri anziani e poi alla portineria del suo convento, senza che nessuno sapesse niente, conosciute solo dal suo confessore e sigillate dal segreto del sacramento. Infatti, sebbene ai quei tempi tutti sapessero che la Madonna apparve ad una suora consegnandole l’immagine di quella Medaglia che già chiamavano “miracolosa”, nessuno sospettò che quella suora fosse lei.
Proprio riferendosi a questo desiderio di non voler apparire, Pio XI il giorno della sua beatificazione ebbe a dire: «Noi non conosciamo (forse ce n’è, ma noi confessiamo la nostra ignoranza) un esempio più meraviglioso di vita nascosta di quella di quest’anima di cui tutti parlavano durante la sua vita e per tanti anni, e che restava nell’ombra, nascosta con Maria e Gesù». (29 maggio del 1933)
Sebbene tutti conoscano la Medaglia Miracolosa, per i più Caterina Labouré rimane ancora nell’ombra.
Eppure, nonostante la sua naturale semplicità, che in un primo tempo fu addirittura di ostacolo all’introduzione della causa di beatificazione, essa fa parte di quei testimoni che la Chiesa addita a modello di santità proprio perché seppero veicolare la propria fede nelle vicende semplici di una vita totalmente normale, tra le pareti di una casa o quelle di un convento.
La ragione per cui la redazione ha scelto di dedicare questo numero di Myriam alle apparizioni della Medaglia Miracolosa è anche quella di far conoscere la figura di Santa Caterina Labourè, e segnalare ancora una volta la preferenza di Maria Santissima per le persone che, come Lei, si sanno distinguere per l’umiltà di cuore e il servizio della carità.
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Sabato 26 maggio, verso sera, una "nuvola bianca" si è posata sul piazzale del nostro Santuario e vi è rimasta fino all'indomani.
Questa nuvola ha iniziato a sfilare processionalmente verso il Santuario, fino ad introdursi in esso, acquisendo mano a mano dei lineamenti ben precisi: i volti di circa 700 pellegrini di origine srilankese, provenienti da tutta Italia, per trascorrere una veglia di preghiera durata tutta la notte: appartengono, infatti, a un movimento carismatico.
Nuvola bianca perché erano tutti vestiti di bianco: le donne con il loro sari, gli uomini con il loro abito caratteristico, e anche i bimbi tutti vestiti a festa.
Questi "angeli bianchi", come li ha definiti Padre Yves omv salutandoli durante la Celebrazione Eucaristica, hanno vegliato tutta la notte, scandendo le ore con inni, canti, momenti di adorazione, ...
La processione, di cui sopra, ha introdotto la serata: dalla statua di Gesù Risorto si sono recati in Santuario, portando solennemente la Parola di Dio; L'hanno adagiata su un ambone confezionato da loro, sormontato da una colomba, simbolo dello Spirito Santo, mentre il basamento era costituito da cinque persone, rappresentanti i cinque continenti.
Quattro giovani, vestiti con abiti tipici del luogo, seguivano la Croce, suonavano degli strumenti particolari, per rendere più solenne il momento che stavano vivendo. Uno di essi aveva anche un corno speciale, con un suono altrettanto speciale: una grande conchiglia, dalla quale usciva un suono dolce, grave e solenne ad un tempo.
La musica, il rullo dei tamburi e i canti hanno accompagnato l'intronizzazione della Parola e l'accensione delle candele da parte di Padre Jim Gerlet, provinciale dei Padri omv, di Madre Maria Pia, prima suora Oblata di Maria Vergine di Fatima, di Suor Cristiana, di origine srilankese, che ha vegliato con loro tutta la notte, di Padre Robinson, delegato del Vaticano, Padre Paul sdb, e di altre persone eminenti.
Padre Jim ha tenuto il discorso iniziale, salutando in lingua srilankese e inglese; ha successivamente ricordato il valore del Santuario come luogo di incontro fra cielo e terra; luogo di riposo, di raggiungimento della serenità nel Signore Gesù dopo la fatica del pellegrinaggio. Ha ricordato l'importanza della Vergine Maria che accompagna i suoi figli lungo il pellegrinaggio terreno ed è sempre pronta ad accoglierli nel suo manto.
Padre Robinson ha letto a tutti il saluto del vescovo Monsignor Mauro Parmeggiani impossibilitato a venire per motivi pastorali, e ha porto il suo saluto a tutti.
Momento saliente della veglia è stata il saluto alla luce del nuovo giorno, preceduto dal buio che avvolgeva l'interno del Santuario, rotto qua e là dalla luce di qualche candela; il corno-conchiglia, il rullo di tamburi, il canto hanno accolto la luce del nuovo giorno, simbolo del Signore Risorto, luce vera del mondo, in attesa di celebrarLo solennemente nella Divina Liturgia, presieduta da Padre Robinson, che ha coronato la veglia.
Al termine è fatto seguita l'agape fraterna mattutina.
Ai nostri fratelli dello Sri Lanka diciamo il nostro grazie per aver vegliato tuta la notte nel nostro Santuario, pregando per tutti. Li ringraziamo per la bella notte bianca che hanno voluto trascorrere con noi. Poiché abitano in Italia, diciamo loro: "Ritornate; venite ai piedi di Nostra Signora di Fatima, per trascorrere altre belle notti bianche. Vi aspettiamo"
Fiaccolata Mariana
.."Sono venuta per chiedervi che veniate qui durante i prossimi sei mesi ogni giorno 13 a questa stessa ora; in seguito vi dirò chi sono e cosa desidero, ritornerò poi ancora qui una settima volta." (13 Maggio 1917 - 1^ Apparizione).
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