Segreteria del Santuario
Una mano amica
C'è il denaro, la bellezza..
Ma nel mondo la verità più antica dice che la più autentica
ricchezza è sempre quella di una mano amica. Antonio Cianci - Casa Circondariale di Opera Mi -
Ritiro per tutti- Pasqua del Signore
"Un invito a vivere le sue virtù, nonostante le debolezze dell' animo umano e sotto la guida dello Spirito Santo".
Ore 9,00 - Conferenza
- In presenza: Sala Cuore Immacolato
- Via Skype
Segue Adorazione Eucaristica
Ore 10,30 - Santa Messa nel Santuario
Ore 12,00 Condivisione
-Online in collegamento SKype: Iscriversi inviando un mail:Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
-Segreteria: 06.2266016 - 9,30 - 12,15 - 16,30 - 18,30
13 MAGGIO 1917 PRIMA APPARIZIONE A FATIMA
Dalle memorie di Sr Lucia
13 maggio 1917
Mentre con Giacinta e Francesco giocavamo sul pendio della Cova d’lria, facendo un muricciolo attorno a una macchia, vedemmo improvvisamente una specie di lampo.
"É meglio che andiamo a casa – dissi ai miei cugini – stalampeggiando, probabilmente viene un temporale".
"Andiamo pure".
Cominciammo a scendere il pendio, spingendo le pecore verso la strada. Arrivati più o meno a mezza costa, quasi presso un grande leccio che era in quel luogo, vedemmo un altro lampo e fatti alcuni passi, vedemmo sopra un leccio una Signora vestita tutta di bianco, più luminosa del sole, diffondendo una luce più chiara e intensa d’un bicchiere di cristallo pieno d’acqua cristallina attraversato dai raggi del sole più ardente. Ci fermammo, sorpresi per l’apparizione. Eravamo così vicini che restavamo immersi nella luce che La circondava, o che Lei diffondeva. Forse a un metro e mezzo di distanza, più o meno. Allora, la Madonna ci disse:
- Non abbiate paura. Non vi faccio del male.
- Di dove è Lei? – le domandai.
- Sono del Cielo.
- E cosa vuole da me?
- Son venuta a chiedervi di venire qui per sei mesi consecutivi,il giorno 13, a questa stessa ora. Poi vi dirò chi sono e cosa voglio.
Quindi, tornerò qui di nuovo una settima volta
- E anch’io andrò in Cielo?
- Sì, ci andrai.
- E Giacinta?
- Anche lei.
- E Francesco?
- Anche, ma deve recitare molti rosari.
Mi ricordai allora di chiederLe di due ragazze che erano morte da poco tempo. Erano mie amiche, e venivano a casa mia per imparare a tessere con la mia sorella maggiore.
- Maria das Neves è già in Cielo?
- Sì, è là.
Mi pare che doveva avere sui 16 anni.
- E Amelia?
- Resterà in Purgatorio fino alla fine del mondo
Mi pare che avesse tra i 18 e i 20 anni.
- Volete offrirvi a Dio per sopportare tutte le sofferenze cheEgli vorrà mandarvi, in atto di riparazione per i peccati con cui Egli è offeso, e di supplica per la conversione dei peccatori?
- Sì, vogliamo.
- Allora, dovrete soffrire molto, ma la grazia di Dio sarà il vo-stro conforto.
Fu mentre pronunciava queste ultime parole (la grazia di Dio...) che aprì per la prima volta le mani, comunicandoci una luce così intensa, una specie di riflesso che da esse usciva e ci penetrava nel petto e nel più intimo dell’anima, facendoci vedere noi stessi in Dio, che era quella luce, più chiaramente di come ci vediamo nel migliore degli specchi. Allora, per un impulso intimo pure comunicatoci, cademmo in ginocchio, e ripetevamo col cuore:
- Santissima Trinità, io Vi adoro. Mio Dio, mio Dio, io Vi amo nelSantissimo Sacramento.
Passati i primi momenti, la Madonna aggiunse:
- Recitate il rosario tutti i giorni per ottenere la pace nel mondo e la fine della guerra.
Poi cominciò ad elevarsi serenamente, salendo in direzione dell’oriente, fino a sparire nell’immensità della distanza. La luce che La circondava andava quasi aprendo un cammino nel folto degli astri, motivo per cui qualche volta dicemmo di aver visto il Cielo aprirsi.
Mi pare di aver già esposto, nello scritto su Giacinta o in qualche lettera, che la nostra non fu propriamente paura della Madonna, ma piuttosto del temporale che credevamo in arrivo; e da quello, dal temporale, volevamo fuggire. Le apparizioni della Madonna non incutono paura o timore, ma sorpresa, sì. Quando mi chiedevano se avevo provato paura e dicevo di sì, mi riferivo alla paura dei lampi e del temporale, che credevo vicino; ed era da questo che volevamo fuggire, poiché eravamo abituati a vedere lampi soltanto quando tuonava.
I lampi veramente non erano veri lampi, ma piuttosto il riflesso d’una luce che si avvicinava. Era vedendo questa luce, che noi dicevamo alle volte di veder venire la Madonna ma propriamente, la Madonna La distinguevamo in quella luce, soltanto quando stava già sul leccio. Il fatto di non saperci spiegare e di voler evitar domande, fece sì che alcune volte dicessimo di vederLa venire; altre volte, no. Quando dicevamo di sì, che La vedevamo venire, ci riferivamo al fatto di veder avvicinarsi quella luce, che poi era Lei. E quando dicevamo che non La vedevamo venire, volevamo dire che la Madonna La vedevamo solo quando stava già sul leccio.
Il Cielo
È da ore che ti sto guardando,
che ti fisso, ma non piango
perché so che mi stai ascoltando.
Dimmi, tu che sai ascoltare,
che riscaldi la notte con le stelle
e rendi allegro il giorno con il sole.
Tu che vieni tagliato dalle ali dell'uccello.
Come puoi tu, ormai reso impuro dagli uomini, non lamentarti mai di niente?
Ma io ho capito il tuo pensiero :
lasciare che gli altri scoprano in te
tutto quello che di bello c'è. Antonio Cianci - Casa Circondariale di OPERA MI
LA PAROLA... VANGELO PER LA VITA
Catechesi Biblica - Giacobbe, la storia di una conversione
Incontri sulla Sacra Scrittura. Appuntamento alle ore 16,00 in sala del Rosario per chi vuole partecipare di persona e in streaming sul canale Youtube di Padre Michele Babuin:
https://www.youtube.com/channel/UCzGZlWm8IITlevGMDX6-44w
o sul sito del Santuario, per chi segue da casa. Tema dell' incontro: Giacobbe, la storia di una conversione.
Per chi desidera approfondimenti può scrivere a Padre Michele:
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CALENDARIO PROSSIMI INCONTRI: sabato; 15 maggio; 19 giugno.
I PRESEPI DEGLI AMICI DEL SANTUARIO
Il presepe è una grande tradizione del Natale. Il Papa da Greccio (dove San Francesco ideò si può dire il 25 dicembre 1223 il primo presepe vivente) ha chiesto di riscoprirlo perchè "Rappresentare l'evento della nascita di Gesù equivale ad annunciare il mistero dell'Incarnazione del Figlio di Dio con semplicità e gioia".
Grazie ai nostri amici che ci ricordano un’antica tradizione che si rinnova per comunicare la fede.
UN TRISTE PRESEPE
Il contadino presso la capanna
Con sguardo triste osserva il Bambinello,
le pecore son sparse sul sentiero,
ed il presepe sembra ancor più bello.
Vicino al contadino v’è un pastore,
che guarda un pò accorato il verde prato
pensando ai cari amici andati via
per colpa di quel virus disgraziato.
Mentre il gregge beve al torrentello
incurante di tutto ciò che accade.
Nella fornace il fabbro batte il ferro
formando un acre fumo micidiale.
Batte il martello formando le scintille,
che levandosi nell’ombra della sera
sembrano stelline che dal cielo,
scendono piano come una preghiera.
Nella capanna la Madonna è triste,
guarda il piccino stringendo le sue mani,
ma il bimbo dorme cullato dal calore
senza pensare cosa avverrà un domani.
L’ Angelo è sceso dal cielo illuminato
e i Magi seguon piano la cometa
Guardando tutti gli uomini affamati
Prima di giungere alla loro meta.
Questo è il Natale? Dimmi tu Signore,
che sei padrone del cielo e della terra
forse dovremmo pensare e più pregare
per questo mondo sconvolto dalla guerra?..
Spesso si dice che il Natale vero
è solo quello che sentiamo in cuore,
oggi purtroppo col virus che dilaga
siamo rimasti senza più calore.
La sapienza ci porta a ragionare
che la speranza è l’ ultima a morire,
e noi leggiamo negli occhi dei bambini
che tutto questo dovrà presto finire. Rita Golno
Sempre insieme
Alza la testa fratello, guardiamoci da lontano
niente pacche sulle spalle o stringere la mano,
niente incontri al bar per ridere o scherzare,
né abbracci, né carezze, né luoghi ove andare.
Molte persone anziane muoiono ogni giorno,
percorrono una strada dove non vi è ritorno,
il virus ha preso il trono, comanda come un re
e uccide sorridendo chi si avvicina a sé.
Le strade son deserte, le scuole abbandonate,
appuntamenti inutili sulle ore stracciate, lacrime
di sgomento sopra l’ intera terra sembra voler
rivivere le fasi di una guerra.
Solo restando uniti in un virtuale abbraccio
ci regaliamo insieme la forza ed il coraggio,
restando tutti a casa, sforzando la memoria
la vittoria sta scritta sui libri della storia.
“Il morbo infuria, il pan ci manca sul ponte
sventola bandiera bianca.”
Sono trascorsi secoli, calmata ormai la sete,
ma come succede spesso, la storia si ripete.
Se prima era Venezia a dover sopportare,
adesso è tutto il mondo che cerca di lottare.
Schiacciare questo virus? La lotta è inadeguata
conoscendo di lui una sola facciata.
Ma se restiamo uniti, sfondando porte oscure
presto non soffriremo guardando le fessure,
restando tutti a casa, sostiamo sul balcone
guardando giù la strada con gioia e non stupore
Conserviamo la voglia di poter ricominciare una
diversa vita, ma bella da intrecciare. Rita Golino